«Sobre sí mismo»: Franco Nonnis 1959-1965

Franco Nonnis, Superficie reale D, 1963, tecnica mista su tela, cm. 140x120

 

Dal 10 Febbraio 2022 al 20 Marzo 2022

Roma

Luogo: Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea

Indirizzo: Viale delle Belle Arti 131

Orari: Dal martedì a domenica dalle 9 alle 19. Ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura

Curatori: Maurizio Farina, Francesco Mozzetti, Guido Rebecchini

Costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 7 / € 5. Gratuito under 18, docenti e studenti UE delle facoltà di architettura, di conservazione dei beni culturali, di scienze della formazione e dei corsi di laurea di lettere e materie letterarie con indirizzo archeologico o storico-artistico delle facoltà di lettere e filosofia, portatori di handicap e un accompagnatore, giornalisti

Telefono per informazioni: +39 06 32298221

E-Mail info: gan-amc@beniculturali.it

Sito ufficiale: http://lagallerianazionale.com


Giovedì 10 febbraio, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea inaugura la mostra «Sobre sí mismo»: Franco Nonnis 1959-1965, a cura di Maurizio Farina, Francesco Mozzetti e Guido Rebecchini, che segna la riscoperta di un artista dalla vivacissima curiosità intellettuale e da un forte interesse per la sperimentazione nelle arti, tra pittura, musica e scenografia. 

Questa mostra presenta un ampio corpus di opere di Franco Nonnis (1925-1991) prodotte tra la seconda metà degli anni Cinquanta e la metà degli anni Sessanta. Un nucleo di dipinti su tela e su carta e una selezione di progetti e materiali eterogenei documentano l’ampiezza dei suoi interessi i quali, oltre alla pittura, si estendevano alla musica, alla poesia e al teatro. 

Artista poliedrico e intellettuale completo, Nonnis fu uno spirito inquieto e indipendente e mantenne intensi contatti con artisti quali Achille Perilli e Gastone Novelli, con la neoavanguardia letteraria dei Novissimi e del Gruppo 63 e con il mondo del Nuovo Teatro, arrivando a formare strettissimi sodalizi con Franco Evangelisti e Alfredo Giuliani. Protagonista di una importante mostra al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza Università di Roma nel 1991, l’opera di Nonnis è stata successivamente pressoché dimenticata, se non da pochi specialisti e da coloro che lo hanno conosciuto e con cui aveva collaborato. Attraverso questa mostra, la Galleria Nazionale promuove il reinserimento di una figura di altissimo valore nel panorama a lui contemporaneo. 

Intorno al 1960, Nonnis si trovò a vivere uno snodo fondamentale della cultura artistica in Italia, teso tra le correnti informali, le novità americane che cominciavano ad affacciarsi sul panorama nazionale, e i primi interventi concettuali. Comune a molte di queste ricerche era la tendenza a considerare il dipinto come oggetto concreto che si risolve nella sua superficie, basti pensare a Fontana su un versante più concettuale e a Burri su quello invece della materia. Fu proprio alle opere di Burri, che Nonnis conosceva, che i suoi dipinti risposero più intensamente, senza però abbandonare la ricerca poetica 
di significati enigmatici e personali, spesso esclusivamente suggeriti da titoli evocativi. Caratterizzato da una forte tensione sperimentale, questo percorso lo ha portato a creare dapprima dipinti ad olio e poi, progressivamente, da un lato a sperimentare nuove tecniche come l’uso di terra, sabbia e cartone ondulato nei dipinti, e dall’altro a realizzare collages di poesia visiva realizzati in collaborazione con Alfredo Giuliani. 

La partecipazione di Nonnis, nel 1961, al Movimiento Artístico del Mediterráneo a Valencia, dove trascorse alcuni mesi e pose le basi per una serie di mostre che si tennero a Madrid, Valencia e Barcellona, e dove ebbe l’opportunità di mostrare i suoi quadri più intensi e maturi, dai toni terrosi e le superfici scabre, è documentata in larga parte dai dipinti presenti in mostra. Nel 1963 Nonnis espose anche a Venezia, Roma e Milano dividendo la sua produzione tra collages poetici e opere polimateriche. A partire dal 1965, tuttavia, il suo crescente coinvolgimento nelle attività teatrali, in particolare con il Teatro Centouno dove matura l’importante sodalizio con il regista Antonio Calenda, prese di fatto il sopravvento sulla pratica della pittura e prestigiosi incarichi come scenografo fecero seguito negli anni successivi. 

Costantemente teso, nella sua attività pittorica, alla ricerca di una autenticità che raggiunse sperimentando forme e materiali spogli da ogni graziosità e, nelle attività parallele, lasciando libero il freno alla sua fervida e spesso ironica immaginazione, Nonnis seppe trovare soluzioni formali e concettuali del tutto inedite e sperimentali. 

Proprio per l’originalità e l’intensità di queste ricerche, Nonnis merita oggi di uscire dall’ombra con un’esposizione che renda piena testimonianza delle fasi più mature della sua carriera e dei suoi molteplici interessi.

Dopo aver studiato matematica e fisica a Roma, sua città natale, Franco Nonnis (1925-1991) si dedica con continuità alla pittura per un decennio, a partire dalla metà degli anni Cinquanta. Formatosi con Roberto Melli a Roma e Ottone Rosai a Firenze, abbandona presto la figurazione, stimolato da ripetuti soggiorni in Germania, dove avvia la sua carriera espositiva come pittore astrattista (Colonia, Coblenza, Bad Godesberg).
Gli interessi per le sperimentazioni musicali e letterarie portano Nonnis a stringere strettissimi sodalizi con il compositore Franco Evangelisti e lo scrittore Alfredo Giuliani. Nel 1957-58 collabora con Evangelisti su vari aspetti della composizione elettronica Incontri di fasce sonore, mentre, nel 1959-60
e nel 1962, il compositore lo coinvolge, rispettivamente, nelle nascenti attività del Gruppo Universitario Nuova Musica di Palermo e in quelle dell’Associazione Nuova Consonanza di Roma. Con Giuliani realizza, a partire dal 1960/61, numerose opere verbo-visive (collage-cronogrammi), che vengono esposte, una prima volta, nel novembre 1961 alla Libreria Al Ferro di Cavallo di Roma.
Nel 1961 Nonnis viene invitato dal Movimiento Artístico del Mediterráneo a Valencia, dove trascorre alcuni mesi e pone le basi per una serie di mostre che si terranno a Madrid, Valencia e Barcellona.
Nel 1962-63 crea con Evangelisti il lavoro di teatro musicale La scatola (Die Schachtel), che continuerà a impegnarlo per diversi anni. Nel 1963 espone a Venezia, Roma e Milano, dividendo la sua produzione tra collage poetici e opere polimateriche. Alla fine del 1964 realizza alcune grandi tavole a partire dall’Hilarotragoedia di Giorgio Manganelli, e intreccia più strettamente le sue attività a quelle degli scrittori del Gruppo 63 e all’ambito del Nuovo Teatro. Mentre cresce il suo coinvolgimento nelle attività di scenografo e costumista la sua produzione pittorica diminuisce, fino a terminare del tutto nel giro
di pochi anni.
In ambito teatrale collabora con la Compagnia Teatro dei Novissimi di Roma (1964-65) e, stabilmente, con il Teatro Centouno di Roma (1965-68) diretto da Antonio Calenda e Virginio Gazzolo. Con il Centouno vengono messi in scena spettacoli su testi di Giorgio Manganelli, Boris Vian, Günter Grass, Corrado Augias, Pablo Picasso, Guillaume Apollinaire, Harold Pinter, Bertolt Brecht, che destano grande attenzione anche da parte di istituzioni come il Piccolo di Milano e il Teatro di Roma. Calenda, Gazzolo e Nonnis sono inoltre tra i firmatari della dichiarazione Per un convegno sul nuovo teatro della rivista «Sipario» (novembre 1966), che porta il Centouno a partecipare al Convegno di Ivrea (giugno 1967) e alla stagione 1967-68 delle compagnie sperimentali aderenti all’Associazione Nuovo Teatro.
Negli stessi anni intensifica il suo impegno anche nell’ambito del teatro musicale, curando The Emperor of Ice Cream di Roger Reynolds (1965), Scene del potere di Domenico Guàccero (1965 e 1968)
e Mahagonny di Kurt Weill (1967), collaborando, per alcune di queste produzioni, anche con la Compagnia del Teatro Musicale di Roma diretta dai compositori Domenico Guàccero ed Egisto Macchi.
Nel 1968/69-70 prosegue la collaborazione con Calenda al Teatro Stabile di L’Aquila, con il quale vengono messi in scena Il dio Kurt, Coriolano, Operetta, l’Orestiade e La cortigiana, e lavora con i registi Martin Mumme, Ghigo De Chiara, Gennaro Pistilli e Massimo Manuelli in vari spettacoli in diverse città d’Italia. Negli anni Settanta e Ottanta, oltre a proseguire le collaborazioni con Nuova Consonanza – per la quale cura diversi materiali a stampa, la struttura a cupola per il Festival del 1977, e la parte visiva di ecLIPSe di Walter Branchi e Renato Pedio per il Festival del 1978 – porta avanti il suo impegno in ambito teatrale in spettacoli diretti da Marco Parodi, Virginio Gazzolo, Gennaro Magliulo, Ida Bassignano, Gigi Proietti, e collabora al film di Calenda Il giorno del furore (1973). Negli stessi anni si dedica, inoltre, all’insegnamento in diverse istituzioni: Scenotecnica e Scenografia all’Accademia di Belle Arti di L’Aquila (1970-78), Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Carrara (1978-79) e Scenografia all’Accademia
di Belle Arti di Firenze (1979-89); inoltre lavora come scenografo anche in alcune produzioni televisive.  

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