Visioni Metafisiche. Vasco Ascolini incontra Canova, Thorvaldsen e De Chirico

Vasco Ascolini, Louvre - Paris, 1995. Milano, Fondazione Pasquale Battista

 

Dal 16 Giugno 2023 al 03 Dicembre 2023

Milano

Luogo: Museo Bagatti Valsecchi

Indirizzo: Via Gesù 5

Orari: mercoledì: 13-20 giovedì e venerdì: 13-17.45 sabato e domenica: 10-17.45 lunedì e martedì chiuso

Curatori: Antonio D’Amico e Luca Carnicelli

Costo del biglietto: Intero: 12,00 € Ridotto e convenzioni: 9,00 € Universitari con tessera e adulti sopra i 65 anni (dettaglio delle convenzioni su www.museobagattivalsecchi.org) Bambini e ragazzi tra 6 e 17 anni compiuti: 2,00 € Gratuità Bambini fino a 5 anni compresi, accompagnatori di persone con disabilità, Amici del Museo Bagatti Valsecchi, Membri ICOM

Telefono per informazioni: +39 02 7600.6132

E-Mail info: info@museobagattivalsecchi.org

Sito ufficiale: http://www.museobagattivalsecchi.org


Il Museo Bagatti Valsecchi e la Fondazione Pasquale Battista, con il sostegno del Gruppo Augusta Ratio S.p.A., SILGAS e K&L Gates, il patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Milano e dell’Institut français di Milano, e in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Carrara, presentano dal 16 giugno al 3 dicembre 2023 la prima mostra milanese dedicata al fotografo Vasco Ascolini dal titolo Visioni Metafisiche. Vasco Ascolini incontra Canova, Thorvaldsen e De Chirico, a cura di Antonio D’Amico e Luca Carnicelli.
 
Il percorso di visita si snoda all’interno delle sale museali dove si potrà ammirare una selezione di oltre settanta tra gli scatti più significativi di Ascolini, dedicati ad elementi statuari, proposti come frammenti scultorei che animano, con la loro immobilità, contesti desolati. Tema caro all’artista fin dai primi anni Ottanta, quando iniziò a immortalare architetture isolate sospese nel tempo, caratterizzate da metafisici spazi alienati.
 
I dialoghi metafisici sono il focus di questa mostra: il cosmo fotografico di Ascolini si pone in relazione con le tele di Giorgio de Chirico attraverso scatti che enfatizzano una dimensione atemporale scandita da bianchissime sculture marmoree e immensi spazi disabitati. Le opere del fotografo reggiano dialogano pertanto con L’Autoritratto di De Chirico e L’Autoritratto in gesso di Canova proveniente dall’Accademia di Belle Arti di Carrara, con L’aragosta del 1922 e con unaPiazza d’Italia dove si scorgono il silenzio imperante di una scultura sdraiata al centro della piazza e architetture desolate.
La dialettica è arricchita da suggestivi modelli e calchi in gesso dei maestri del Neoclassicismo, come quelli di Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen, le cui opere provengono dalle collezioni della Gipsoteca dell’Accademia di Belle Arti di Carrara e da una collezione privata.
 
Il dialogo che si instaura tra le opere esposte all’interno della Casa Museo di via Gesù immersa nel cuore del quadrilatero della moda, si spinge fino ad abbracciare elementi di relazione con i canoni estetici propri della Haute couture. Questi vengono indagati per mezzo di opere i cui soggetti, avvolti in veli di plastica, assumono sembianze di modelli misteriosi ed eterei, che suggeriscono analogie tra il singolare immaginario figurativo ascoliniano e il concept visionario di Demna Gvasalia e attraverso citazioni e richiami espliciti al rosa shocking e all’Abito da sera con aragostadisegnato da Elsa Schiaparelli - in collaborazione con Salvador Dalì -, che al pari di Ascolini visse un legame profondo e autentico con la Francia e la cultura francese.
 
Il visitatore è così invitato a introdursi nell’eloquente dialogo instaurato tra gli ambienti museali e le opere fotografiche di Vasco Ascolini in un percorso pensato per valorizzare non solo gli scatti del fotografo reggiano ma anche le numerose opere bagattesche. Invitando a fruire gli ambienti come in una vera casa, si potrà scoprire il valore di tutti gli elementi che connotano la Casa Museo Bagatti Valsecchi – dalle ceramiche ai vetri, dagli arredi agli avori – comprendendo l’importanza delle opere che comunemente vengono etichettate come secondarie. L’esposizione pone infatti l’attenzione anche sul parallelismo che corre tra la valorizzazione di dettagli sfuggenti, operata da Vasco Ascolini mediante la selezione di precisi soggetti fotografici e la rivalutazione delle arti applicate attuata dai Bagatti Valsecchi per evocare l’immaginario rinascimentale nella dimensione più prettamente domestica.
 
Con questa esposizione il Museo Bagatti Valsecchi si dimostra sempre più attento ai dialoghi tra antico e contemporaneo — già insiti nell’approccio ottocentesco dei fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi — e prende parte alle proposte culturali della città di Milano, ormai divenuto polo attrattivo per la fotografia, con una mostra che offre una visione esaustiva dell’opera di Vasco Ascolini, il quale, concentrandosi sull’artificio della scultura e degli spazi architettonici, restituisce una visione onirica e quasi metafisica degli ambienti della dimora.
 
Con questa mostra, realizzata grazie alla partnership con la Fondazione Pasquale Battista e il Gruppo Augusta Ratio, il Museo Bagatti Valsecchi persegue l'intento di ospitare mostre temporanee in armonia con la collezione permanente raccolta dai fratelli Bagatti Valsecchi a metà Ottocento, confermando l'interesse per il collezionismo e in questo caso per la fotografia contemporanea.” – afferma Camilla Bagatti Valsecchi, presidente della Fondazione Bagatti Valsecchi - “Il percorso si snoda in tutte le sale della Casa Museo ed evoca ricordi e suggestioni tra le arti sorelle. Infatti, il nucleo di oltre settanta fotografie di Vasco Ascolini, dedicate alla statuaria antica, viene messo in dialogo con alcuni marmi, con i gessi di Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen, alcuni dei quali provenienti dall'Accademia di Belle Arti di Carrara, e con le tele di Giorgio De Chirico, confermando la suggestione metafisica di Ascolini. Ai visitatori auguro di trovare quei dettagli nascosti che connettono le fotografie di Vasco Ascolini con Canova, Thorvaldsen, De Chirico e la nostra collezione permanente”. 
 
Con questa mostra il Museo Bagatti Valsecchi celebra la lunga e proficua carriera del fotografo emiliano, ponendo l’accento sulla sua produzione dedicata alla scultura antica.” – conclude Francesca Caruso, Assessore alla Cultura di Regione Lombardia – “Un lavoro, quello di Ascolini, che grazie al sapiente uso di luci e ombre, arricchisce i soggetti da lui ritratti di nuovi significati, in un’atmosfera senza tempo. Nel rendere omaggio all’opera del fotografo mi unisco, in quanto Assessore alla Cultura di Regione Lombardia, al Museo Bagatti Valsecchi, una delle Case Museo di Milano riconosciute dalla Regione, il cui grande patrimonio culturale restituisce non solo una puntuale rappresentazione del collezionismo di fine XIX secolo, ma anche uno spaccato della società milanese dell’epoca.  Attraverso i suoi musei riconosciuti, la Lombardia cerca sempre di più di dare voce a nuove sinergie tra antico e contemporaneo, attraverso esposizioni temporanee ed installazioni di artisti, fotografi e designerSono lieta di constatare come il sostegno di Regione Lombardia consenta alla Fondazione Bagatti Valsecchi di porsi come un esempio virtuoso di promozione e valorizzazione culturale anche in questo campo”.
 
Accompagna la mostra un catalogo edito da Sagep Editori con contributi di Antonio D’Amico, Luca Carnicelli, Eugenio Bitetti, Aurora Ghezzi, Moira Mascotto, direttrice del Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno.

Nato nel 1937 a Reggio Emilia, Vasco Ascolini si afferma in Italia e all’estero nella seconda metà del Novecento sia per le sue fotografie a tema teatrale che per gli scatti dedicati ai reperti museali e architettonici del passato, a partire dagli anni Ottanta. Egli inizia la sua produzione fotografica nel 1965 e in breve tempo acquisisce un importante bagaglio tecnico anche grazie all’amicizia con Stanislao Farri. Dal 1973 al 1990 diventa fotografo ufficiale del Teatro Municipale “Romolo Valli” di Reggio Emilia, iniziando così una lunga carriera in Italia e soprattutto all’estero. Dagli anni Ottanta le sue opere vengono esposte in una serie di mostre internazionali: tra le più significative si ricordano la retrospettiva sul suo lavoro teatrale esposta nel 1985 al Lincoln Center di New York e l’esposizione di Aosta del 1989 dal titolo Vasco Ascolini. Aosta metafisica e altri luoghi, corredata dal testo critico di Ernst H. Gombrich, in quello che fu uno dei pochi scritti dello studioso dedicati alla fotografia, che di Ascolini disse “Come egli possa catturare la quiete e la solitudine di uno scenario carico di premonizioni rimarrà il suo segreto”.

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