Daniela Spaletra. Unicursale
Dal 28 Febbraio 2014 al 02 Marzo 2014
Carrara | Massa-Carrara
Luogo: Chiesa Madonna delle lacrime
Indirizzo: via Carriona
Orari: dalle 18
Curatori: Gilberto Pellizzola
Telefono per informazioni: +39 0585 8990210
E-Mail info: curia@massacarrara.chiesacattolica.it
Sito ufficiale: http://www.danielaspaletra.it
Unicursale è un progetto in progress che nasce dall'esigenza di reagire all'oscenità delle guerre:una "rappresentazione" a cui assistiamo ormai con indifferenza, oppure con senso di impotenza e frustrazione. "La guerra lavora come la carta vetrata" scrisse A.Babcenko nel libro "La guerra di un soldato in Cecenia". Gratta via tutto, dalle cose semplici alla vita stessa. L'installazione si basa proprio sul senso di questa perdita, sia materiale che identitaria. Un grande labirinto,composto di bossoli di arma da fuoco,accoglie lo spettatore per introdurlo in uno spazio articolato e multiforme.
Il labirinto è specchio della rischiosa complessità del mondo, intreccio del bene e del male, simbolo di smarrimento e insieme provocazione all'orintamento. Nell'installazione è metafora della guerra come enigma e come immagine. E'infatti percorribile solo a livello visivo,attraverso un viaggio ipnotico ed unicursale, cioè praticabile in una singola direzione:una volta entrati è possibile uscire solo ritornando sui propri passi. Nei video, quasi speculari l'uno rispetto all'altro si assiste, in uno, attraverso colpi di arma da fuoco alla smaterializzazione di elementi semplici della nostra quotidianità come l'acqua, il latte,il pane,la farina,il riso,il vino,l'olio, in una sequenza volutamente rallentata per amplificare il senso di distruzione e di perdita. Nell'altro invece si torna "sui propri passi":il rewind ricostruisce le cose perse, nel tentativo di modificare simbolicamente una terribile realtà. Sul fondo una fila di grandi rotoli di carta vetrata, che rimandano per l'aspetto ai "Mulini di Preghiera" buddisti, fanno da contrappunto al terzo video, che in dissolvenza, come incerta probabilità di pace, mostra un girotondo di bambini che cantano. La scelta di ambientare l'opera in una chiesa evidenzia l'invito alla riflessione e al raccoglimento.
L'intero progetto è dedicato a Gino Strada e al suo costante, instancabile impegno.
Il labirinto è specchio della rischiosa complessità del mondo, intreccio del bene e del male, simbolo di smarrimento e insieme provocazione all'orintamento. Nell'installazione è metafora della guerra come enigma e come immagine. E'infatti percorribile solo a livello visivo,attraverso un viaggio ipnotico ed unicursale, cioè praticabile in una singola direzione:una volta entrati è possibile uscire solo ritornando sui propri passi. Nei video, quasi speculari l'uno rispetto all'altro si assiste, in uno, attraverso colpi di arma da fuoco alla smaterializzazione di elementi semplici della nostra quotidianità come l'acqua, il latte,il pane,la farina,il riso,il vino,l'olio, in una sequenza volutamente rallentata per amplificare il senso di distruzione e di perdita. Nell'altro invece si torna "sui propri passi":il rewind ricostruisce le cose perse, nel tentativo di modificare simbolicamente una terribile realtà. Sul fondo una fila di grandi rotoli di carta vetrata, che rimandano per l'aspetto ai "Mulini di Preghiera" buddisti, fanno da contrappunto al terzo video, che in dissolvenza, come incerta probabilità di pace, mostra un girotondo di bambini che cantano. La scelta di ambientare l'opera in una chiesa evidenzia l'invito alla riflessione e al raccoglimento.
L'intero progetto è dedicato a Gino Strada e al suo costante, instancabile impegno.
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