Loredana Manciati. Generazioni in viaggio. Fragili Identità

Opera di Loredana Manciati

 

Dal 10 Marzo 2018 al 08 Aprile 2018

Genazzano | Roma

Luogo: Castello Colonna

Indirizzo: piazza S. Nicola 1

Curatori: Rosa Manauzzi

Enti promotori:

  • Con il Patrocinio del Comune di Genazzano

Costo del biglietto: ingresso gratuito



Il giorno 10 marzo 2018 alle ore 17 inaugura, presso le sale del Castello Colonna a Genazzano, la mostra personale Generazioni in viaggio. Fragili Identità di Loredana Manciati, a cura di Rosa Manauzzi, con il testo critico in catalogo di Rosa Manauzzi e una premessa in catalogo di Giorgio Agnisola,con il patrocinio del Comune di Genazzano.
 
“(…) La raffigurazione di Loredana Manciati esplora la realtà giovanile attraversando tempi diversi, luoghi diversi, reazioni diverse. Cerca i tratti comuni, la traccia della disperazione ma anche il volto zen di chi segue un proprio viaggio interiore che lo renderà forte. Stando per lavoro a contatto con i giovani, l’artista, che è anche insegnante, sa bene che la giovinezza ha quell’alone di solitudine, di disorientamento (anche quando si tratta di una tempesta in un bicchier d’acqua) che rende tragica l’esistenza, nel senso che la fa sentire pienamente come se i sensi fossero dilatati all’infinito e tutto l’infinito dovesse bruciare nell’anima.
 
I giovani della Manciati sono rappresentati a volte in una loro composta attesa, o se vogliamo, in un movimento greve, avvolti in un cappotto troppo grande, che li protegge, che è la loro seconda pelle. In passato un vestito lungo avrebbe allo stesso modo avvolto una donna, impedendole, allo stesso tempo, di essere dinamica, emancipata. Una sorta di occhiali scuri sul corpo, anziché sugli occhi. Tuttavia, la loro attrattiva non è scalfita, hanno immutato il fascino della vita che attende di essere colta, il volto delle aspirazioni non ancora definite eppure grandi. (…)
 
La carta, supporto fragilissimo e simbolo iconico dell’autoaffermazione (il giovane firma e rifirma per ore fogli e disegni, il giovane si sente cresciuto se una carta d’identità, un patentino, una patente lo conferma…) è il mezzo privilegiato scelto dall’artista e il collage è la tecnica ideale, l’arte povera dalle infinite declinazioni. Anche i pastelli, gli acrilici e la grafite, nella loro immediatezza rappresentano gli strumenti più idonei per disegnare attimi di fragilità. La pluralità, la sovrapposizione di fatti, parole, la sovraesposizione necessaria per essere riconoscibili dalla folla, persino il caos in cui si è costretti a orientarsi (con l’estrema facilità di perdersi o di farsi trascinare dalla massa), sono tutti rappresentati cromaticamente con altrettanti strati esperienziali e sperimentazioni artistiche.” (dal testo critico di Rosa Manauzzi )
 
“Il tema di questa intrigante mostra di Loredana Manciati è il mondo giovanile: i suoi luoghi, i suoi ansiti, le sue speranze; un mondo affascinante e non facile, come è noto, che il docente, più spesso di quanto sembri e viene riconosciuto, abbraccia con amore e consapevolezza. Per raccontarlo l’artista sceglie in prima battuta un registro figurativo o almeno che presuppone in modo fondante la presenza della figura, con un taglio che potrebbe dirsi espressionistico. E tuttavia non entra contenutisticamente negli argomenti presi in esame (dal rapporto con la tecnologia ai luoghi del divertimento), ma li interpreta sensibilmente dall’interno, con un processo che potremmo dire di immedesimazione, come se rivivesse in prima persona la giovanile avventura umana. (….) In questo senso si leggono anche le immagini astratte che l’artista ha scelto nel percorso, come quelle del trittico La nostra vita, del 2009: espressioni, potrebbero dirsi, di un dinamismo romantico, ma anche metafore di un sentire la vita in controluce, intimisticamente, nel segreto dell’anima. Espressioni che a ben guardare ricorrono anche nelle immagini più descrittive, come sfondo o come contorno o come sipario.

Manciati infatti predilige la rappresentazione, con un primo e un secondo piano, quest’ultimo in genere posto al centro della composizione, come in Giovani prigionieri, del 2018. E’ in questo centro che si animano le figure, lette prospetticamente, come in lontananza. Tale ribaltamento della lettura naturalistica, sfumando il primo piano piuttosto che lo sfondo, con zone indistinte e tuttavia geometrizzate, crea una suggestiva visione a distanza, un effetto cannocchiale. Sicché il senso dell’opera si coglie in quella distanza: il contenuto emerge come da un luogo di memoria, acquista una dimensione temporale. (….)
Sottilmente visionaria è del resto tutta l’arte di Manciati. Emblematica mi pare, a tale riguardo, l’opera L’ora del cambiamento. Una figura di spalle, di cui si distinguono chiaramente solo la sagoma del capo e quella del busto, accosta le mani ad una finestra semichiusa, dalla quale proviene una luce irreale, misteriosa. Il cambiamento è nella trepida apertura di un’imposta chiusa. Dentro è il sogno, fuori è la vita.” (dal testo critico di Giorgio Agnisola)

Loredana Manciati
nasce a Roma nel 1955, studia presso il secondo Liceo Artistico di Roma, seguendo i corsi di Sergio Selva, E. Gaudenzi e lo scultore A. Bellini. La sua formazione artistica prosegue in modo autonomo e personale, ampliandosi negli anni e attraversando diversi linguaggi: fotografia, grafica, disegno applicato alla decorazione del tessuto e dell’ambiente. Dal 70’ all’80’ sviluppa progetti grafici per le Seterie storiche di Como e collabora alla realizzazione di attività ed iniziative culturali presso enti pubblici e privati. Gli studi universitari e la Laurea in Architettura costituiscono arricchimento formativo: impegno ed energie sono rivolte, da molti anni, alla professione di docente di “Disegno e storia dell’arte”. L’inizio di una più stabile e convinta ricerca si realizza grazie al confronto con diversi artisti e alla realizzazione di mostre d’arte. L’esperienza iconica della formazione, accompagnata alla grafica applicata a vari materiali, si fonde con le nuove espressioni, non per scelta razionale ma per la necessità di aderire all’autenticità del gesto, del segno: materia e colore diventano strumenti che liberano idee e intime sensazioni. Negli ultimi anni fonda, insieme a Giovanni Reffo, la Piccola Galleria d’arte Il Torcoliere, promuovendo eventi di particolare rilievo etico e culturale. Hanno scritto sul suo lavoro: Mariano Apa, Giorgio Agnisola, Giuliana Albano, Francesca Tuscano, Rosa Manauzzi.

Orari: sabato-domenica: 10-13 / 16-19

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