Da Lattanzio Gambara a Velázquez, il grande progetto della Fondazione Brescia Musei

Brescia capitale culturale. La città "dirompente" tra identità e partecipazione

La CIna (non) è vicina. Badiucao - opere di un artista dissidente, Museo di Santa Giulia, Brescia | Courtesy Fondazione Brescia Musei
 

Samantha De Martin

25/11/2021

Brescia - Saranno state le beneauguranti ali della Vittoria, tornata a casa ormai un anno fa fresca di restauro, ad alimentare il nuovo vento dell’arte, e a far sì che la bruciante ferita inferta dalla pandemia alla coraggiosa Leonessa si trasformasse in slancio verso un nuovo catartico inizio, dalla Russia agli States.
Così, dal maestro barocco Velázquez al bresciano Lattanzio Gambara, dal dissidente Badiucao fino al “Grande Progetto Ceruti” o ancora al grande rinascimento bresciano atteso nel 2023 (a legare tutti questi elementi, vedrete, è un'inaspettata connessione) Brescia ritrova la sua forza brandendo l’arte quale megafono di denuncia e strumento di valorizzazione e di tutela dei diritti umani.
C’è un motivo se, a soli dieci giorni dall’inaugurazione, la mostra dedicata all’artista dissidente cinese Badiucao La Cina non è vicina. BADIUCAO – opere di un artista dissidente, in corso fino al 13 febbraio, ha registrato quasi cinquemila visitatori.

E non sono solo i grandi numeri a premiare il coraggio di una città culturalmente dirompente, che ha deciso di investire in un progetto culturale pluriennale strategico, fortemente legato alla sua identità.


La Cina (non) è vicina. Badiucao - opere di un artista dissidente, Museo di Santa Giulia, Brescia | Courtesy Fondazione Brescia Musei

“Le nostre attività - spiega Stefano Karadjov, direttore della Fondazione Brescia Musei - rappresentano uno dei tanti modi in cui cerchiamo di manifestare il ruolo della cultura quale grande strumento di attivazione del pubblico, della cittadinanza e non solo. La mostra di Badiucao, ad esempio, al di là della polemica politica che ne è seguita, vuole essere soprattutto una dichiarazione di intenti rispetto al ruolo dell’arte come grande strumento di catarsi, anche della sofferenza”.

Nonostante il tentativo dell’ambasciata cinese di intimarne la cancellazione, la Fondazione Brescia Musei, affiancata dal comune di Brescia, non ha mai pensato nemmeno per un momento di boicottare la libertà di espressione, scegliendo di dare voce all’arte della contestazione e visibilità al tema dei diritti. “In questo senso le opere di Badiucao sono dedicate all’enfatizzazione, anche talvolta surreale, di queste privazioni dei diritti che avvengono in molti paesi, non solo in Cina, anche in Myanmar o ad Hong Kong. Attraverso queste operazioni abbiamo voluto ribadire tutta la nostra attenzione alla sofferenza e al ruolo dell’arte come strumento di denuncia. Avremmo dovuto allestire il progetto già lo scorso anno, focalizzandoci sul tema del racconto della pandemia a Wuhan, documentato da Badiucao in un ciclo di opere. Ma il lockdown ce lo ha impedito. Ad ogni modo abbiamo sfruttato il tempo trascorso che ci ha permesso di realizzare una monografica a tutto tondo".


Badiucao, Ai, 2015, Olio su tela, 106 x 77 cm | © Badiucao

Trasformando l’attesa imposta dalla pandemia in opportunità, la Fondazione ha potuto ottenere opere di Badiucao non soltanto digitali, gli oli, che manifestano una grandissima capacità pittorica, le matite, le installazioni site specific realizzate appositamente per la galleria.

“Essendo un dissidente da 15 anni - prosegue Karadjov - Badiucao è diventato uno dei primi artisti digitali. L’unico modo per veicolare la sua arte è attraverso le piattaforme digitali”.

Esempio virtuoso di museo di partecipazione, capace di guardarsi intorno, frugando al tempo stesso nel proprio patrimonio e valorizzandone i contenuti, il sistema Brescia Musei ha dimostrato di dare una risposta convincente all’ampio dibattito tra gli addetti ai lavori circa il futuro dei musei nel post-pandemia.


Lattanzio Gambara, Compianto su Cristo morto con i Santi Bartolomeo e Paolo, 1570-1574 circa. Olio su tela, 185 x 139 cm. Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo

“Abbiamo impostato - ribadisce Karadjov - un progetto culturale pluriennale strategico fortemente legato all’identità culturale di Brescia. L’arte, i contenuti museali e le proposte di valorizzazione attraverso le mostre non devono essere vissuti singolarmente come attrattori occasionali. Sono in realtà strumenti importanti che servono a costruire una narrazione. E la narrazione che noi costruiamo è quella di una città culturale. Brescia è una città che ha scoperto solo recentemente questa sua vocazione ed è nostro compito promuoverla attraverso progetti che valorizzano il nostro patrimonio culturale”.

Da qui l’idea di ospitare fino al 20 febbraio al Museo di Santa Giulia il pittore manierista Lattanzio Gambara, celebrato da Vasari come “il miglior pittore che sia in Brescia” e protagonista in città di una mostra dossier, Il senso del nuovo. Lattanzio Gambara, pittore manierista, a cura di Marco Tanzi. Prestiti importanti dagli Uffizi, dai Musei Reali di Torino e dalla collezione BPER, consentiranno al pubblico di apprezzare il pittore in una versione inedita e “sacra”, rispetto alla sua più nota fama “profana”.



Diego Velázquez, Il pranzo, olio su tela, ca. 1617. Photograph © The State Hermitage Museum, 2021 © Vladimir Terebenin

“Nonostante sia stato un grande artista bresciano, prolifico in città, Lattanzio Gambara a Brescia ha avuto poca fortuna artistica. I suoi lavori di arte sacra sono stati oggetto delle spoliazioni napoleoniche. Noi lo abbiamo riscoperto e abbiamo acquistato il Compianto su Cristo morto con i Santi Bartolomeo e Paolo, un’opera di soggetto sacro, adesso parte delle collezioni”.

L'ultimo arrivato (si fa per dire) in città è Velázquez. Domani, 26 novembre, spetterà a lui connettere Brescia con una delle più prestigiose collezioni al mondo. Fino al 27 febbraio la Pinacoteca Tosio Martinengo accoglierà un dialogo tra due grandi maestri della pittura. Velázquez per Ceruti, questo il titolo della mostra, darà vita a un inedito confronto tra il grande ritrattista, uno degli artisti più rappresentativi dell'epoca barocca (del quale l’Italia ospita pochissimi lavori, e nessuno di scena pauperistica) e alcune opere dell’autore milanese di nascita e bresciano di adozione.

Brescia si riconferma ancora una volta una città culturalmente dirompente, con l’eccezionale prestito, finora mai esposto in Italia , de Il Pranzo di Velázquez arrivato dall’ Ermitage e presentato nella Sala del Ceruti della Pinacoteca Tosio Martinengo.


Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, Donne che lavorano, 1720-1725 circa, Olio su tela, 170.5 x 194

“Velazquez, il più grande pittore pauperista - spiega Karadjov - porta a Brescia una sorta di omaggio al nostro grandissimo Ceruti che in città è particolarmente noto per il ciclo di Padernello". I due Ceruti, Lavandaia e Filatrice, dal 2 dicembre voleranno invece a San Pietroburgo, protagonisti del progetto Two paintings by Giacomo Ceruti from Brescia, a cura di Svyatoslav Savvateev.

Sul perché di questa scelta espositiva, che lega ospiti apparentemente molto diversi, Stefano Karadjov dà una risposta che è anche un’anticipazione. “Questo progetto ci dà il la per cominciare a parlare del Grande progetto Ceruti in programma nella prima parte del 2023 e che coinvolgerà in seguito anche un’importante istituzione museale americana”.
Nell’anno in cui Brescia e Bergamo saranno Capitali Italiane della Cultura, l'appuntamento punterà a sottolineare la qualità del Pitocchetto all’interno della pittura europea



Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, I calzolai, 1725-1730 circa, Olio su tela, 170 x 194.5 cm 

Poi, nella seconda parte del 2023, Brescia tornerà ancora a essere protagonista con una mostra dedicata al rinascimento bresciano, con maestri come Savoldo, il Moretto, Romanino.

“Tutto è estremamente collegato - commenta Karadjiov -. Il tratto comune di questi collegamenti è il fare emergere da questa sorta di magma indistinto quelle grandiose eccellenze e raccontarle in modo che, uno dopo l’altro, diventino dei diamanti per i quali Brescia splende”.

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