Dialogo con l’ombra
Giulio Telarico, Dialogo con l’ombra, Galleria Nazionale di Cosenza
Dal 19 Maggio 2012 al 08 Luglio 2012
Cosenza
Luogo: Galleria Nazionale di Cosenza
Indirizzo: via Gian Vincenzo Gravina
Orari: da martedì a domenica 10-18
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0984 795639
Sito ufficiale: http://www.articalabria.it
La Galleria Nazionale di Cosenza (GNC) torna a proporre l’arte contemporanea, l’occasione è data dalla Notte dei Musei, in programma sabato 19 maggio 2012.
Palazzo Arnone, sede della GNC, ospita la mostra di Giulio Telarico, Dialogo con l’ombra.
Curata da Fabio De Chirico, Soprintendente ai Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Calabria, e Andrea Romoli Barberini, l’esposizione, nel documentare la ricerca recente condotta dall’artista cosentino, presenta circa 20 opere pittoriche e una suggestiva installazione.
Catalogo Rubbettino.
[…] Dopo aver partecipato alla sezione di Reggio Calabria, predisposta per la 54° Biennale di Venezia, Telarico, con questa personale realizzata nella Galleria Nazionale della Calabria, delinea attraverso il tracciato espositivo uno spazio di riflessione e di sintesi del suo percorso artistico, che inevitabilmente si configura come un momento di bilancio tra quanto già realizzato e quanto ancora potrà accadere nella sua vicenda storica e culturale, nell’ambito di un costante confronto tra la tradizione novecentesca e la ricerca di un linguaggio autonomo e personale. […] Le sue opere, tra gestualità pittorica e ricerca di forme plastiche, emergenti dalle tele, sapientemente modellate e centinate, o costruite per aggregazione materica, si situano nello spazio ambiguo della percezione tra illusorietà e realtà, lanciando una sfida all’osservatore, imbrigliato costantemente nel gioco sottile e filosofico di dover decifrare i segni visivi, ma anche le modalità espressive con cui sono proposti. C’è una continua tensione nei suoi lavori che mira a inglobare l’osservatore, rendendolo protagonista e soggetto pensante, attore e non più spettatore, in un costante confronto con l’artista che lo sfida sul terreno delle sue modalità percettive. Davanti a queste opere ci si deve rendere conto di essere di fronte a qualcosa, non è concesso in alcun modo delegare ad altri l’esperienza estetica e percettiva. Il Dialogo con l’ombra, oltre a rappresentare un personale modo di ripensare il senso e il ruolo dell’arte e dell’artista, è dunque un dialogo con l’osservatore, con le sue abitudini eidetiche, con la tradizione dell’arte come data una volta e per tutte. Oltre che essere la proiezione tangibile di un conflitto tra opposti (bidimensionale/tridimensionale, colore/non colore, segno/simbolo, superficie/spazio, ombra/luce, arte/vita). […] (Dal testo in catalogo di Fabio De Chirico)
[…] Attraverso una tecnica finissima, affidata a elementi ritagliati, applicati sulla tela, quindi rivestiti e dipinti, che il gioco degli aggetti e degli spessori crea la rilevanza plastica, vera e tangibile, di questo codice enigmatico che, in tal modo, quasi miracolosamente, anche in opere assolutamente monocrome, può staccarsi dai piani di fondo grazie alle linee d’ombra che ne definiscono i profili. Qui Telarico, al fine di vincere il limite fisico della pittura, superandone la spazialità illusoria e simbolica, sceglie la via del compromesso con la tridimensionalità del rilievo. Ed è proprio qui, con questa scelta di campo, che l’artista si inserisce, con la sua personale e per certi versi “eretica” interpretazione del problema della libera dimensione – almeno rispetto alla necessità assolutamente aniconica dei suoi predecessori - nel solco di quanti hanno scommesso sull’oggettualità pura e senza racconto del quadro che, per questa via, rimane e si conferma tale, senza smentire, con le sue parti appena aggettanti sul piano di fondo, la sua tradizionale bidimensionalità. […] L’artista è intervenuto anche sui formati dei supporti, prima rompendone l’ordinaria ortogonalità e poi giocando con la continuità delle superfici. Sono nate così una serie di opere tracciate da faglie profonde che dividono tele e tavole con una drammatica interruzione della superficie pittorica e delle forme che la percorrono. Quasi degli iati che tagliano la pelle del quadro e i suoi segni, ma che sono segno e colore essi stessi, discontinuità che non compromette l’integrità dell’elaborato e, anzi, ne entra a far parte come elemento connotante, ombra tra le ombre, riferimento estremo nella scala degli scuri. […] (dal testo in catalogo di Andrea Romoli Barberini)
Notizia Biografica
Giulio Telarico è nato a Cosenza nel 1949. Laureato al Dams, ha insegnato Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Cosenza. I sui esordi sono legati all’analisi del paesaggio verso una figurazione che si potrebbe definire paesaggistica-macroscopica. In quest’ambito pittorico realizza, nel 1978, il Manifesto del XIII Premio Sila. A partire dagli anni Ottanta l’attenzione al dettaglio si focalizza sugli elementi decorativi. Del suo lavoro si occupa il programma della Rai “La Periferia Sperimentale”, curato da Marcello Walter Bruno e Tonino Sicoli (1986). Con gli anni Novanta, la sua ricerca indaga sul rapporto tra decorazione e pittura. L’attenzione macroscopica verso il particolare si evolve verso il segno istintivo o come retaggio, supportato da una tecnica apparentemente gestuale e pittorica di grande precisione. All’attività artistica affianca quella di operatore culturale, partecipando all’organizzazione di vari eventi, tra i quali si segnalano: “Le Muse Inquietanti”, Museo Civico Rende 1990; “Marasco – Anni Dieci Settanta, dal Futurismo al Concretismo”, Museo Civico Rende 1995; “Rotella”, Museo Civico Rende 1996; “La Banca e l’Arte – Collezione della Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania”, Cosenza 1997. Nel 1995 prende parte, in Piazzetta Toscano, al processo di rivalutazione del centro storico di Cosenza, con l’esposizione “Biancosunero”. Nel 1996 con “Laboratorio di un artista nel museo”, svoltosi nel Museo Civico di Rende (Cs) coinvolge gli alunni di diverse scuole ai quali viene data la possibilità di assistere alla genesi di un’opera dell’artista, che per l’occasione ha trasformato la pinacoteca nel suo studio. Tale iniziativa viene curata da Fiorella Sicilia, Direttore del Museo Civico, Maria Brunetti e Domenico Pisani della Scuola di Specializzazione dell’Università di Siena. Nello stesso anno, con”Moto a luogo, dal Museo al Territorio”, curata da Massimo di Stefano, l’installazione diventa un autentico intervento sul territorio del centro storico di Rende; operazione riproposta nel 1997 con “Le favole nel bosco”, installazioni nel boschetto della Riforma a Bocchigliero (Cs). Nel 1998 partecipa all’iniziativa “Summertime una stagione dell’arte”, curata da Paolo Aita e Ludovico Pratesi, presso la Casa delle Culture di Cosenza, con una mostra monografica nella quale presenta anche una serie di lavori su carta che costituiscono l’inizio di un nuovo ciclo di opere nelle quali il “segno” diventa volume. Nel 2004 è presente alla mostra “Arte in Calabria 1960 – 2000, prime acquisizioni”, MAON (Museo d’Arte dell’Otto e Novecento, Rende) e riceve uno dei premi per la pittura del Premio “Paolo VI” nell’ambito della “III Triennale d’arte Sacra Contemporanea” di Lecce. Nel 2007 è invitato da Cristoph Bertsh alla mostra “Zona Ovest - Austria Occidentale in dialogo”, presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino. Nello stesso anno tiene la personale “Marilyn e altre storie”, con presentazione di Andrea Romoli Barberini. Nel 2009 è invitato da Mimma Pasqua e Franco Gordano alla mostra “Tornare @ Itaca”, presso il Museo civico dei Brettii e degli Enotri di Cosenza. L’esposizione è riproposta nel 2010 a Milano presso la fondazione MUDIMA. Sempre nel 2010, in occasione della Notte dei Musei, organizzata dalla Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici della Calabria, presenta la personale “Il silenzio delle ombre”, presso la Galleria d’arte LB di Cosenza. Nello stesso anno è presente alla mostra “Viaggio nella parola di Alda Merini” (Auditorium Fondazione Cariplo e Biblioteca Sormani di Milano). Nel 2011 partecipa alla mostra “Un bisbiglio lungo il cammino -Omaggio a Lorenzo Calogero” a cura di Franco Gordano, Mimma Pasqua e Angelo Sanna, presso il Museo Civico dei Brettii e degli Enotri di Cosenza. Inoltre, negli spazi della fondazione VOLUME a Roma, espone i lavori della serie “Sempre e comunque bianco” e, curata dalla stessa Fondazione VOLUME, propone il suo lavoro nei locali del “Pantheon Royal Suite” di Roma. Risiede e opera tra Cosenza e Roma.
Palazzo Arnone, sede della GNC, ospita la mostra di Giulio Telarico, Dialogo con l’ombra.
Curata da Fabio De Chirico, Soprintendente ai Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Calabria, e Andrea Romoli Barberini, l’esposizione, nel documentare la ricerca recente condotta dall’artista cosentino, presenta circa 20 opere pittoriche e una suggestiva installazione.
Catalogo Rubbettino.
[…] Dopo aver partecipato alla sezione di Reggio Calabria, predisposta per la 54° Biennale di Venezia, Telarico, con questa personale realizzata nella Galleria Nazionale della Calabria, delinea attraverso il tracciato espositivo uno spazio di riflessione e di sintesi del suo percorso artistico, che inevitabilmente si configura come un momento di bilancio tra quanto già realizzato e quanto ancora potrà accadere nella sua vicenda storica e culturale, nell’ambito di un costante confronto tra la tradizione novecentesca e la ricerca di un linguaggio autonomo e personale. […] Le sue opere, tra gestualità pittorica e ricerca di forme plastiche, emergenti dalle tele, sapientemente modellate e centinate, o costruite per aggregazione materica, si situano nello spazio ambiguo della percezione tra illusorietà e realtà, lanciando una sfida all’osservatore, imbrigliato costantemente nel gioco sottile e filosofico di dover decifrare i segni visivi, ma anche le modalità espressive con cui sono proposti. C’è una continua tensione nei suoi lavori che mira a inglobare l’osservatore, rendendolo protagonista e soggetto pensante, attore e non più spettatore, in un costante confronto con l’artista che lo sfida sul terreno delle sue modalità percettive. Davanti a queste opere ci si deve rendere conto di essere di fronte a qualcosa, non è concesso in alcun modo delegare ad altri l’esperienza estetica e percettiva. Il Dialogo con l’ombra, oltre a rappresentare un personale modo di ripensare il senso e il ruolo dell’arte e dell’artista, è dunque un dialogo con l’osservatore, con le sue abitudini eidetiche, con la tradizione dell’arte come data una volta e per tutte. Oltre che essere la proiezione tangibile di un conflitto tra opposti (bidimensionale/tridimensionale, colore/non colore, segno/simbolo, superficie/spazio, ombra/luce, arte/vita). […] (Dal testo in catalogo di Fabio De Chirico)
[…] Attraverso una tecnica finissima, affidata a elementi ritagliati, applicati sulla tela, quindi rivestiti e dipinti, che il gioco degli aggetti e degli spessori crea la rilevanza plastica, vera e tangibile, di questo codice enigmatico che, in tal modo, quasi miracolosamente, anche in opere assolutamente monocrome, può staccarsi dai piani di fondo grazie alle linee d’ombra che ne definiscono i profili. Qui Telarico, al fine di vincere il limite fisico della pittura, superandone la spazialità illusoria e simbolica, sceglie la via del compromesso con la tridimensionalità del rilievo. Ed è proprio qui, con questa scelta di campo, che l’artista si inserisce, con la sua personale e per certi versi “eretica” interpretazione del problema della libera dimensione – almeno rispetto alla necessità assolutamente aniconica dei suoi predecessori - nel solco di quanti hanno scommesso sull’oggettualità pura e senza racconto del quadro che, per questa via, rimane e si conferma tale, senza smentire, con le sue parti appena aggettanti sul piano di fondo, la sua tradizionale bidimensionalità. […] L’artista è intervenuto anche sui formati dei supporti, prima rompendone l’ordinaria ortogonalità e poi giocando con la continuità delle superfici. Sono nate così una serie di opere tracciate da faglie profonde che dividono tele e tavole con una drammatica interruzione della superficie pittorica e delle forme che la percorrono. Quasi degli iati che tagliano la pelle del quadro e i suoi segni, ma che sono segno e colore essi stessi, discontinuità che non compromette l’integrità dell’elaborato e, anzi, ne entra a far parte come elemento connotante, ombra tra le ombre, riferimento estremo nella scala degli scuri. […] (dal testo in catalogo di Andrea Romoli Barberini)
Notizia Biografica
Giulio Telarico è nato a Cosenza nel 1949. Laureato al Dams, ha insegnato Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Cosenza. I sui esordi sono legati all’analisi del paesaggio verso una figurazione che si potrebbe definire paesaggistica-macroscopica. In quest’ambito pittorico realizza, nel 1978, il Manifesto del XIII Premio Sila. A partire dagli anni Ottanta l’attenzione al dettaglio si focalizza sugli elementi decorativi. Del suo lavoro si occupa il programma della Rai “La Periferia Sperimentale”, curato da Marcello Walter Bruno e Tonino Sicoli (1986). Con gli anni Novanta, la sua ricerca indaga sul rapporto tra decorazione e pittura. L’attenzione macroscopica verso il particolare si evolve verso il segno istintivo o come retaggio, supportato da una tecnica apparentemente gestuale e pittorica di grande precisione. All’attività artistica affianca quella di operatore culturale, partecipando all’organizzazione di vari eventi, tra i quali si segnalano: “Le Muse Inquietanti”, Museo Civico Rende 1990; “Marasco – Anni Dieci Settanta, dal Futurismo al Concretismo”, Museo Civico Rende 1995; “Rotella”, Museo Civico Rende 1996; “La Banca e l’Arte – Collezione della Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania”, Cosenza 1997. Nel 1995 prende parte, in Piazzetta Toscano, al processo di rivalutazione del centro storico di Cosenza, con l’esposizione “Biancosunero”. Nel 1996 con “Laboratorio di un artista nel museo”, svoltosi nel Museo Civico di Rende (Cs) coinvolge gli alunni di diverse scuole ai quali viene data la possibilità di assistere alla genesi di un’opera dell’artista, che per l’occasione ha trasformato la pinacoteca nel suo studio. Tale iniziativa viene curata da Fiorella Sicilia, Direttore del Museo Civico, Maria Brunetti e Domenico Pisani della Scuola di Specializzazione dell’Università di Siena. Nello stesso anno, con”Moto a luogo, dal Museo al Territorio”, curata da Massimo di Stefano, l’installazione diventa un autentico intervento sul territorio del centro storico di Rende; operazione riproposta nel 1997 con “Le favole nel bosco”, installazioni nel boschetto della Riforma a Bocchigliero (Cs). Nel 1998 partecipa all’iniziativa “Summertime una stagione dell’arte”, curata da Paolo Aita e Ludovico Pratesi, presso la Casa delle Culture di Cosenza, con una mostra monografica nella quale presenta anche una serie di lavori su carta che costituiscono l’inizio di un nuovo ciclo di opere nelle quali il “segno” diventa volume. Nel 2004 è presente alla mostra “Arte in Calabria 1960 – 2000, prime acquisizioni”, MAON (Museo d’Arte dell’Otto e Novecento, Rende) e riceve uno dei premi per la pittura del Premio “Paolo VI” nell’ambito della “III Triennale d’arte Sacra Contemporanea” di Lecce. Nel 2007 è invitato da Cristoph Bertsh alla mostra “Zona Ovest - Austria Occidentale in dialogo”, presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino. Nello stesso anno tiene la personale “Marilyn e altre storie”, con presentazione di Andrea Romoli Barberini. Nel 2009 è invitato da Mimma Pasqua e Franco Gordano alla mostra “Tornare @ Itaca”, presso il Museo civico dei Brettii e degli Enotri di Cosenza. L’esposizione è riproposta nel 2010 a Milano presso la fondazione MUDIMA. Sempre nel 2010, in occasione della Notte dei Musei, organizzata dalla Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici della Calabria, presenta la personale “Il silenzio delle ombre”, presso la Galleria d’arte LB di Cosenza. Nello stesso anno è presente alla mostra “Viaggio nella parola di Alda Merini” (Auditorium Fondazione Cariplo e Biblioteca Sormani di Milano). Nel 2011 partecipa alla mostra “Un bisbiglio lungo il cammino -Omaggio a Lorenzo Calogero” a cura di Franco Gordano, Mimma Pasqua e Angelo Sanna, presso il Museo Civico dei Brettii e degli Enotri di Cosenza. Inoltre, negli spazi della fondazione VOLUME a Roma, espone i lavori della serie “Sempre e comunque bianco” e, curata dalla stessa Fondazione VOLUME, propone il suo lavoro nei locali del “Pantheon Royal Suite” di Roma. Risiede e opera tra Cosenza e Roma.
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