Pegah Pasyar. Mnemosine

Pegah Pasyar, Mnemosine, 2023. Tecnica mista, cm. 50 x 50 x h 33 I Ph. Marco Baldassari. Courtesy l’artista

 

Dal 25 Gennaio 2024 al 11 Febbraio 2024

Bologna

Luogo: Museo Civico d'Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini

Indirizzo: Strada Maggiore 44

Orari: Martedì, mercoledì, giovedì 10.00 - 15.00 Venerdì 14.00 - 18.00 Sabato, domenica, festivi 10.00 - 18.30 Chiuso lunedì non festivi Orario di apertura durante ART CITY Bologna (1 - 4 febbraio 2024) Giovedì 1 febbraio ore 10.00 - 15.00 Venerdì 2 febbraio ore 14.00 - 20.00 Sabato 3 febbraio ore 10.00 - 22.00 Domenica 4 febbraio ore 10.00 - 18.30

Curatori: Marco Baldassari

Enti promotori:

  • Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d'Arte Antica

Costo del biglietto: Ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 051 236708

E-Mail info: museiarteantica@comune.bologna.it

Sito ufficiale: http://www.museibologna.it/arteantica


Musei Civici d’Arte Antica del Settore Musei Civici Bologna sono lieti di presentare, nella sede del Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, la mostra personale di Pegah Pasyar dal titolo Mnemosine, a cura di Marco Baldassari.

Visibile dal 25 gennaio all’11 febbraio 2024, il progetto espositivo si inaugura mercoledì 24 gennaio alle ore 17.30 nell’ambito della dodicesima edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera.

Le nove sculture inedite che l’artista iraniana presenta in questa occasione - di cui sei in terracotta e tecnica mista e tre in metallo, tutte accomunate dallo stesso titolo Mnemosine - riportano lo sguardo interiore alla Memoria e al Ricordo, ad un momento dove tormento e felicità convivono.
Il lavoro di Pegah Pasyar parte dalla tradizione creativa che guarda alle antiche tecniche, come quello della miniatura persiana da lei praticata per oltre 10 anni in Iran, e alla creazione di gioielli, con una manualità che trova ispirazione nei piccoli formati. Nella cultura occidentale, la memoria torna ai piccoli giocattoli dell'infanzia che l'artista fonde nelle forme geometriche come una sintesi del mondo adulto, mentre il ferro consumato, arrugginito è l'esperienza che modifica col tempo le forme. La diversità delle forme e dei colori delle opere indica una diversità di esperienze, ciascuna con una propria vita, anche se alla base i giocattoli sono un messaggio universale di unità dei bambini di tutti i continenti. All'inizio delle vite delle persone, nell'infanzia non c'è differenza di religioni, razze, o nazioni. La forma complessiva delle sculture fluttua tra la forma geometrica regolare e l'infinito mondo infantile.

Spiega il curatore Marco Baldassari: “Già come il poeta Rilke indicava, il gioco introduce una ambiguità spazio-temporale non ordinaria. Il gioco ha in sé stesso il suo fine, come l’arte. “O ore dell’infanzia, quando /dietro alle figure c’era più del semplice / passato, e a noi dinanzi non il futuro. /…Eppure nel nostro solitario andare / quel che dura ci recava diletto e stavamo tra giocattolo e mondo, nello spazio intermedio che dal principio fondato fu per un evento puro”. Tempo senza temporalità. Per questo processo si avvale del tema del riciclo e del recupero. In Pegah è sia nella tecnica con cui modella le sue forme, sia negli oggetti inseriti Già nella passata edizione di ART CITY Bologna l’artista con le opere “Voci dall’Abisso” creava il suo rapporto con la Memoria, una costanza che qui si esprime in forme geometriche che rappresentano l’età adulta che racchiude pensieri dell’infanzia. “L’Atlante Mnemosyne” di Aby Warburg, conteneva disegni, contemporanei. Uno storico dell’arte che nutriva la memoria con immagini”.

Il dialogo con il Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini è costruito sia all'interno del percorso creativo personale di Pasyar che attraverso il confronto con le opere conservate nelle collezioni permanenti, tra splendide marionette, ceramiche, pitture e sculture e opere realizzate da artiste donne del passato, come i dipinti di Lavinia Fontana eGinevra Cantofoli, il ventaglio di Marta Palomba, le sculture di Clarice Vasini e i paramenti barocchi delle Putte del Baraccano.

Collocate a varie altezze su basi di tufo etrusco, le sculture di Pasyar attraversano tre sale del percorso di visita: la Sala 2, con la galleria dei dipinti, uno dei rari esempi ancora integri di collezionismo storico cittadino, che comprende opere della grande stagione tardogotica del Trecento bolognese; la Sala 6, dove si può ammirare un'elegante berlina da gara da gala da quattro posti tardo settecentesca, straordinariamente dipinta e dorata, e infine la Sala 7, con lo scenografico teatrino per marionette di ambito veneziano, in legno intagliato e dipinto, costituito da boccascena, palcoscenico, due coppie di quinte in tela e cartone dipinti a tempera, e il fondale con 74 figure maschili e femminili, 9 cavalli e 1 scimmia, in parte conservate in deposito e in parte esposte all'interno del teatrino.

Come in una wunderkammerla contemporaneità si specchia nella storia e nei materiali che lo compongono. Nel mondo di Pegah Pasyar la meraviglia del mondo di queste sculture è la trasposizione delle infinite possibilità della mente dei bambini, dove un piccolo maiale può guidare un elicottero. Mondi fantastici di malinconica apparizione.

L'esposizione è accompagnata da una omonima pubblicazione bilingue (italiano/inglese) edita da Agenzia NFC, contenente le riproduzioni delle opere esposte introdotte da testi di Marco Baldassari e Mark Gregory D'Apuzzo.

Pegah Pasyar è nata ad Esfahan, in Iran.
Si è laureata presso l’Università di Arte e Architettura di Kashan nel corso di laurea in Artigianato. Per circa dieci anni si è formata nel disegno di Miniature e Disegno di figura, con un famoso maestro iraniano. Ha insegnato successivamente a sua volta Miniatura. Si è laureata presso la Young Jewelry Designers Association of Iran presso Teheran. Ha creato e disegnato gioielli per un suo brand. Si è laureata nel 2020 in Pittura (Arti Visive), presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Partecipazione a mostre, pubblicazioni, eventi: Bench Rest Art, a cura di Tobia Donà, Fiera di Forlì (2016); performance Human Mask, a cura di Barbara Ceciliato rassegna Cineteca di Bologna, Piazza Maggiore, Bologna, (2017); Nulla è come sembra, a cura di Claudio Rosi, Istituto Storico Parri - Museo della Resistenza, Bologna (2017); Su misura, a cura di Casagallery Itinerante, Salone del Podestà di Palazzo Re Enzo, Bologna (2018); Criminis Imago, a cura di Giuseppe Amato e Marco Baldassari, Oratorio di Santa Maria della Vita, Bologna (2020); Russi: Cantiche. Dante e la fotografia, a cura di Beatrice Buscaroli e Bruno Bandini, Russi, centro storico (2021); Catalizzatore, Spazio NFC, Rimini (2021); Tran(S)missions, a cura di Università Roma Tre, Palazzo Taverna, Roma (2021); Skying Routing, BNP, Bologna (2022); Voci dall’Abisso. Quattro artiste iraniane a Bologna, Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni, Bologna (2023); Women for Freedom, a cura di Claudia Conte, B&C Tax e B&C Legal, Milano (2023); performance Respiro Sottoterra. L'Iran dis-velato di Pegah Pasyar, Lapidario del Museo della Città, Rimini (2023).
Ha inoltre curato l’allestimento delle mostre La diversità dello sguardo. Villa Litta vista da Brera a cura di Marco Baldassari e Rosanna Ruscio, presso Villa Litta Borromeo, Lainate (2023) e Eclipsis al Teatro Arena del Sole, Bologna (2023-2024).


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