Nero x Nero. Burri e Nunzio

Alberto Burri, Nero e Oro, 1993. Acrylic, gold leaf and cellotex on canvas. 106x161,5 cm. Courtesy Mazzoleni

 

Dal 1 October 2025 al 20 December 2025

Milano

Luogo: Mazzoleni Milano

Indirizzo: Via Senato 20

Orari: da martedì a sabato 10-13 / 14-19

Curatori: Bruno Corà

E-Mail info: milano@mazzoleniart.com

Sito ufficiale: http://mazzoleniart.com


Mazzoleni apre il suo nuovo spazio espositivo di Milano martedì 30 settembre 2025 con la mostra Nero x Nero, dedicata alle opere di Alberto Burri e Nunzio, a cura di Bruno Corà, critico d’arte e Presidente della Fondazione Burri di Città di Castello.

La scelta di inaugurare la galleria con questo progetto nasce dal profondo legame di Mazzoleni con entrambi gli artisti: le opere di Burri hanno accompagnato i trentanove anni di attività della galleria in numerosi progetti, in particolare con tre mostre monografiche nel 2004 e nel 2012 a Torino e nel 2015 a Londra; Nunzio ha segnato il programma della sede londinese con due personali, la prima, curata da Kenneth Baker nel 2019, e più recentemente, nel 2023 con una selezione di disegni inediti. Entrambi gli artisti sono stati inoltre presenti nella collettiva Burri, Kounellis, Nunzio. Ethic of the Artwork, curata da Corà a Londra nel 2021.

La mostra sottolinea anche la duplice vocazione di Mazzoleni: da un lato l’impegno nella valorizzazione dei grandi maestri del Dopoguerra italiano, dall’altro la volontà di promuovere artisti contemporanei, tracciando un dialogo vivo tra eredità storica e ricerca attuale.

Il dialogo tra Burri e Nunzio in questa mostra si articola attorno al tema del nero. Nel testo critico che accompagna la mostra, Corà ricorda come la prima opera allestita personalmente da Burri a Palazzo Albizzini sia stata Catrame 1, 1948. Negli anni seguenti, nessun colore, nella sua opera, ha avuto presenza tanto costante quanto il nero. Scrive il curatore: “Come cosmico buio di una ignota dimensione in cui inoltrarsi, il nero di Burri è sempre elaborazione di materia spaziata, dove pur regna la forma e un equilibrio condiviso con la ‘caecitas’ dei poeti.”

Il nero è anche il risultato di un’azione trasformativa del fuoco, come all’interno della serie delle Plastiche, in cui Burri spinge al limite le potenzialità della materia. Scegliendo la natura alchemica della “...fiamma come un pennello infernale”, come la definì Brandi nel celebre saggio del ’63, Burri dipinge con il fuoco e ne sfrutta l’intero potenziale, al tempo stesso distruttivo e generativo.

Nunzio, d’altra parte, fa del fuoco un processo di trasmutazione radicale: “un bagno purificatore che cambia lo stato della materia, - afferma l’artista - ed evoca il suo fossile, il buio”. Fin dagli esordi ombra, notte e nero caratterizzano la ricerca dell’artista. La combustione non è un gesto distruttivo né compositivo, ma di un atto purificatore che altera lo stato della materia. Il legno bruciato si trasmuta in elemento conduttore, superficie incisa dalla fiamma che rivela nuove possibilità.

Scrive ancora Corà: “A rendere l'opera di Nunzio dialettica con quella di Burri è l'attenzione alla qualificazione della forma come entità etica che si confronta e si sottrae al tempo. Nella sua scultura aleggia in modo naturale una astratta e indefinibile essenza archetipa, possibile riflesso del suo pensiero della forma…”

Accanto al legno, Nunzio utilizza anche il piombo, materiale che introduce un ulteriore livello di tensione e complessità. Se il legno rappresenta l’ombra e la notte, il piombo si lega invece alla luce, alla sua capacità di mutare continuamente la percezione dell’opera. La superficie del metallo, instabile e cangiante, reagisce diversamente a seconda dell’incidenza luminosa, rendendo ogni scultura un organismo in divenire. Questa dialettica tra legno e piombo, tra combustione e superficie metallica, costruisce un linguaggio scultoreo che unisce il rigore della materia alla sua trasformazione poetica.

Tra le opere di Alberto Burri spiccano Nero Cretto (1970) e Nero e Oro (1993). Quest’ultima appartiene alla ricerca avviata dall’artista tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta, ispirata alla tradizione musiva ravennate. Qui la superficie in cellotex ricoperta di acrilico nero e foglia d’oro genera un contrasto perfetto tra oro e nero, segnando un ritorno alla pura astrazione delle forme che aveva contraddistinto i suoi esordi.

Tra le opere in mostra di Nunzio, la scultura Avvoltoio (2019), esempio della sua capacità di superare la tradizione scultorea italiana del secondo dopoguerra, e anche una nuova opera concepita appositamente per gli spazi della galleria milanese. In entrambe, il fuoco diventa strumento di metamorfosi: imprime cicatrici, annerisce le superfici e restituisce nuova energia alla materia, sospesa tra luce e ombra.
L’artista sarà presente in galleria in occasione del vernissage su invito della mostra, martedì 30 settembre.

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