Giocando con la luce e con il colore. Dialogo tra Nicola De Maria e Piero Dorazio

Nicola De Maria, Giardino e angeli, 1984-85
Dal 30 September 2025 al 25 October 2025
Milano
Luogo: Tornabuoni Arte
Indirizzo: Via Fatebenefratelli 34/36
Orari: lunedì 15.00–19.00 | martedì – sabato 10.00-13.00 / 15.00-19.00
Telefono per informazioni: +39 02 6554841
E-Mail info: milano@tornabuoniarte.it
Sito ufficiale: http://www.tornabuoniart.com
Una riflessione sul potere evocativo del colore e sulla sua capacità di trasformare lo spazio pittorico è al centro della nuova mostra ospitata da Tornabuoni Arte nella sede di Milano. Giocando con la luce e con il colore. Dialogo tra Nicola De Maria e Piero Dorazio, che inaugura martedì 30 settembre alle ore 17.30, propone un accostamento tra due delle figure più importanti dell’arte italiana del secondo Novecento, offrendo un confronto visivo che invita a riscoprire i loro rispettivi percorsi.
In esposizione una selezione di circa 27 opere: quelle di Piero Dorazio, realizzate tra gli anni Cinquanta e il 2000, e quelle di Nicola De Maria, datate dagli anni Ottanta al 2005. Due esperienze artistiche distinte per epoca, sensibilità e stile, ma accomunate dall’idea della pittura come campo autonomo, spazio di luce e colore.
Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005), figura centrale dell’astrazione italiana e internazionale, ha dedicato la sua ricerca alla costruzione di trame cromatiche capaci di generare movimento e profondità. I lavori scelti per questa mostra sottolineano le diverse fasi di questo percorso, sempre caratterizzato da un equilibrio tra rigore e vibrazione.
Nicola De Maria (Foglianise, Benevento, 1954), torinese d’adozione e tra i protagonisti, alla fine degli anni Settanta, della Transavanguardia, trasforma il colore in materia viva, animata da un’intensa componente lirica e spirituale. Le sue superfici diventano ambienti sospesi, popolati da segni, campiture e gesti che rimandano a uno spazio interiore.
Non esiste documentazione di un rapporto diretto tra i due artisti, ma il loro accostamento nasce da una sintonia più profonda: entrambi attribuiscono al colore un ruolo centrale, capace di influenzare la percezione, ampliare lo spazio e coinvolgere l’osservatore. Nelle esplosioni cromatiche di De Maria si può cogliere una parentela lontana con l’astrazione lirica di Piero Dorazio; tuttavia, mentre quest’ultimo perseguiva un equilibrio ordinato di linee e campiture, De Maria si apre a una dimensione metafisica, costruendo spazi pittorici attraversati da una tensione spirituale. In entrambi, il colore è linguaggio vivo e autonomo ma in De Maria assume una valenza mistica, lontana dalle strutture razionali di Dorazio, sottolineando così l’affinità e al tempo stesso la distanza tra due poetiche incentrate sull’energia spirituale della pittura.
Tra le opere che troviamo in questo percorso, Leal (1972) e Smagliante sempre (1972) di Dorazio mettono in luce la sua capacità di articolare la superficie attraverso fitte sequenze cromatiche, in cui il segno genera movimento e tensione visiva. Il colore, distribuito in campiture ritmiche, si fa veicolo di luce e definisce lo spazio. In parallelo, dipinti come Giardino e angeli + luci + baci (Giorno di Pasqua) (1984–85), Regno dei fiori – Sorridi faccia (1984–85) e Sono un pittore di casette (1982) testimoniano come De Maria affidi al colore un’intensità emotiva e simbolica, capace di dar vita a universi interiori e immaginifici. In entrambi gli artisti, la luce non è rappresentata direttamente ma emerge grazie al colore, che anima la superficie e ne intensifica la percezione visiva.
Il titolo dell’esposizione, Giocando con la luce e con il colore, suggerisce un atteggiamento di apertura e sperimentazione. Il “gioco” rappresenta un approccio al colore e alla luce che privilegia l’intuizione e la libertà espressiva, senza rinunciare a una riflessione sul ruolo della pittura. L’invito è a un coinvolgimento diretto, stimolando l’attenzione e la sensibilità di chi osserva.
La mostra sarà visitabile fino al 25 ottobre e rientra nel programma espositivo di Tornabuoni Arte dedicato all’approfondimento delle molteplici voci dell’arte italiana del Novecento, attraverso confronti inediti e letture trasversali.
In esposizione una selezione di circa 27 opere: quelle di Piero Dorazio, realizzate tra gli anni Cinquanta e il 2000, e quelle di Nicola De Maria, datate dagli anni Ottanta al 2005. Due esperienze artistiche distinte per epoca, sensibilità e stile, ma accomunate dall’idea della pittura come campo autonomo, spazio di luce e colore.
Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005), figura centrale dell’astrazione italiana e internazionale, ha dedicato la sua ricerca alla costruzione di trame cromatiche capaci di generare movimento e profondità. I lavori scelti per questa mostra sottolineano le diverse fasi di questo percorso, sempre caratterizzato da un equilibrio tra rigore e vibrazione.
Nicola De Maria (Foglianise, Benevento, 1954), torinese d’adozione e tra i protagonisti, alla fine degli anni Settanta, della Transavanguardia, trasforma il colore in materia viva, animata da un’intensa componente lirica e spirituale. Le sue superfici diventano ambienti sospesi, popolati da segni, campiture e gesti che rimandano a uno spazio interiore.
Non esiste documentazione di un rapporto diretto tra i due artisti, ma il loro accostamento nasce da una sintonia più profonda: entrambi attribuiscono al colore un ruolo centrale, capace di influenzare la percezione, ampliare lo spazio e coinvolgere l’osservatore. Nelle esplosioni cromatiche di De Maria si può cogliere una parentela lontana con l’astrazione lirica di Piero Dorazio; tuttavia, mentre quest’ultimo perseguiva un equilibrio ordinato di linee e campiture, De Maria si apre a una dimensione metafisica, costruendo spazi pittorici attraversati da una tensione spirituale. In entrambi, il colore è linguaggio vivo e autonomo ma in De Maria assume una valenza mistica, lontana dalle strutture razionali di Dorazio, sottolineando così l’affinità e al tempo stesso la distanza tra due poetiche incentrate sull’energia spirituale della pittura.
Tra le opere che troviamo in questo percorso, Leal (1972) e Smagliante sempre (1972) di Dorazio mettono in luce la sua capacità di articolare la superficie attraverso fitte sequenze cromatiche, in cui il segno genera movimento e tensione visiva. Il colore, distribuito in campiture ritmiche, si fa veicolo di luce e definisce lo spazio. In parallelo, dipinti come Giardino e angeli + luci + baci (Giorno di Pasqua) (1984–85), Regno dei fiori – Sorridi faccia (1984–85) e Sono un pittore di casette (1982) testimoniano come De Maria affidi al colore un’intensità emotiva e simbolica, capace di dar vita a universi interiori e immaginifici. In entrambi gli artisti, la luce non è rappresentata direttamente ma emerge grazie al colore, che anima la superficie e ne intensifica la percezione visiva.
Il titolo dell’esposizione, Giocando con la luce e con il colore, suggerisce un atteggiamento di apertura e sperimentazione. Il “gioco” rappresenta un approccio al colore e alla luce che privilegia l’intuizione e la libertà espressiva, senza rinunciare a una riflessione sul ruolo della pittura. L’invito è a un coinvolgimento diretto, stimolando l’attenzione e la sensibilità di chi osserva.
La mostra sarà visitabile fino al 25 ottobre e rientra nel programma espositivo di Tornabuoni Arte dedicato all’approfondimento delle molteplici voci dell’arte italiana del Novecento, attraverso confronti inediti e letture trasversali.
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