Silvia Fiorentino. Percepire il soffio

Silvia Fiorentino. Percepire il soffio, Museo Tattile Statale Omero, Ancona
Dal 16 July 2014 al 7 September 2014
Ancona
Luogo: Museo Tattile Statale Omero
Indirizzo: Banchina Giovanni da Chio 28
Orari: gio e ven 18-22; sab e dom 10-13 e 18-22; tutti i mer dal 16 luglio al 20 agosto 18-24
Curatori: Valerio Dehò
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 071 2811935
E-Mail info: info@museoomero.it
Sito ufficiale: http://www.museoomero.it
Dal 16 luglio al 7 settembre 2014 le sale del Museo Tattile Statale Omero, all’interno della settecentesca Mole Vanvitelliana di Ancona, ospiteranno la mostra di Silvia Fiorentino “Percepire il soffio” con oltre 30 lavori comprendenti installazioni, sculture, pitture, disegni e audio testi realizzati dal 2000 ad oggi.
Curatore della mostra Valerio Dehò: critico e storico che segue la vicenda creativa della Fiorentino da diverso tempo.
La mostra è promossa dal Museo Tattile Statale Omero nell’ambito della rassegna culturale estiva “Sensi d’estate”, percorsi multisensoriali di arte, teatro, musica, odori e sapori, giunta alla XIII edizione. L'allestimento è curato dalla stessa artista con l’ausilio di Alessandro Cagnolati e Manrico Rocchi.
“Percepire il soffio” ovvero, come scrive il curatore: “Vi è una sospensione vitale nell’opera di Silvia Fiorentino, una forma di silenzio che lascia intuire la parola, qualcosa che non ha ancora una definizione ma potrebbe averla da un momento all’altro come potenzialità sospesa”. Un segno che cerca la sua forma, la sua voce da contrappore al silenzio: ecco allora l’importanza data al disegno, una sorta di “parola visiva” rintracciabile sia nelle tele (2004-2014) che negli arazzi di “nel mio paesaggio”, “mater” (2010-2014).
Una “polarità fra corpo e parola” che si ritrova anche nelle sculture di tela, intitolate “Mater”, (2007-2014): corpi femminili, troncati, cuciti in cui domina il silenzio e parla la fisicità. Uno stato di sospensione prima della parola: paradigmatici in questo senso gli “Ex voto” in ceramica (2013). Ancora Valerio Dehò: “Mostrare il corpo senza rappresentarlo, soffiare la parola senza costruire un linguaggio, suggerire il primitivo con un’arte colta ed evoluta, sposare la parola al segno unendo materiale a immateriale: alcune polarità dell’arte di Silvia Fiorentino sono queste”.
Nelle installazioni è riconoscibile la complessità del messaggio della Fiorentino come nelle sue “Architetture sentimentali” (2012-2014) in cui unisce disegno, fotografia e scultura e “Lanterna magica” (2014), una moderna narrazione dell’apocalisse al femminile alla maniera delle tradizionali lanterne girevoli. Vari sono i lavori pensati appositamente per il Museo Omero: “Percepire il soffio”, un’opera nata per raccontare la possibilità di unire le differenze - destra e sinistra, razionale e irrazionale, femminile e maschile - e di fare il vuoto per accogliere il bello; “Due sguardi”, forme organiche in ceramica, realizzate con l'ausilio di Enrico Trillini nel suo laboratorio “contrada Montefiore 66”, in cui l’artista rappresenta la mutazione nella ripetizione e l’equilibrio fra pieno e vuoto, alto e basso.
Opere da vedere e da toccare, come è tradizione del Museo Omero, con disegni e tele tradotti a rilievo dallo staff del Museo per essere fruibili da parte di visitatori non vedenti. Il catalogo della mostra, edito dal Museo Omero su progetto grafico di Loretta Tavoloni, presenta in 40 pagine la sostanza creativa dell’artista.
Curatore della mostra Valerio Dehò: critico e storico che segue la vicenda creativa della Fiorentino da diverso tempo.
La mostra è promossa dal Museo Tattile Statale Omero nell’ambito della rassegna culturale estiva “Sensi d’estate”, percorsi multisensoriali di arte, teatro, musica, odori e sapori, giunta alla XIII edizione. L'allestimento è curato dalla stessa artista con l’ausilio di Alessandro Cagnolati e Manrico Rocchi.
“Percepire il soffio” ovvero, come scrive il curatore: “Vi è una sospensione vitale nell’opera di Silvia Fiorentino, una forma di silenzio che lascia intuire la parola, qualcosa che non ha ancora una definizione ma potrebbe averla da un momento all’altro come potenzialità sospesa”. Un segno che cerca la sua forma, la sua voce da contrappore al silenzio: ecco allora l’importanza data al disegno, una sorta di “parola visiva” rintracciabile sia nelle tele (2004-2014) che negli arazzi di “nel mio paesaggio”, “mater” (2010-2014).
Una “polarità fra corpo e parola” che si ritrova anche nelle sculture di tela, intitolate “Mater”, (2007-2014): corpi femminili, troncati, cuciti in cui domina il silenzio e parla la fisicità. Uno stato di sospensione prima della parola: paradigmatici in questo senso gli “Ex voto” in ceramica (2013). Ancora Valerio Dehò: “Mostrare il corpo senza rappresentarlo, soffiare la parola senza costruire un linguaggio, suggerire il primitivo con un’arte colta ed evoluta, sposare la parola al segno unendo materiale a immateriale: alcune polarità dell’arte di Silvia Fiorentino sono queste”.
Nelle installazioni è riconoscibile la complessità del messaggio della Fiorentino come nelle sue “Architetture sentimentali” (2012-2014) in cui unisce disegno, fotografia e scultura e “Lanterna magica” (2014), una moderna narrazione dell’apocalisse al femminile alla maniera delle tradizionali lanterne girevoli. Vari sono i lavori pensati appositamente per il Museo Omero: “Percepire il soffio”, un’opera nata per raccontare la possibilità di unire le differenze - destra e sinistra, razionale e irrazionale, femminile e maschile - e di fare il vuoto per accogliere il bello; “Due sguardi”, forme organiche in ceramica, realizzate con l'ausilio di Enrico Trillini nel suo laboratorio “contrada Montefiore 66”, in cui l’artista rappresenta la mutazione nella ripetizione e l’equilibrio fra pieno e vuoto, alto e basso.
Opere da vedere e da toccare, come è tradizione del Museo Omero, con disegni e tele tradotti a rilievo dallo staff del Museo per essere fruibili da parte di visitatori non vedenti. Il catalogo della mostra, edito dal Museo Omero su progetto grafico di Loretta Tavoloni, presenta in 40 pagine la sostanza creativa dell’artista.
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