Giorgio Cutini. Poesia dello sguardo. Opere fotografiche 1972 – 2019

© Giorgio Cutini | Giorgio Cutini, Napoli, Terme di Agnano 2011. Stampa digitale da negativo, cm. 40x60

 

Dal 25 Settembre 2020 al 29 Novembre 2020

Jesi | Ancona

Luogo: Diatech Pharmacogenetics

Indirizzo: via Ignazio Silone 1/B

Orari: sabato e domenica dalle ore 15.00 alle ore 19.00

Curatori: Galliano Crinella

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 0731 213243



L’arte e la fotografia incontrano la cultura d’impresa con la mostra Giorgio Cutini Poesia dello sguardo. Opere fotografiche 1972-2019, promossa ed organizzata da Diatech Pharmacogenetics presso la sua sede di Jesi (AN), con il patrocinio del Comune di Jesi.
La mostra è un’antologica che ricostruisce il percorso artistico cinquantennale, dai primi anni ’70 del Novecento al 2019, di Giorgio Cutini, fotografo-chirurgo perugino anconetano d’adozione. Attraverso alcune delle sue opere fotografiche più significative, il percorso espositivo attraversa differenti momenti della poetica di Cutini, testimoniando una progressiva crescita di originalità e di autonomia, in costante dialogo con le forme della creatività artistica e con le produzioni poetiche coeve più rilevanti nelle Marche e in Italia.
La fotografia di Cutini è di ricerca, del pensiero e del sentimento, fortemente interessata all’emozione che saprà suscitare, come spiega il curatore della mostra Galliano Crinella: “Nel suo fare fotografia come sperimentazione, Cutini esprime una sua ferma convinzione: che sia necessario trascendere il reale, le sue trame e venature, liberare l’immagine dal dominio del materiale e del fisico. E cercare di mettere in risalto ciò che si colloca al di là di un registro oggettivo, come una presenza che afferma l’assenza ed un’assenza che afferma la presenza”.
La prassi operativa del fotografo anconetano, descrive la sua volontà di utilizzare il medium fotografico in modo anticelebrativo e conoscitivo, indagando da un lato lo statuto stesso della fotografia, ossia il riferimento al dato reale, e dall’altro spingendo la sua indagine iconica oltre il visibile, raggiungendo spesso una dimensione quasi onirica: “la fisicità della veduta si avvia ad essere superata in uno spiritualismo della visione o meglio in una perdurante poeticità della visione”, continua Crinella.
Esploratore instancabile delle vaste plaghe del visivo, Cutini, con occhio indagatore e sensibile, inquadra porzioni di realtà e le trasferisce in un’atmosfera visionaria, svelando l’invisibile del visibile. I suoi soggetti sfumati e fuori fuoco, sono raccontati attraverso qualche dettaglio sfuggente, narrano di un movimento in ogni direzione: nel passato, in terre lontane, fra le strade che percorriamo ogni giorno, ma soprattutto in un altrove, in luogo ed in un tempo che prescindono dalle coordinate spazio temporali razionali. Sono immagini fluttuanti, sospese tra il sogno e la realtà, che attingono al vasto campionario iconico delle immagini inconsce, emozionali, catturate dall’obiettivo fotografico, che hanno al tempo stesso precisi riferimenti iconografici e ispirazioni, come racconta Gabriele Perretta: “negli anni in cui si è avvicinato al mondo delle arti figurative si sente la sua passione per quegli artisti che costellano tutto il suo percorso. Basta vedere come Cutini non si è risparmiato in Omaggi, che quasi si trasformano in una geografia di riferimenti concettuali. O in un dono per Ugo Mulas, Alberto Burri, Mario Giacomelli, Fausto Melotti ed altri. Nel dono si riconosce uno scambio, un dialogo linguistico che attribuisce all’immagine una struttura sociale”.
Cutini seleziona piccole porzioni di mondo: città, persone, fenomeni naturali, più spesso paesaggi della mente e delle emozioni che diventano immersioni immaginifiche che ci danno l’opportunità di fermarci, capirne l’intensità e permettere all’artista di condurci nei suoi mondi paralleli.
Il catalogo, edito da Quattroventi, è arricchito da alcune poesie di Eugenio De Signoribus e Francesco Scarabicchi e Donato Loscalzo.
 
Giorgio Cutini ha svolto la professione di medico chirurgo, con risultati di eccellenza nel campo della chirurgia laparoscopica e robotica. Fondamentale per la sua formazione artistica è stato l’incontro con Ugo Mulas. Come pure, continuo è stato il suo dialogo-confronto con le arti figurative e la poesia contemporanee. Ha collaborato alla pubblicazione di numerosi volumi e testi critici di autori contemporanei. Si è dedicato, inoltre, alla fotografia scientifica nell’ambito della sua attività professionale. Ha partecipato ad importanti Mostre, personali e collettive, sia in Italia che all’estero. Si sono occupati della sua opera alcuni tra i maggiori critici d’arte italiani.
Parallelamente alla fotografia scientifica e alla realizzazione di video professionali ha sviluppato, anche in virtù della stretta e assidua frequentazione con gli ambienti artistici, un lavoro caratterizzato dall’uso creativo e non convenzionale dello strumento fotografico. Ha partecipato a numerose esposizioni sia in Italia che all’estero, è stato membro fondatore con Mario Giacomelli, Gianni Berengo Gardin e altri, del Manifesto “Passaggio di frontiera“ del 1995;  è stato tra gli ideatori della Galleria Kn di Ancona. Alcune sue opere sono conservate in importanti Biblioteche e Musei della fotografia italiani e stranieri.
Tra le monografie e i testi pubblicasti, si ricordano: La vertigine del movimento, Gribaudo, 2001; Memografie ed altre storie, Gribaudo, 2008; Immagini dall’interno, Il Lavoro Editoriale, 2009; Frammenti dei dodici mesi, con poesie di Francesco Scarabicchi, Dell’Obelisco, 2010; Ciò che si rivela, Premio nazionale Gentile da Fabriano, 2010; Roma, città dell’Angelo, Ikona Gallery, 2010; Stimmung/Roma, Onyx, 2011; Ombre, De Luca, 2012; Passaggio di frontiera (1995/2004), QuattroVenti, 2013;  Le città di Jo Kut, PAN Palazzo delle Arti di Napoli, 2018; …io nel pensier mi fingo, Ascoli Piceno, 2019.

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