Sirio Luginbuhl: film sperimentali. Gli anni della contestazione

© Archivio privato Antonio Concolato Padova | Sirio Luginbuhl, Amarsi a Marghera, Il bacio, 1970, Film 8MM

 

Dal 15 Aprile 2018 al 02 Settembre 2018

Cittadella | Padova

Luogo: Palazzo Pretorio

Indirizzo: via Guglielmo Marconi 30

Curatori: Guido Bartorelli, Lisa Parolo

Enti promotori:

  • Fondazione Palazzo Pretorio Onlus
  • In collaborazione con Dipartimento dei Beni culturali dell'Universita' degli Studi di Padova
  • Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale dell'Universita' degli Studi di Udine



Dal 15 aprile al 15 luglio 2018 (prorogata al 2 settembre)Palazzo Pretorio ospita la mostra "Sirio Luginbuhl: film sperimentali. Gli anni della contestazione", curata da Guido Bartorelli e Lisa Parolo. L'esposizione e' promossa dalla Fondazione Palazzo Pretorio Onlus, in collaborazione con il Dipartimento dei Beni culturali dell'Universita' degli Studi di Padova e il Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale dell'Universita' degli Studi di Udine.
 
La mostra e' proposta in occasione della conclusione del progetto di digitalizzazione e preservazione del fondo filmico avviato e portato a termine dal Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale (CSC-CN) in collaborazione con il Laboratorio La Camera Ottica dell'Universita' degli Studi di Udine

Il 28 aprile 2018 alle ore 18.00 la sala conferenze di Palazzo Pretorio ospiterà la proiezione di alcuni dei capolavori di Andy Warhol che hanno segnato la storia produttiva di Sirio Luginbühlinfluenzandone lo stile e l’espressività. Durante la serata saranno proiettati i film Kiss (16mm, 1963, durata 54’) e Blow Job (16mm, 1964, durata 35’) provenienti dal Museum of Modern Art di New York.
L’evento si inserisce nella ricca rassegna di proiezioni di film sperimentali e d’artista, nell’ambito della mostra “Sirio Luginbühl: film sperimentali”, che ogni due settimane porterà a Palazzo Pretorio alcuni dei capolavori degli autori più cari a Luginbühl: Andy Warhol, Stan Brakhage, Gerry Schum, il gruppo Fluxus (George Maciunas, Nam June Paik, Wolf Vostell, Yoko Ono e altri), Paolo Gioli, Michele Sambin.
 
La rassegna è a cura di Guido Bartorelli e Lisa Parolo che presentano le proiezioni con la collaborazione di Marco Santi e Federica Stevanin.
Ingresso gratuito.

ANDY WARHOL: KISS e BLOW JOB
 
Andy Warhol, figura predominante del movimento della Pop Art e uno dei più influenti artisti del XX secolo, ha dedicato parte del suo lavoro artistico alla produzione filmica.
 
«Non dipingo più, ho smesso circa un anno fa e ora faccio solo film. Potrei fare due cose contemporaneamente ma il cinema è più eccitante. La pittura è stata solo un momento di passaggio» Andy Warhol

Volgendosi alla cinepresa Warhol imbocca una fase di apertura a nuove vie d’espressione extra-pittoriche: dalle Boxes che dismettono il formato del quadro alle sculture argentate gonfiate a elio, dall’appoggio produttivo verso la band dei Velvet Underground all’arte-vita-festa che ha nella Factory la propria sede scintillante.
 
Kiss e Blow Job, i primi film muti e in bianco e nero di Warhol risalenti agli anni 1963-1964, fanno subito accogliere Warhol da protagonista nell’ambiente del cinema sperimentale newyorkeseanimato da Jonas Mekas, tanto che nel 1964 gli è assegnato dalla rivista Film Culture il Sixth Independent Film Award con la seguente motivazione: «Andy Warhol riporta il cinema alle sue origini, ai giorni di Lumière, per un ringiovanimento e una purificazione. […] Ha puntato i propri obiettivi sulle immagini più piatte nella maniera più piatta. Con la sua intuizione di artista come unica guida, registra, quasi ossessivamente, le quotidiane attività umane, le cose che vede attorno a sé. […] Il cinema di Andy Warhol è una meditazione sul mondo oggettivo; in un certo senso, è un cinema della felicità» .
 
Più che come pittore voltosi al film, Warhol opera come fosse un nativo della pellicola: è un convertito integrale che si incanta al cospetto dell’impronta fotografica in movimento, vanta dilettantismo ma allo stesso tempo fa sofisticate allusioni a un ritorno alle origini del medium.
 
I film di Warhol non prendono alcunché dallo stile e dall’iconografia dei dipinti e, quando Warhol guarda nell’obiettivo, davvero non pensa alla pittura ma solo al «fotografare qualcosa»; un fotografare il cui valore non è dato dall’immagine che ne risulta ma dal grado di apertura percettiva rispetto a quel che c’è.
Nei film di Warhol si ritrova però l’essenza stessa della Pop Art – che per Warhol esattamente «significa apprezzare le cose» - nonostante la diversità stilistica tra pittura e cinema.
 
«Si possono fare più cose guardando un mio film che non altri tipi di film: si potrebbe mangiare, bere, fumare, tossire, guardare da un’altra parte e poi tornare con lo sguardo sullo schermo e tutto sarebbe ancora al suo posto» Andy Warhol
 
 
 


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