Henri Cartier-Bresson Collezione Sam, Lilette e Sébastien Szafran. La Fondazione Pierre Gianadda a Biella

© Monique Jacot, Fondation Pierre Gianadda | Henri Cartier-Bresson fotografa Léonard Gianadda, Martigny, 2 settembre 1994

 

Dal 19 Marzo 2016 al 15 Maggio 2016

Biella

Luogo: Palazzo Gromo Losa

Indirizzo: corso del Piazzo 24

Orari: venerdì 15.30-19; sabato 15.30-19; domenica 10-13 / 15.30-19

Curatori: Jean-Henry Papilloud, Sophia Cantinotti

Enti promotori:

  • Fondazione Cassa di Risparmio di Biella
  • Fondazione Pierre Gianadda

Costo del biglietto: € 5

Telefono per informazioni: +39 015 0991868

E-Mail info: spazio.cultura@fondazionecrbiella.it

Sito ufficiale: http://www.fondazionecrbiella.it/



La Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e la Fondazione Pierre Gianadda presentano la mostra “Henri Cartier-Bresson. Collezione Sam, Lilette e Sébastien Szafran. La Fondazione Pierre Gianadda a Biella”.
La mostra sarà aperta al pubblico da sabato 19 marzo a domenica 15 maggio 2016 nei suggestivi spazi di Palazzo Gromo Losa a Biella - dimora storica il cui nucleo originario risale al Tardo Medioevo, collocata nel centro storico della città, circondata da un ampio giardino all’italiana e recentemente restaurata dalla Fondazione con l’obiettivo di farne un centro di riferimento per il territorio, dedicato ad attività culturali e sociali di diversa natura.
L’esposizione presenta un corpus di opere del grande fotografo francese Henri Cartier-Bresson, tratte dalla Collezione Sam, Lilette e Sébastien Szafran, di proprietà della fondazione svizzera Pierre Gianadda.   Con questa mostra Fondazione Cassa di Risparmio di Biella intende dare avvio a un calendario di appuntamenti culturali appositamente concepito per gli spazi di Palazzo Gromo Losa, destinato a divenire un grande contenitore delle migliori proposte culturali nel territorio in un’ottica di promozione dell’intero Biellese.   Questo insieme eccezionale di fotografie costituisce una raccolta sorprendente, ricca e complessa, nonché la più consistente di opere di Cartier-Bresson in mani private. Si tratta di 226 stampe ai sali d’argento donate nel corso degli anni da Henri Cartier-Bresson all’artista suo amico Sam Szafran. Entrambi erano a loro volta amici di Léonard Gianadda, alla cui Fondazione Szafran e la moglie decisero di donare la collezione dopo la scomparsa del fotografo. La mostra porta in Italia oltre 200 stampe originali di questa incredibile raccolta di immagini in bianco e nero.   L’amicizia tra Cartier-Bresson e Szafran è durata più di trent’anni, ma è nel 1972 che la collezione Szafran ha cominciato a prendere forma. I due si erano incontrati a Parigi, in occasione di una mostra in cui Sam esponeva alcuni disegni a carboncino. Cartier-Bresson, il quale aveva studiato arte ma aveva trascurato la pratica del disegno dopo aver scoperto la fotografia, chiese a Szafran di dargli lezioni di disegno.   Cominciò allora tra i due amici uno scambio straordinario, in cui la fotografia giocava quasi il ruolo di lettera. Regolarmente, Henri Cartier-Bresson attingeva dai suoi archivi delle stampe originali per il suo “caro amico” Sam. Accompagnava quasi sempre le fotografie con una dedica, una riflessione, un gioco di parole, calembours o versi improvvisati.   La collezione è un riflesso fedele dell’intera opera di Henri Cartier-Bresson. Tra le fotografie scelte per l’amico nel corso degli anni si ritrovano infatti le tracce dei viaggi di Cartier-Bresson, i suoi numerosi incontri con gli artisti, come Alberto Giacometti, Henri Matisse, Pierre Bonnard, ma anche Edith Piaf, Pablo Picasso, Jeanne Moreau…  E poi foto di gioventù, di grandi incontri, di momenti storici, paesi lontani, volti amati e visi di artisti e scrittori.   Queste immagini permettono di scoprire lo straordinario universo di Henri Cartier-Bresson, il suo sguardo vivo, penetrante, divertito e libero sul mondo.   Henri Cartier-Bresson è stato un artista fondamentale per la storia della fotografia. Tra i fondatori dell’Agenzia Magnum, fu inventore del reportage contemporaneo e dello stile fotografico detto candid, caratterizzato dalla mancanza di messa in posa dei soggetti. Le sue opere catturano la realtà nel suo momento decisivo, espressione che sarà anche il titolo del suo libro più celebre, pubblicato nel 1952: un portfolio di 126 foto, con la copertina disegnata da Henri Matisse.   La fotografia era per Cartier-Bresson il riconoscimento in una frazione di secondo del significato di un evento, il momento che l’artista deve saper cogliere prima che sia perso per sempre. Dietro l’eleganza compositiva delle immagini di Henri Cartier-Bresson non c’è infatti nulla di studiato: il suo era un approccio documentario, ma è una documentazione istantanea e istintiva, possibile solo se il fotografo, a sua volta coinvolto nella scena che intende catturare, mette sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore, come amava dire il fotografo francese.   Gli scatti rigorosamente in bianco e nero di Cartier-Bresson ritraggono spesso scene quotidiane, rivelando la sua ossessione per la rappresentazione della vita e il suo desiderio di non influenzare in alcun modo il soggetto con la sua presenza. Usava una Leica 35 mm con lenti 50 mm, resa meno appariscente colorando di nero le parti cromate della macchina. Sceglieva obiettivi naturali, simili alla percezione visiva umana, non amava il flash o le didascalie, stampava integralmente il negativo senza alcuna manipolazione nella camera oscura e non esitava a usare immagini mosse o sfocate.   La sua poetica è ben riassunta nel reportage realizzato in occasione dell’incoronazione di Re Giorgio VI e della Regina Elisabetta per il settimanale francese Regards, nel ’37, che gli valse la pubblicazione della sua prima foto giornalistica: Cartier-Bresson non scattò alcuna foto alla coppia reale o al corteo. Si concentrò invece sugli spettatori, regalando ai posteri una galleria di immagini capace di rendere alla perfezione lo spirito di quella giornata storica.   Ma da dove nasce la collaborazione tra la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e Fondazione Pierre Gianadda cui si deve questa mostra? La famiglia di Léonard Gianadda proveniva dal paese di Curino, nel Biellese, da cui era partito il nonno di Léonard, Battista Gianadda, attraversando le Alpi a piedi per andare in Svizzera in cerca di fortuna. Léonard non ha mai dimenticato le origini biellesi della sua famiglia. Nell’aprile del 2015, la Fondazione Pierre Gianadda (dedicata al fratello di Léonard, scomparso in un incidente aereo nel ’76) e la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella hanno firmato un protocollo d’intesa, riconoscendosi reciprocamente come partner privilegiati in quanto entrambe attente, per Statuto, ai temi di carattere sociale oltre che culturale.  Le due Fondazioni si impegnano a collaborare per la realizzazione di eventi e mostre comuni anche attraverso il prestito di opere d’arte, immagini fotografiche e materiali culturali diversi. Si impegnano inoltre a favorire la circolazione di artisti all’interno dei rispettivi circuiti. L’accordo è stato sancito dalla mostra che ha inaugurato gli spazi di Palazzo Gromo Losa, rinnovati dopo il restauro: un’esposizione delle foto giovanili di Léonard Gianadda, dal titolo Léonard Gianadda, l’uomo e l’opera & Il Mediterraneo degli anni ’50.   In occasione della mostra su Henri Cartier-Bresson, sarà lanciato su Instagram un hashtag, #BeLikeHenri, dedicato alla mostra e in particolare alla figura del fotografo. L’hashtag gioca con la pronuncia del verbo essere in inglese (be, pronunciato bi), che richiama la sigla della città di Biella. L’obiettivo è quello di coinvolgere attivamente la cittadinanza biellese e più in generale tutti gli amanti della fotografia e dell’arte contemporanea, utilizzando le nuove tecnologie per la promozione e la valorizzazione della cultura.   In parallelo all’esposizione dedicata a Henri Cartier-Bresson, la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella presenta presso lo Spazio Cultura della Fondazione a Biella la mostra correlata a ingresso gratuito Omaggio alle origini italiane di L. Gianadda. Ricerca a cura dell’Istituto E. Bona e della Fondazione Cassa di Risparmio di Biellada sabato 19 marzo sino a domenica 15 maggio 2016.   La Fondazione ha voluto introdurre per l’accesso a Palazzo Gromo Losa un biglietto di ingresso dal prezzo simbolico di Euro 5. Lo stesso biglietto dà accesso al Museo del Territorio Biellese all’esposizione Biella pioniera della fotografia: un affascinante viaggio a partire da Giuseppe Venanzio Sella, organizzata dalla città di Biella presso il Museo del Territorio Biellese, insieme alla quale verranno proposti anche alcuni laboratori didattici per bambini dai 6 ai 12 anni.   La Fondazione Cassa di Risparmio di Biella è nata nel 1992 dalla Cassa di Risparmio di Biella, fondata nel 1856 su iniziativa del Vescovo Monsignor Giovanni Losana allo scopo di incentivare la cultura del risparmio tra le classi sociali deboli. La Fondazione svolge un ruolo di supporto attivo di tutte quelle iniziative volte a favorire la crescita culturale, economica e sociale della Provincia di Biella e a salvaguardarne il patrimonio artistico, storico e ambientale.   Possiede immobili storici, alcuni dei quali vincolati, dove ospita eventi culturali e sociali. Oltre a Palazzo Gromo Losa, acquistato nel 2004 e completamente restaurato e reso adatto a ospitare attività culturali e sociali di diversa natura, si contano Villa Poma, Spazio Cultura, La Casa e la Torre del Principe al Ricetto di Candelo, Villa Boffo e l’ex Monte di Pietà in via Caraccio a Biella.   Dotata di una spiccata vocazione pubblica, la Fondazione opera nel territorio di riferimento per migliorare la qualità della vita della comunità, in collaborazione con le organizzazioni e istituzioni della società civile.

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