Claudio Costa e Aurelio Caminati: il caso di Monteghirfo

Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce, Genova

 

Dal 03 Marzo 2018 al 01 Maggio 2018

Genova

Luogo: Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce

Indirizzo: via Jacopo Ruffini 3

Orari: giovedì e venerdì: ore 11 - 18.30 sabato e domenica: ore 10 - 18.30 Chiuso: lunedì, martedì e mercoledì

Curatori: Francesca Serrati

Costo del biglietto: biglietto cumulativo con la mostra "Vita, morte, miracoli. L'arte della longevità" € 12

Telefono per informazioni: +39 010 580069

Sito ufficiale: http://www.museidigenova.it/



La mostra nasce da una ristretta selezione di opere della collezione permanente del museo di due significativi artisti genovesi: Claudio Costa e Aurelio Caminati.
A partire dall’ottobre del 1975 i due artisti iniziarono a collaborare per il recupero di una cultura contadina ormai rimossa e abbandonata dall’avanzata della società industrializzata.
È così che, in un piccolo paese al centro della Val Fontanabuona, valle ricca di tradizioni e leggende legate anche alla stregoneria, nasce il progetto del Museo Attivo di Antropologia di Monteghirfo.
Il museo si trovava all’interno di una casa contadina abbandonata ma intatta, nella quale era possibile raccogliere e conservare gli oggetti costruiti dall’uomo e fondamentali per la sua esistenza.
Identificando, rinominando e classificando questi utensili come reperti museali, gli artisti attuano un ripensamento totale del concetto di museo e di cultura che,  ribaltando gli assunti duchampiani, recuperano un senso profondo ritornando alla fisicità della materia.

Con questo progetto Claudio Costa si soffermerà sul tema antropologico, essenziale nel suo lavoro, così come il concetto di mito e trasformazione della materia.
Ai margini estremi del paese, intenzionalmente dopo e oltre la Chiesa, venne realizzato nel 1975 con la partecipazione degli abitanti di Monteghirfo "Controprocesso. Verifica per una processualità contro". Nel Controprocesso Caminati legge, in dialetto, una parte degli atti del 1588 del processo a Franca Borello, condannata a morte come strega a Badalucco, podesteria di Triora.
Questo e la trascrizione di altri riti magici, il più noto quello della sperlengueia, costituiranno la prima trascrizione animata che porterà Aurelio Caminati a sviluppare negli anni successivi una forte ricerca legata alle trascrizioni.

In dialogo con il progetto dei due artisti, troviamo il lavoro del giovane artista genovese Christian Tripodina che, attivamente e in modo comunitario, pratica la vita rurale contadina sulle alture di Pegli.
Il suo lavoro nasce dal rapporto con la natura, la tradizione e la memoria cercando di definire un’alternativa possibile alla società contemporanea. Come per il progetto di Monteghirfo anche nel lavoro di Tripodina si avverte la necessità di ritrovare le radici di un luogo – trasformato quando necessario in un laboratorio d’osservazione – lasciando che l’artista assuma le sembianze di un esploratore e, allo stesso tempo, di un antropologo. L’artista, in numerose performance, indossa tuniche e paramenti che “risuonano” con le leggendarie azioni di Caminati, lavora con una serie di oggetti-reperti che richiamano Costa e utilizza pigmenti e olii essenziali che innescano un rimando anche con il lavoro di Renata Boero, artista presente nella mostra al piano nobile.

È così che questi tre universi artistici riescono, nonostante il tempo, a innescare un dialogo profondo all’interno delle sale, in una continua commistione tra arte e vita con in sottofondo una chiara critica nei confronti della società attuale e del suo continuo abbandono di quella memoria rurale appartenente alla storia dell’uomo.

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