Roberto Randaccio. Ruggine

Roberto Randaccio, Stati d'animo, 2014
Dal 26 September 2014 al 2 October 2014
Cagliari
Luogo: Le Cube Gallery
Indirizzo: via Italia 69, Pirri
Orari: da martedì a domenica 17-20
Curatori: Raffaello Ugo
Enti promotori:
- Comune di Cagliari
Telefono per informazioni: +39 348 0362800
Sito ufficiale: http://www.suoniepause.com
Si intitola “Ruggine” la mostra di opere su carta di Roberto Randaccio che l’associazione culturale Suoni&Pause inaugura domani, venerdì 26 settembre, alle ore 19 negli spazi Le Cube Gallery dell’ex Vetreria di Pirri (Cagliari).
Curata da Raffaello Ugo, l’esposizione riprende il filo del discorso interrotto da Randaccio nell’ultima mostra, “Opere su carta”, del maggio del 2013. In quell’occasione l’artista esponeva piccoli lavori che dichiarava “ispirati” dalla semplice contemplazione di muri scrostati, lamiere corrose e legni logori, insomma un materiale “povero” che ispirava una pittura al limite dell’astrazione e che sfiorava i temi dell’informale (la parte per il tutto).
Nelle opere qui proposte di quella prospettiva si allarga la visione: qui sono esposte lamiere e sovrapposizioni di oggetti metallici, bulloni, dadi, chiodi, ingranaggi e schegge di ferro. Nella mostra avviene il capovolgimento del processo imitativo precedente, il tutto per la parte. Lo sguardo che li osserva è però lo stesso. L’artista è attento a riproporre e mettere in risalto le superfici scabre, le incisioni, i tagli, i segni, anche minimi, che aprono a nuove e più nascoste prospettive. Si aggiunge, nel gioco provocatorio del trompe-l’oeil (l’illusione di stare guardando oggetti reali e tridimensionali, che in realtà sono irreali e dipinti in forma bidimensioanle) che domina e regola tutte queste opere, la tridimensionalità degli oggetti minimi posati su quelle stesse lamiere, le sovrapposizioni, l’accumulo, l’affastellamento caotico dei detriti. Li unisce un tema comune: la ruggine, il deterioramento dell’oggetto prodotto dal tempo, l’ossidazione, il verderame.
Roberto Randaccio espone qui con un voluto e ironico “inganno dell’occhio” un mondo fatto di oggetti minori. Oggetti abbandonati, inutilizzati o inutili ormai, già sfruttati e logori, che riprendono valore e vita grazie all’esaltazione dei cromatismi di questa «stralunata metallurgia», come scrive Leonardo Casula nel testo di presentazione.
Fanno parte dell’esposizione anche le due macchine euristiche dell’artista cagliaritano Raffaello Ugo: si tratta di due macchine idrauliche, composte anch’esse da materiale metallico di recupero, che mettono in movimento due “dischi” eseguiti da Randaccio, in una fusione di intenti e indirizzi artistici che prelude sicuramente a interessanti futuri.
L’esposizione sarà visitabile sino al 2 ottobre, tutti i giorni dalle 17 alle 20.
Roberto Randaccio (Cagliari 1958) da sempre coltiva segretamente la passione per le arti visive, la pittura, il disegno e la grafica (senza escludere il fumetto) ma solo ora questa nascosta e volutamente anonima scelta di vita è venuta allo scoperto con un rinnovato spirito di ricerca e sperimentazione. Abbandonate (momentaneamente) le precedenti tematiche iperrealistiche e citazioniste e la ritrattistica un tempo a lui congeniale e consolatoria, ha affrontato, dopo una lunga pausa di riflessione, una nuova ricerca pittorica proponendo in formati ridotti (volutamene ridotti) temi associabili all’Informare e genericamente all’Astratto. La tecnica mista (acquarello, acrilico, colla vinilica) sovrapposta al collage di carte diverse vuole principalmente far risaltare la porzione materica delle opere, in una lettura a più livelli e in piani che si fondono l’uno nell’altro. La dimensione ridotta delle opere pretende al fruitore una compenetrazione dello sguardo nel quadro come se fosse ingigantito in una forma di pantografica proiezione dell’immaginario. La sovrapposizione di colle viniliche e l’intelaiatura su cartone presentano il quadro come un oggetto tattile, da rigirarsi tra le dita, senza un preciso e definitivo punto di vista, offrendo allo spettatore /attore la possibilità di scegliere la propria angolazione visiva e psichica.
Curata da Raffaello Ugo, l’esposizione riprende il filo del discorso interrotto da Randaccio nell’ultima mostra, “Opere su carta”, del maggio del 2013. In quell’occasione l’artista esponeva piccoli lavori che dichiarava “ispirati” dalla semplice contemplazione di muri scrostati, lamiere corrose e legni logori, insomma un materiale “povero” che ispirava una pittura al limite dell’astrazione e che sfiorava i temi dell’informale (la parte per il tutto).
Nelle opere qui proposte di quella prospettiva si allarga la visione: qui sono esposte lamiere e sovrapposizioni di oggetti metallici, bulloni, dadi, chiodi, ingranaggi e schegge di ferro. Nella mostra avviene il capovolgimento del processo imitativo precedente, il tutto per la parte. Lo sguardo che li osserva è però lo stesso. L’artista è attento a riproporre e mettere in risalto le superfici scabre, le incisioni, i tagli, i segni, anche minimi, che aprono a nuove e più nascoste prospettive. Si aggiunge, nel gioco provocatorio del trompe-l’oeil (l’illusione di stare guardando oggetti reali e tridimensionali, che in realtà sono irreali e dipinti in forma bidimensioanle) che domina e regola tutte queste opere, la tridimensionalità degli oggetti minimi posati su quelle stesse lamiere, le sovrapposizioni, l’accumulo, l’affastellamento caotico dei detriti. Li unisce un tema comune: la ruggine, il deterioramento dell’oggetto prodotto dal tempo, l’ossidazione, il verderame.
Roberto Randaccio espone qui con un voluto e ironico “inganno dell’occhio” un mondo fatto di oggetti minori. Oggetti abbandonati, inutilizzati o inutili ormai, già sfruttati e logori, che riprendono valore e vita grazie all’esaltazione dei cromatismi di questa «stralunata metallurgia», come scrive Leonardo Casula nel testo di presentazione.
Fanno parte dell’esposizione anche le due macchine euristiche dell’artista cagliaritano Raffaello Ugo: si tratta di due macchine idrauliche, composte anch’esse da materiale metallico di recupero, che mettono in movimento due “dischi” eseguiti da Randaccio, in una fusione di intenti e indirizzi artistici che prelude sicuramente a interessanti futuri.
L’esposizione sarà visitabile sino al 2 ottobre, tutti i giorni dalle 17 alle 20.
Roberto Randaccio (Cagliari 1958) da sempre coltiva segretamente la passione per le arti visive, la pittura, il disegno e la grafica (senza escludere il fumetto) ma solo ora questa nascosta e volutamente anonima scelta di vita è venuta allo scoperto con un rinnovato spirito di ricerca e sperimentazione. Abbandonate (momentaneamente) le precedenti tematiche iperrealistiche e citazioniste e la ritrattistica un tempo a lui congeniale e consolatoria, ha affrontato, dopo una lunga pausa di riflessione, una nuova ricerca pittorica proponendo in formati ridotti (volutamene ridotti) temi associabili all’Informare e genericamente all’Astratto. La tecnica mista (acquarello, acrilico, colla vinilica) sovrapposta al collage di carte diverse vuole principalmente far risaltare la porzione materica delle opere, in una lettura a più livelli e in piani che si fondono l’uno nell’altro. La dimensione ridotta delle opere pretende al fruitore una compenetrazione dello sguardo nel quadro come se fosse ingigantito in una forma di pantografica proiezione dell’immaginario. La sovrapposizione di colle viniliche e l’intelaiatura su cartone presentano il quadro come un oggetto tattile, da rigirarsi tra le dita, senza un preciso e definitivo punto di vista, offrendo allo spettatore /attore la possibilità di scegliere la propria angolazione visiva e psichica.
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