Longaretti 100. Disegni

Trento Longaretti, Montanaro, 1935

 

Dal 25 Marzo 2016 al 05 Giugno 2016

Bergamo

Luogo: Ex Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti

Indirizzo: piazza Padre Reginaldo Giuliani

Orari: lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì: 14:30-18:30 sabato e domenica: 10:00-19:00 martedì chiuso

Curatori: M. Cristina Rodeschini

Costo del biglietto: € 2, cumulativo mostre GAMEC € 5

Telefono per informazioni: + 39 035 270272

Sito ufficiale: http://www.gamec.it



In occasione del centenario di Trento Longaretti, la GAMeC rende omaggio all’artista con una mostra
dedicata ai suoi disegni, in visione dal 25 marzo al 5 giugno 2016 presso l’Ex Ateneo di Scienze, Lettere ed
Arti di Bergamo, in Città Alta.
A cura di M. Cristina Rodeschini, la mostra presenta un aspetto meno noto della produzione di Longaretti,
pratica a cui però l’artista si è dedicato tutta la vita.
I lavori coprono un arco temporale dagli anni Trenta al 2016, e presentano soggetti da sempre cari a
Longaretti: il ritratto, il tema della famiglia – con la centralità della figura della madre – la vita degli umili, i
viandanti, accanto a paesaggi e nature morte.
Apre la selezione una sequenza di volti di adolescenti che mette subito in luce l’abilità e la sensibilità
dell’artista: disegni della metà degli anni Trenta nei quali Longaretti, che aveva solo vent’anni, rivela una
padronanza e una profondità di visione di rara densità emotiva. Sono ritratti di bambini e bambine
testimoni della vita semplice dell’ambiente di montagna, colti in espressioni e pose spontanee, ma anche
studi di volti maschili e femminili, frutto di una ricerca continua negli anni tra il 1937 e il 1938.
Esempio emblematico dei disegni di questo periodo è rappresentato dall’Autoritratto (1937), in cui
Longaretti raggiunge una dimensione di estrema sintesi, caratterizzata dalla precisione e dall’eleganza del
tratto. Degli stessi anni è Studio per un quadro (1938), uno dei primi disegni in cui Longaretti sviluppa il
tema della famiglia, tra i più longevi della sua produzione.
Nel periodo che precede la seconda guerra mondiale, l’artista si interessa alla figura e al paesaggio, ma
anche alla natura morta di cui resta rara memoria nell’esemplare con bottiglia e vaso del 1940, puntuale
e lieve nella sua finitezza.
Durante la guerra Longaretti è in Slovenia, in Sicilia e in Kosovo e mentre la pratica della pittura si dirada,
l’esperienza del disegno diviene metodo quotidiano di osservazione delle nuove realtà che l’artista incontra.
I numerosi taccuini riempiti con immagini di luoghi e persone restano un’interessante testimonianza del
lavoro compiuto con esattezza e libertà da Longaretti durante questi anni: la vita militare è documentata
da una suggestiva serie di ritratti, che il tratto a matita riesce a rendere nella peculiarità delle fisionomie
e insieme nella naturalezza delle espressioni.
Anche il paesaggio richiama l’attenzione dell’artista, e in particolare i meravigliosi scenari siciliani.
Quando nel 1943 il conflitto mondiale s’inasprisce, Longaretti si trova in Kosovo, zona di guerra
particolarmente difficile. E il disegno annota la drammaticità degli avvenimenti: in Villaggio incendiato
(1943), l’intensità della scena è resa attraverso un fitto tratteggio a china; Autocolonna in marcia, dello
stesso anno, registra la desolazione e la costrizione generate dalla guerra. Anche la sera si tinge di
trepidazione nelle ombre scure e nel cielo attraversato da nubi dense in Villaggio in Kosovo (1943).
Nella seconda metà degli anni Quaranta la produzione di Longaretti subisce una battuta d’arresto; l’attività
in mostra è documentata dal solo disegno della figlia Serena del 1947, ritratta durante il sonno. La
tranquillità domestica nel calore degli affetti familiari dà vita a un disegno delicato, giocato sulle morbide
rotondità di un volto familiare.
Durante gli anni Cinquanta la pratica del disegno cede il passo alla pittura: l’artista si dedica infatti alla
produzione di alcuni cicli decorativi per le chiese di Bergamo e del territorio, lavoro che affianca
all’importante impegno di direttore dell’Accademia Carrara di Belle Arti, dal 1953.
Affiora negli anni Sessanta un altro tema frequentato assiduamente dall’artista: il mondo ebraico. In una
china liquida del 1968, Vecchio Ebreo – Testa di vecchio, il volto di un uomo anziano chiama all’appello
con solennità la storia di un intero popolo che con il suo eterno peregrinare rappresenta per l’artista una
metafora dell’uomo errante, senza patria. Un soggetto da sempre caro a Longaretti, tanto da riproporlo
anche in uno dei suoi disegni più recenti, Ritratto di ebreo (2015).
Durante gli anni Settanta l’artista viaggia con continuità, tra New York, Parigi, Stoccolma, Canada.
Appartengono a questo periodo due disegni, entrambi memorie di viaggio, che segnalano modi diversi di
esplorare la realtà: l’uno, dedicato a New York, con i maestosi ponti e lo skyline dei grattacieli sullo sfondo;
l’altro ambientato a Parigi con la cattedrale di Notre-Dame, immagine venata di mistero.
Negli stessi anni riprende il tema del ritratto, di cui sono esempio i fogli con L’ingegner Carlo Pesenti (1973)
e Giovanni Testori a Bergamo al Congresso S.I.A.C. (1979).
Una spettrale Figura ascetica (1980) apre la nuova decade, nel corso della quale Longaretti sviluppa i temi
del proprio immaginario sui viandanti, siano essi la coppia ritratta in Figura ebraica di musicante e ragazzo
(1984) o intere famiglie. La musica, conforto per l’esistenza dell’uomo, è spesso presente con la
rappresentazione di strumenti musicali.
Tra i lavori realizzati all’inizio del nuovo millennio ricordiamo Da cento anni, cento e cento famiglie (2001),
e il tema di Arlecchino, maschera che l’artista include spesso nelle proprie scene figurate, umanizzandola.
Fanno parte di questa serie i disegni Dieci maschere (2000) e Testa di giovane Arlecchino (2006), soggetto
che molti artisti del Novecento hanno assunto quale metafora esistenziale dell’uomo moderno.
Il foglio che chiude la mostra, Viandanti (2016), amplifica, all’interno di un linguaggio maturo, l’esperienza
emozionale della vita che Longaretti ha attraversato con piena partecipazione.
Accompagna l’esposizione un catalogo edito da GAMeC Books che include testi di M. Cristina Rodeschini
e Carlo Pirovano, storico dell’arte.
In coordinamento con la mostra, la GAMeC ha ideato un secondo progetto in occasione del centenario
dell’artista: Longaretti 100 – Opere pubbliche, che ha visto il censimento, lo studio e la segnalazione delle
opere pubbliche realizzate da Trento Longaretti in oltre 20 luoghi della città di Bergamo.
Un itinerario percorribile, una mappa, la puntuale segnalazione nei luoghi sveleranno dal mese di aprile e
per tutto il 2016 la vastità dell’impegno decorativo al quale Longaretti è stato chiamato da enti e istituzioni
della società civile e dalle comunità religiose.
Presupposto dell’articolato racconto per immagini costituito da cicli affrescati, monumentali opere a
mosaico, vetrate, è la progettazione di ciascun intervento attraverso il disegno che alcuni cartoni esposti
in mostra intendono documentare.
Inoltre, lo Spazio Caleidoscopio, nel cuore della Collezione Permanente della GAMeC, ospiterà dal 25
marzo al 1 maggio 2016 due dipinti di Longaretti: il primo, Madre su fondi rossi a Corniglia del 1977, è stato
donato dall’artista per le Collezioni del museo e ritrae uno dei soggetti da lui prediletti, la madre; il
secondo, un Autoritratto del 1956, è parte della collezione dell’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di
Bergamo.
Le opere sono testimonianza della generosità di Longaretti verso le istituzioni cittadine.

Trento Longaretti nasce a Treviglio il 27 settembre 1916 in una famiglia numerosa: è il nono di tredici figli.
Frequenta il Liceo Artistico di Brera a Milano, al termine del quale si iscrive sia alla Facoltà di Architettura del Politecnico
sia all’Accademia di Belle Arti di Brera. Poco dopo abbandona gli studi di architettura scegliendo definitivamente l’arte.
All’Accademia è allievo di Aldo Carpi, Francesco Messina e Marino Marini. Nel 1936 Longaretti inizia ad esporre
partecipando ad alcune collettive, tra cui i “Littoriali della cultura e dell’arte”. Dal 1938 condivide le tendenze del
movimento di “Corrente”, pur restandone a latere.
Partecipa alla prima e alla seconda edizione del Premio Bergamo (1939, 1940).
Dal 1940 comincia la sua cospicua presenza in importanti rassegne nazionali come la Biennale di Venezia (1942, 1948,
1950, 1956, 2011), la Quadriennale di Roma (1952, 1959), la Biennale Nazionale d’Arte di Milano (1955; 1957) e la
Quadriennale Nazionale di Torino (1968, 1972).
Nel 1953 diviene Direttore dell’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo, che guiderà per venticinque anni improntando
la scuola verso una felice apertura intellettuale e coinvolgendo spesso gli allievi nella realizzazione di cicli pittorici.
Longaretti rimane nella sua carriera di artista molto coerente sia nei contenuti sia nello stile.
Nel 1967 Raffaele De Grada lo inserisce nel testo Pittura e Scultura degli anni ’60 (Alfieri-Lacroix) e nel 1972 Carlo Pirovano
scrive la prima monografia dell’artista.
Nel 2014 è sempre Carlo Pirovano a firmare il primo volume del Catalogo ragionato della pittura 1930-1972 (Electa).
La partecipazione a rassegne del panorama artistico nazionale continua ininterrotta. Longaretti è presente alla Mostra
Nazionale d’Arte di Firenze (1974), alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano (1980 e 1990) e al
Palazzo della Permanente di Milano (1986). Nel 1999 espone a Ginevra nel Palazzo delle Nazioni Unite.
Contemporaneamente Longaretti allestisce numerosissime personali in musei e gallerie italiani (tra questi la Galleria della
Rotonda a Bergamo, la Galleria San Fedele e la Galleria San Carlo a Milano, la Galleria L’Approdo a Torino, il Palazzo dei
Diamanti a Ferrara, l’ex-Arengario a Milano, il Palazzo della Ragione e l’Accademia Carrara a Bergamo, la Casa del
Mantegna a Mantova, la Fondazione Mazzotta di Milano, il Serrone della Villa Reale di Monza, i Magazzini del Sale a
Venezia, il Museo Nazionale Castel Sant’Angelo di Roma), ma anche stranieri (a Zurigo, New York, Buenos Aires, Parigi,
Stoccolma, Monaco, Lugano, Hamilton, Ottawa, Toronto, Rotterdam, Berna, Amsterdam, Vienna, Innsbruck, Praga,
Cracovia).
Trento Longaretti nella sua lunga e produttiva carriera realizza numerosi cicli sacri e civili, come quelli conservati in
Vaticano, nel Duomo e nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano, nel Duomo di Novara, a Losanna e a Damasco, nonché
in molte altre chiese ed istituzioni in Italia e all’estero. Se nella pittura da cavalletto l’arditezza coloristica e compositiva
rimane in costante dialettica con il contenuto spirituale dell’opera, nei cicli di affreschi e musivi la misura e l’ordine
regnano sulle composizioni nel rispetto delle severe regole liturgiche, che Longaretti conosce bene, e dei valori di cui
sono portatrici le istituzioni.

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