Un’Opera per Mantova - Borders di Francesca Grilli

MiBACT - Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo

 

Dal 21 Dicembre 2016 al 21 Dicembre 2016

Mantova

Luogo: Bastione di Porto Catena / Lungolago Gonzaga

Indirizzo: Lungolago Gonzaga

Enti promotori:

  • Comune di Mantova
  • MiBACT - Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane



Tra le iniziative che concludono l’anno di Mantova Capitale Italiana della Cultura 2016 mercoledì 21 dicembre alle ore 12.30, al Bastione di Porto Catena e sul Lungolago Gonzaga, si inaugura Borders, l’installazione permanentedi Francesca Grilli nell’ambito del progetto Un’Opera per Mantova.

“Un opera per…” è un progetto che la Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Ministero dei beni e delle Attività Culturali e del Turismo promuove e sostiene ogni anno. L’intento è quello di contribuire a realizzare un’opera d’arte contemporanea nella città eletta Capitale italiana della Cultura.

L’artista Francesca Grilliè stata scelta da una commissione selezionatrice, individuata da Comune di Mantova e Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Ministero dei beni e delle Attività Culturali e del Turismo, poiché ha saputo meglio interpretare la città, il contesto storico artistico e paesaggistico ambientale secondo nuove formulazioni e prospettive.

Mantova, così carica di storia e di testimonianze artistiche, di lasciti di grandi artisti e architetti, raccoglie nuovamente la sfida di essere protagonista dell’arte contemporanea, dialogando e confrontandosi con l’unicità del paesaggio e della sua conformazione urbana come già avvenuto in passato con eventi quali 77 Million Paintings for Palazzo Te di Brian Eno, Un sogno fatto a MantovaArcipelago di Ocno di Joseph Grima, solo per citarne alcuni.
 
L’artista suggerisce metaforicamente allo spettatore un punto di vista inconsueto attraverso due cannocchiali panoramici, posizionati sul Lungolago e presso il Bastione di Porto Catena. Il primo cannocchiale punta al cielo, riprendendo la prospettiva mantegnesca dell’oculo della volta della Camera degli Sposi e allo stesso tempo stimolando l’osservatore ad aprire la visuale ben oltre il paesaggio urbano. Il secondo inquadra l’acqua, cercando di schiudere simbolicamente una possibilità di visione verso l’esterno e l’inesplorato.

Proprio dai panorami della città dei Gonzaga nasce la riflessione della giovane artista bolognese. Digitando su internet la parola "Mantova" è impossibile non notare come la percezione della città parta da un punto indefinito al di là del Mincio, per mostrare la parte più storica. Da una prima lettura iconografica sembrerebbe che le immagini suggeriscano ancora oggi il valore antico dell’acqua a protezione della città fortificata.

Borders
recupera alcuni elementi che caratterizzano la pratica dell’artista, in particolare lo studio della tradizione antica legata alla città e la responsabilizzazione dello spettatore.

«L’opera concentra sull’atto di osservare, la ricostruzione di un dibattito socio-politico intorno alla società contemporanea, intorno ad alcuni nuclei fondamentali costruiti sull’idea di sguardo come territorio di comunicazione nel suo rapporto con il corpo – spiega Francesca Grilli – L’intento del progetto è quello di spostare il punto di vista dalla città verso l’esterno, verso l’altrove, per offrire una possibilità, suggerendo una dimensione altra ai suoi cittadini».

L’azione di guardare, seppur suggerita dagli oggetti, non è più controllata dall’artista, ma solamente incoraggiata e donata agli abitanti. La scelta di identificare come limiti della città elementi naturali come cielo e acqua, mutevoli con il trascorrere del tempo, ricodifica l’immaginario di fortezza che ha sempre accompagnato Mantova. L’opera recupera lo sfondamento prospettico eseguito dal Mantegna, che, attraverso la sua pittura all’interno di ambienti piccoli, cercava il cielo e la vista sull’acqua.
Borders, composta/scomposta in due elementi distanziati fra loro, costringe lo spettatore a muoversi nel tessuto urbano, aggiungendo dinamismo fisico e concettuale all’opera, accentuandone l’aspetto performativo atto a scardinare la natura statica dell’oggetto.

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