Un viaggio inedito nel museo dei musei
In un libro, il Louvre come non lo avete mai visto
Il Museo del Louvre a Parigi | Foto: Free-Photos via Pixabay
Francesca Grego
04/06/2020
Mondo - Più di 7 mila anni fa, un gruppo di uomini e donne si insediarono in un’area che corrisponde all’attuale centro di Parigi. Nei primi secoli dopo Cristo, il terreno che in seguito sarebbe diventato noto come “le Louvre” offriva ai suoi abitanti argilla e uva in quantità. Inizia di qui il racconto di James Gardner, storico e critico d’arte statunitense che saluta l’attesa riapertura del Louvre dando alle stampe il suo ultimo libro, The Louvre: The Many Lives of the World’s Most Famous Museum edito da Atlantic Monthly Press.
Pitocrito, Nike di Samotracia, 190 a.C., Marmo pario, Altezza 245 cm, Parigi, Museo del Louvre | Foto: Thomas Ulrich da Pixabay
Museo dei musei, croce e delizia degli appassionati d’arte, must di ogni viaggio a Parigi che si rispetti, il Louvre - strano a dirsi - è in realtà un’entità poco conosciuta. Al di là della Monna Lisa, della Venere di Milo, della Nike di Samotracia e di un fornito gift-shop, sostiene Gardner, si estendono lande inesplorate. Non si tratta solo dei numerosissimi capolavori “nascosti” in un labirinto tentacolare di sale e corridoi, ma delle stesse architetture e decorazioni del palazzo - opere d’arte che attraversiamo senza accorgercene, presi dalla foga di raggiungere le icone di casa - e delle storie stratificate che questo giacimento plurisecolare è capace di restituire a chi lo interroga.
Le fondamenta del Louvre, racconta Gardner, sono state ritrovate solo di recente: risalgono al XII secolo e ci parlano di una fortezza nata per difendere Parigi dalle incursioni normanne, su cui nel tempo è cresciuto l’enorme complesso di edifici che conosciamo. Il Louvre è uno dei pochi grandi musei moderni ad aver rivestito tante funzioni diverse: è stato reggia e caserma, ha ospitato gli uffici del Ministero delle Finanze così come gli alloggi di artisti e artigiani al servizio del re, per accogliere nei sotterranei agli albori del nuovo millennio un centro commerciale, un centro congressi e un parcheggio da primato. Ma la sua storia è legata a doppio filo al prestigio della monarchia francese. Il primo a innamorarsi del palazzo e della sua posizione fu Luigi XIV, che ne fece la propria residenza e trascorse i primi anni del regno ad ampliarlo e abbellirlo. In breve, tuttavia, divennero di moda le regge fuori porta e il Re Sole spostò i suoi investimenti su Versailles.
La fortezza del Louvre nel XV secolo, Illustrazione tratta dal manoscritto Très Riches Heures du Duc de Berry, 1412-1416 | © RMN - Grand Palais Domaine de Chantilly / René-Gabriel Ojéda
Per circa un secolo il Louvre fu abbandonato a se stesso, per poi tornare a crescere in un progetto faraonico: lunga quasi mezzo miglio, la Grand Galerie si espanse come un braccio proteso verso il Palais delle Tuileries, che nel 1871 fu raso al suolo dal popolo inferocito contro Napoleone III. Al suo posto restano gli omonimi Giardini, estesi fino a Place de la Concorde. Nel frattempo un altro Bonaparte aveva profuso passione ed energie per trasformare l’antico palazzo nel museo più prestigioso d’Europa: sull’onda delle conquiste militari di Napoleone, il Louvre si riempì di tesori provenienti dai territori conquistati, con una preferenza per le opere della classicità e del Rinascimento. Tanta fu la dedizione dell’imperatore alla sua creatura, da spingerlo a rinunciare a tenere la Gioconda per sé, nell’intimità della camera da letto. Fu proprio nell’Ottocento che il capolavoro di Leonardo iniziò ad essere considerato tale, racconta Gardner riflettendo sulle peculiarità della fama del piccolo ritratto.
Qualche decennio dopo gli interni del Louvre divennero oggetto dell’attenzione di Napoleone III, che tra la costruzione di un boulevard e la distruzione di un quartiere medievale trovò il tempo di abbellirne i soffitti con affreschi in grado di competere con i gioielli della collezione.
Per un progetto altrettanto ambizioso dovremo attendere la fine del XX secolo quando, tra entusiasmi e polemiche, il presidente François Mitterand rilanciò il museo dotandolo di un inedito, sorprendente ingresso: la piramide di vetro di Ieoh Ming Pei.
La Piramide del Louvre di Ieoh Ming Pei (Canton, 1917 - New York, 2019), Parigi | Foto: DEZLAB via Pixabay
Ancora un mese e le porte del tempio dell’arte si schiuderanno mettendo fine al lungo lockdown. Dopo il Carrousel e i Giardini delle Tuileries, il 6 luglio anche il Louvre tornerà ad accogliere folle di turisti, degne di questo nome nonostante il contingentamento per esigenze sanitarie. Non resta che fare tesoro del tempo residuo: per gettarsi nei meandri della storia e guardare un attrattore globale con occhi nuovi.
Pitocrito, Nike di Samotracia, 190 a.C., Marmo pario, Altezza 245 cm, Parigi, Museo del Louvre | Foto: Thomas Ulrich da Pixabay
Museo dei musei, croce e delizia degli appassionati d’arte, must di ogni viaggio a Parigi che si rispetti, il Louvre - strano a dirsi - è in realtà un’entità poco conosciuta. Al di là della Monna Lisa, della Venere di Milo, della Nike di Samotracia e di un fornito gift-shop, sostiene Gardner, si estendono lande inesplorate. Non si tratta solo dei numerosissimi capolavori “nascosti” in un labirinto tentacolare di sale e corridoi, ma delle stesse architetture e decorazioni del palazzo - opere d’arte che attraversiamo senza accorgercene, presi dalla foga di raggiungere le icone di casa - e delle storie stratificate che questo giacimento plurisecolare è capace di restituire a chi lo interroga.
Le fondamenta del Louvre, racconta Gardner, sono state ritrovate solo di recente: risalgono al XII secolo e ci parlano di una fortezza nata per difendere Parigi dalle incursioni normanne, su cui nel tempo è cresciuto l’enorme complesso di edifici che conosciamo. Il Louvre è uno dei pochi grandi musei moderni ad aver rivestito tante funzioni diverse: è stato reggia e caserma, ha ospitato gli uffici del Ministero delle Finanze così come gli alloggi di artisti e artigiani al servizio del re, per accogliere nei sotterranei agli albori del nuovo millennio un centro commerciale, un centro congressi e un parcheggio da primato. Ma la sua storia è legata a doppio filo al prestigio della monarchia francese. Il primo a innamorarsi del palazzo e della sua posizione fu Luigi XIV, che ne fece la propria residenza e trascorse i primi anni del regno ad ampliarlo e abbellirlo. In breve, tuttavia, divennero di moda le regge fuori porta e il Re Sole spostò i suoi investimenti su Versailles.
La fortezza del Louvre nel XV secolo, Illustrazione tratta dal manoscritto Très Riches Heures du Duc de Berry, 1412-1416 | © RMN - Grand Palais Domaine de Chantilly / René-Gabriel Ojéda
Per circa un secolo il Louvre fu abbandonato a se stesso, per poi tornare a crescere in un progetto faraonico: lunga quasi mezzo miglio, la Grand Galerie si espanse come un braccio proteso verso il Palais delle Tuileries, che nel 1871 fu raso al suolo dal popolo inferocito contro Napoleone III. Al suo posto restano gli omonimi Giardini, estesi fino a Place de la Concorde. Nel frattempo un altro Bonaparte aveva profuso passione ed energie per trasformare l’antico palazzo nel museo più prestigioso d’Europa: sull’onda delle conquiste militari di Napoleone, il Louvre si riempì di tesori provenienti dai territori conquistati, con una preferenza per le opere della classicità e del Rinascimento. Tanta fu la dedizione dell’imperatore alla sua creatura, da spingerlo a rinunciare a tenere la Gioconda per sé, nell’intimità della camera da letto. Fu proprio nell’Ottocento che il capolavoro di Leonardo iniziò ad essere considerato tale, racconta Gardner riflettendo sulle peculiarità della fama del piccolo ritratto.
Qualche decennio dopo gli interni del Louvre divennero oggetto dell’attenzione di Napoleone III, che tra la costruzione di un boulevard e la distruzione di un quartiere medievale trovò il tempo di abbellirne i soffitti con affreschi in grado di competere con i gioielli della collezione.
Per un progetto altrettanto ambizioso dovremo attendere la fine del XX secolo quando, tra entusiasmi e polemiche, il presidente François Mitterand rilanciò il museo dotandolo di un inedito, sorprendente ingresso: la piramide di vetro di Ieoh Ming Pei.
La Piramide del Louvre di Ieoh Ming Pei (Canton, 1917 - New York, 2019), Parigi | Foto: DEZLAB via Pixabay
Ancora un mese e le porte del tempio dell’arte si schiuderanno mettendo fine al lungo lockdown. Dopo il Carrousel e i Giardini delle Tuileries, il 6 luglio anche il Louvre tornerà ad accogliere folle di turisti, degne di questo nome nonostante il contingentamento per esigenze sanitarie. Non resta che fare tesoro del tempo residuo: per gettarsi nei meandri della storia e guardare un attrattore globale con occhi nuovi.
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