Parla il curatore della mostra Velázquez per Ceruti, a Brescia fino al 27 febbraio

Dalla letteratura alla tela. Velázquez, artista moderno, sotto la lente di Guillaume Kientz

Guillaume Kientz, curatore della mostra Velázquez per Ceruti e direttore di Hispanic Society Museum & Library di New York | Courtesy Brescia Musei
 

Samantha De Martin

23/12/2021

Dalle pagine della letteratura picaresca tre grotteschi personaggi ormai “perduti” approdano a una delle prime tele di Velázquez, facendosi portatori di una condanna morale che funge al tempo stesso da monito a chi li guarda.
E il pittore andaluso li accoglie nel suo Pranzo, facendoli sedere intorno a una tavola poverissima, pitocchi, a condividere due melograni e una pagnotta non troppo fresca, racchiusi in una rigida disposizione piramidale che pone il più vecchio, a sinistra, a fissare il vuoto, l'uomo più giovane al centro, a brandire una bottiglia di vino bianco mentre sorride in modo sgradevole, il terzo personaggio a destra, ritratto mentre alza un pollice con un’aria sciocca.
Simili ai soggetti di un moderno autoscatto, i tre al centro di una delle scene di taverna conosciute in Spagna come bodegónes, sono i protagonisti de Il Pranzo, una delle prime opere del maestro, restituita al pittore spagnolo nel 1895, dopo un’iniziale attribuzione a un anonimo di scuola fiamminga.

Per la prima volta in Italia, fino al 27 febbraio questo dipinto, parte della collezione di Caterina la Grande, è ospite d’eccezione della mostra Velázquez per Ceruti, dedicata dalla Pinacoteca Tosio Martinengo a un inedito confronto tra l’artista spagnolo e alcune opere del Pitocchetto.


Diego Velázquez, Il Pranzo, 1616-1617, Olio su tela, 108.5 x 102 cm, San Pietroburgo, Museo Ermitage | Foto: © Vladimir Terebenin | Courtesy Museo statale dell'Ermitage, 2021

Il museo bresciano che possiede il più importante corpus al mondo di opere dell’autore milanese di nascita e bresciano di adozione accoglie Il Pranzo accanto ad alcuni capolavori della produzione pauperistica di Ceruti, il cui presupposto artistico e culturale è da riconoscere nel naturalismo seicentesco europeo, che proprio in Velázquez ebbe uno dei suoi massimi protagonisti. Tra le opere in mostra anche alcuni dipinti provenienti dal Ciclo di Padernello come Ritratto di due ragazze (1720-25), I calzolai (1725-30) e Due poveri in un bosco (1730-35).
La cura del progetto è affidata a Guillaume Kientz, direttore di Hispanic Society Museum & Library di New York, già responsabile delle collezioni di arte e scultura spagnola, portoghese e latino-americana al Museo del Louvre di Parigi, e curatore, nel 2015, della grande retrospettiva su Diego Velázquez al Grand Palais di Parigi.
È lui a illuminarci su alcuni elementi di questa tela la cui esposizione costituisce un’anteprima della grande mostra che Fondazione Brescia Musei dedicherà a Giacomo Ceruti nel 2023, nell’anno in cui Brescia e Bergamo saranno Capitali Italiane della Cultura.

Che cos’è che accomuna Velázquez e Ceruti? E perché è stato scelto di mettere a confronto questi due artisti in una mostra?
“Nonostante abbiano operato in secoli diversi, entrambi sono interpreti in pittura di una stessa tradizione, la tradizione picaresca, presente tanto in Italia quanto in Spagna. A tradurre questa tradizione in pittura sono stati anche artisti come Caravaggio, Frangipane, Bartolomeo Passerotti".


Allestimento della mostra Velázquez per Ceruti, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo | Foto: © ChristianPenocchio | Courtesy adicorbetta

Il Pranzo di Velázquez arriva per la prima volta in Italia da San Pietroburgo. In cosa consiste l’originalità di quest’opera?
“La modernità è offerta principalmente dal suo soggetto, quasi mai trattato in passato, e dal modo diretto di portare in scena la gente umile. Questa tradizione era diffusa soltanto nella letteratura picaresca (un genere letterario che ha avuto origine nella Spagna del XVI e XVII secolo e che descrive le avventure burlesche dei vagabondi ndr) e in qualche incisione. Velázquez è tra i primi a portare questa tradizione dal libro alla tela, e senza dubbio è il primo per livello di qualità e sofisticazione”.

A quali modelli attinge Velázquez per rappresentare questa scena di taverna conosciuta in Spagna come bodegón? “Velázquez riprende una tradizione visiva che è quella della storia santa, e trasforma la scena in una Cena in Emmaus. É interessante vedere come, per tradurre in maniera visiva un soggetto letterario, il pittore si ispiri a soggetti visivi precedenti come quelli della Bibbia”.



Diego Velázquez, Dettaglio, Il Pranzo, 1616-1617, Olio su tela, 108.5 x 102 cm, San Pietroburgo, Museo Ermitage | Foto: © Vladimir Terebenin | Courtesy Museo statale dell'Ermitage, 2021

Qual è stato il contributo di Velázquez alla pittura italiana?
"Nessuno. Gli italiani non sapevano nulla di lui. Nel suo tempo, nel Seicento, questo pittore non ebbe molta influenza in Italia. Certo, c’era qualcuno che collezionava i suoi ritratti, ma nulla di più. Velázquez venne in Italia a studiare l’arte italiana e fu questa a influenzare la sua pittura. Il suo influsso arriva tuttavia molto più tardi, quando l’Ottocento scopre la pittura spagnola e fa di Velázquez una figura di riferimento”.

E invece il contributo apportato da Velázquez alla pittura spagnola?
“Sulla pittura spagnola Velázquez ha avuto una forte influenza, soprattutto a Siviglia. Ha influenzato le scene di genere, i bodegón, mentre a Madrid ha ispirato soprattutto il genere del ritratto, liberandolo dalla rigida e fredda impaginazione che aveva avuto fino a quel momento, rendendolo più nuovo ed elegante”.


Diego Velázquez, Dettaglio, Il Pranzo, 1616-1617, Olio su tela, 108.5 x 102 cm, San Pietroburgo, Museo Ermitage | Foto: © Vladimir Terebenin | Courtesy Museo statale dell'Ermitage, 2021

Il Pranzo appartiene a La pintura de risa (pittura ridicola). In che modo questo genere di pittura era da monito alle classi ricche?
“Erano i ricchi a commissionare questi quadri che avevano come soggetto la gente umile. Sul perché fosse diffusa questa usanza dobbiamo considerare due motivi. Il primo - ma non è il caso del Pranzo di Velázquez - è legato a esigenze devozionali, di carità. Più vicino invece alle intenzioni di Velázquez è invece l’intento di offrire una lezione morale. In tal senso la tela è molto chiara. Sono rappresentati tre personaggi di età diverse che vivono un’esistenza non augurabile a nessuno, tra taverne e vino, privi di cibo e di casa. Il giovane al centro, che fissa lo spettatore, sta già brindando brandendo una bottiglia di vino bianco. Il più vecchio, a sinistra, fissa il vuoto, mentre il giovane che alza un pollice con un’aria po’ sciocca è già sulla strada traviata. La lezione che il pittore vuole fornirci è un messaggio morale. Sembra dirci: attenzione, la via della povertà è una via veloce e pericolosa e bisogna stare attenti e tenersi alla larga dalle taverne. Questo messaggio incontra altre tradizioni come quella del figlio prodigo nella Bibbia, o la tradizione fiamminga, racchiusa nel proverbio “I vecchi cantano, i giovani recitano”, (a indicare come il cattivo esempio sia contagioso). Questo proverbio fu ad esempio tradotto in pittura da artisti come Jordaens o Rubens. Questo discorso sull’esempio morale degli adulti nei confronti dei più giovani si inserisce anche in questo quadro”.


Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, Due poveri in un bosco (L’incontro nel bosco), 1730-1735 circa olio su tela, 156 x 190 cm | Courtesy Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia

Lei dirige attualmente l’Hispanic Society Museum & Library di New York, uno dei musei più antichi della città. Qual è il punto di forza di questa collezione e quale la sua missione? Quali le prossime mostre?
“È un museo interamente dedicato all’arte e alla cultura, o meglio alle culture del mondo ispanico. Non parliamo quindi solo di Spagna e Portogallo, ma anche di America latina, Filippine, Goa, di tutti i paesi, in tutto il mondo, dove si parla o si parlava spagnolo o portoghese. La collezione è enciclopedica, spazia dalle pitture alle sculture, dai tessuti ai disegni, accoglie fotografie, incisioni, gioielli. Abbiamo sette pitture di El Greco, tre pitture di Velázquez, cinque quadri e numerosi disegni di Goya. Il museo, che stiamo rinnovando per farlo meglio conoscere al pubblico, conta all’incirca un milione di oggetti. Attualmente, fino al 9 gennaio è in corso una mostra dal titolo Gilded Figures: Wood and Clay Made Flesh, dedicata alla scultura policroma. Il 17 febbraio inaugureremo invece un’esposizione sui tesori della collezione rivisitati da una curatrice esterna. In primavera avremo una mostra sugli artisti americani cha hanno viaggiato in Spagna e in America latina. Nell’autunno del 2022 ospiteremo invece un’esposizione dedicata al muralista messicano José Clemente Orozco, amico di Diego Rivera e Frida Kahlo".

Quali strategie dovrebbe adottare un museo nel post-pandemia?
“Il museo è un posto fantastico per viaggiare, evadere, essere ispirati, ripensare il mondo. In questo momento di grandi dubbi i musei aiutano la gente a riprogettarsi, a essere in pace con il mondo, a ripercorrere anche i momenti difficili vissuti nel passato e a recuperare coraggio”.


Hispanic Society Museum & Library | Foto: ©  Studio Nicholas Venezia | Courtesy Hispanic Society Museum & Library

La mostra alla Pinacoteca Tosio Martinengo è aperta da martedì a domenica dalle 10 alle 18. Sabato 25 dicembre la Pinacoteca rimarrà aperta dalle 16 alle 20, lunedì 27 dicembre e sabato 1° gennaio dalle 10 alle 18. Tra Natale e l'anno nuovo la Pinacoteca darà la possibilità al pubblico di visitare con un unico biglietto la mostra Velázquez per Ceruti in Pinacoteca e Il senso del nuovo. Lattanzio Gambara, pittore manierista presso il Museo di Santa Giulia.

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