La Voix Liberée POESIE SONORE

Anette Lenz, SIGNE POS | Courtesy of Anette Lenz e Fondazione Bonotto

 

Dal 22 Marzo 2019 al 12 Maggio 2019

Parigi |

Luogo: Palais de Tokyo

Indirizzo: 13 Avenue du Président Wilson

Orari: Tutti i giorni 12 - 24 | Mar chiuso | Performance: 27 aprile 2019

Curatori: Eric Mangion, Patrizio Peterlini

Enti promotori:

  • Fondazione Bonotto
  • Palais de Tokyo

Costo del biglietto: Prenotazione online

Telefono per informazioni: +39 342 5282876

E-Mail info: info@fondazionebonotto.org

Sito ufficiale: http://www.palaisdetokyo.com/fr/evenement/la-voix-liberee


Mostra a cura di
Eric Mangion, Patrizio Peterlini
Coordinamento curatoriale
Claire Moulène
Produzione
Chloé Fricout
Allestimento e grafica
Anette Lenz
Sede espositiva
Palais de Tokyo (Paris)

Vernissage
21 marzo 2019. Giornata Mondiale della Poesia
L’exposition resterà aperta fino al 12 maggio 2019

Performance
27 aprile 2019

Progetto promosso e sostenuto da
Fo
ndazione Bonotto (Molvena, VI)
Palais de Tokyo (Paris)

Il Palais de Tokyo Site de création contemporaine

Non lontano dalla Torre Eiffel, ma sulla rive droite, il Palais de Tokyo è stato costruito nel 1937 in occasione dell’Exposition Internationale des Arts et Techniques, quando è stato inaugurato con il nome originale di Palais des Musées d’art moderne.

Riaperto al pubblico nel 2012: con i suoi quattro piani e i suoi 22000 metri quadrati divisi tra esposizioni permanenti, temporanee, performances ed installazioni varie, è il più grande museo europeo di arte contemporanea.

Il museo pubblica la rivista “Palais /”, che viene pubblicata in tre edizioni ogni anno (primavera, autunno ed estate), con ogni edizione che ruota intorno ad un particolare tema artistico.

Nel 2017 il Palais de Tokyo ha accolto 635.638 visitatori, mentre sui social vantava le seguenti cifre: Facebook - 278.917 fan; Twitter - 505.645 follower; Instagram: 213.330 follower. Orari d’apertura: Mercoledì - Lunedì | 14:00 - 00:00 Martedì

La Voix Liberée
POESIE SONORE

La poesia fonetica e poi sonora ha sempre rappresentato nel XX secolo un atto di emancipazione. A rischio d’abbandonare a volte la semantica, le avanguardie ne hanno fatto la punta di diamante della loro lotta contro i sistemi, le credenze e i dogmi.
Cosa rimane oggi di queste lotte eroiche? Dei miti e delle leggende.
Ma i tempi sono cambiati, così come i combattenti.
Le utopie non hanno più lo stesso aspetto.
Le nuove tecnologie hanno invaso oggi lo spazio del linguaggio, in meglio o in peggio.
In peggio imponendo una razionalizzazione digitale delle parole e dei suoni.
L’inglese di Shakespeare diventa quello di Wall Street.
In meglio offrendo al linguaggio delle fonti e degli strumenti infiniti.
A partire dagli anni Cinquanta, i progressi tecnologici hanno così permesso alla poesia fonetica di diventare sonora.

Ma ci si perde tra l’utilizzo di questi strumenti come dei semplici vettori, l’assenza della poesia dietro a dei procedimenti tecnici o, peggio ancora, il fascino del loro potere (culturale). Ci si perde anche perchè l’oralità ha fatto un grande ritorno nell’arte in questi ultimi anni, a volte nella confusione e nell’uso inopportuno della parola.
Ma la poesia sonora evolve con i suoi tempi.
L’esposizione La voix libérée - Poésie sonore (La Voce Liberata. Poesia sonora) propone, senza nostalgia, un percorso tra le voci del passato e quelle del presente.

Ci immerge in maniera diretta e immersiva tra questi artisti che utilizzano ancora le parole e i suoni come esercizio di libertà.
La poesia permette ancora di mettere l’uomo al centro della vita e dell’arte.
In che modo restare umani quando il mondo si moltiplica?
Come affermare la propria singolarità?
Frutto di una ricerca di oltre un anno, la mostra è concepita come un dispositivo che attraversa la poesia sonora, in modo non esaustivo, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale agli sviluppi contemporanei.

Volontariamente trans-storico e internazionale per affermare la continuità delle pratiche e degli esperimenti, questo dispositivo è concepito come un punto di ascolto, un trasmettitore che produce una frequenza che si diffonde all’esterno delle mura del Palais de Tokyo.

La Poesia Sonora, ieri...

La poesia sonora, propriamente detta, nasce alla fine degli anni Cinquanta dall’incontro delle sperimentazioni fonetiche con le tecnologie magnetofoniche. In particolare a Parigi dove erano attivi artisti appartenenti al movimento Lettrista come Altagor (creatore nel 1947 di Métapoésie e dall’anno successivo del suo Discours Absolu che terminerà nel 1960) e Arthur Petronio (artista già attivo nel periodo tra le due guerre, che nel 1953 crea Verbophonie: una sinfonia-polifonica influenzata dalla poetica “strumentista” basata sulla musicalità intrinseca delle vocali e delle consonanti teorizzata nel 1899 da René Ghil nel suo Méthode Evolutive instrumentiste d’une poésie rationnelle, e sugli esperimenti di Jean-Louis Brau, compagno di Guy Debord e Gil J. Wolman nella Internazionale Lettrista).

Utilizzando le tecniche di registrazione su nastro, il poeta può finalmente individuare nuovi spazi espressivi. Con il montaggio audio si diffondono le tecniche del collage e del décollage in analogia con quanto già avveniva nelle arti visive. Da qui scaturiscono il cut-up di Brion Gysin nel 1959 (idea ripresa poi da William Burroughs) e la vasta gamma delle prove tecniche di tutta una schiera di nuovi poeti, artisti della voce e della parola, del suono e del gesto, primi fra tutti Henri Chopin, che dal 1957 utilizza echi, riverberi e variatori di velocità per il trattamento della materia sonora, e Bernard Heidsieck, che, dal 1959, canalizza i suoi poèmes-partitions nel multipista.

“Con le ricerche elettroniche - scrive Henri Chopin - la voce è diventata finalmente concreta”. In un articolo nel 1961 in “OU Cinquième Saison”, la rivista pubblicata da Henri Chopin, Petronio ha scritto: “La plasticità delle parole nella loro rappresentazione acustica, l’approccio imperativo della loro realtà timbrica, il loro carattere vibratorio, le loro radici onomatopeiche, la loro morfologia, la loro semantica, costituiranno per il poeta verbofonico i materiali indispensabili per la costruzione del poema, per la sua architettura”.

La spinta a creare “una composizione poetica al di là della scrittura, direttamente nel microfono” emerse con François Dufrêne e il suo crirythme (una sintesi tra il grido:”un suono inarticolato che non implica necessariamente uno scoppio della voce” e il ritmo “che non implica necessariamente cadenze”)

A partire da questo presupposto autori come Henri Chopin, Brion Gysin e Bernard Heidsieck hanno indagato nuove possibilità per l’analisi dei suoni (vocali o registrati nei contesti più diversi), il loro montaggio, amplificazione, sovrapposizione, riverbero e variazioni di velocità, giungendo ad una più ampia e multiforme forma di composizione in contrasto con i precedenti metodi di recitazione dal vivo.
Henri Chopin, grazie alla sua attività creativa, alla sua attività editoriale (ha fondato e diretto la rivista “OU Cinquième Saison”) e alla sua attività di storico (con la pubblicazione nel 1979 di Poésie Sonore Internationale) ha svolto un ruolo chiave nel campo della poesia sonora. “Chopin - scrive Sten Hansen - non è stato il primo ad utilizzare il microfono come strumento del poeta, ma è stato sicuramente il primo a rendersi conto del fondamentalmente potenziale e il primo a chiarirne il piano teorico”. A partire dalla prime opere (Pêche de nuit, Espace et Gestes, Sol-Air) in cui la parola rimane il punto di partenza del procedimento poetico, grazie alla tecnica di sovra-registrazione, viene raggiunta una nuova dimensione nella quale la voce-suono lascia il posto a una “unità pura udibile”, composta essenzialmente dai suoni del corpo (Mes Bronches, Le Bruit du Sang, ecc.)

Bernard Heidsieck, un’altra figura importanteBernard Heidsieck, un’altra figura importante della Poesia Sonora, inizia la sua sperimentazione in questo ambito attorno al 1955. A partire dal 1959 inizia a registrare con un microfono i sui “poèmes-partition”, definiti anche “poésie-action”, seguite nel 1966 dalle sue “biopsies” e nel 1969 dal suo “passepartout”. Nel suo lavoro che incorpora il panorama sonoro del quotidiano, come rumori registrati nei campi gioco delle scuole, grida estratte da una manifestazione di piazza, accompagnandoli con “una stupefacente voce .. una lingua di ellissi, .. di rotture, di esclamazioni, di tagli” con la quale egli interpreta i suoi testi come Vaduz (1975), o Le Carrefour de la Chaussée d’Antin (1972) o ancora Canal Street (1976).

Altri autori che hanno fornito importanti contributi nell’ambito della Poesia Sonora sono: i tedeschi Franz Mon e Carlfriedrich Claus, l’austriaco Gerhard Rühm, l’inglese Bob Cobbing, il fiammingo Paul De Vree e il boemo Ladislav Novak, Un particolare trattamento iterativo del testo produce stratificazioni sonore poliritmiche nelle opere degli svedesi Sten Hanson, Bengt Emil Johnson, dei poeti del centro Fylkingen di Stoccolma e dell’americano Charles Amirkhanian.

Sono ancora da ricordare per la qualità del loro lavoro i francesi Ilse e Pierre Garnier, autori del “souffle manifeste”, Julien Blaine, gli americani John Giorno, Richard Kostelanetz e Larry Wendt, il gruppo canadese dei Four Horsemen con Steve Mc Caffery, Paul Dutton, Raphael Barreto-Rivera e B.P. Nichol, lo spagnolo Bartolomé Ferrando, il russo Valeri Scherstjanoi, gli ungheresi Katalin Ladik e Endre Szkàrosi, lo svizzero Vincent Barras.

In Italia il poeta più attivo in questo campo di ricerca è stato sicuramente Arrigo Lora Totino: inventore della “poesia liquida” e “ginnica” che compone i suoi primi poemi sonori nel 1964 (Phonèmes registrati a Torino tra il 1965 e il 1966).

Successivamente, nel 1968, pubblica Il Liquimofono, congegno generatore di Musica Liquida e La Poesia Liquida, Inflelssioni tuffate nell’Idromegafono. Nel 1978 edita Futura Poesia Sonora una antologia storico-critica di poesia sonora composta di 7 dischi

Da ricordare inoltre: Adriano Spatola, al quale si deve Baobab (1979), prima audiorivista di poesia sonora italiana; Mimmo Rotella, autore del “manifesto dell’epistaltismo”, Enzo Minarelli, teorico della “polipoesia”, Giovanni Fontana, teorico della “poesia pre-testuale” e della “poesia epigenetica”, e ancora Patrizia Vicinelli, Luigi Pasotelli, Maurizio Nannucci, Tomaso Binga, Giuliano Zosi, Sarenco, Massimo Mori, Gian Paolo Roffi, Sergio Cena e Gian Pio Torricelli.

... e oggi.

Tutte queste esperienze hanno lasciato un’eredità che è stata raccolta e sviluppata dalle generazioni successive.

Questa eredità, anche se a volte sembra pesante perché il desiderio di libertà sperimentale e il sentimento di trasgressione, così fecondi negli anni ‘50 e ‘60, appaiano obsoleti dando origine a eccessi spettacolari e a una certa debolezza teorica, a volte affermata come necessità di emancipazione dal sistema dell’arte e della letteratura, rimane fondamentale per la poesia sonora contemporanea che è viva e praticata da molti giovani poeti del mondo.

Alcuni autori, come ad esempio Kinga Toth (Ungheria), proseguono l’indagine sulle possibilità espressive dell’apparato fonatorio iniziate da Henri Chopin. Altri, come Tomomi Adachi (Giappone), indagano le possibilità offerte dalle nuove tecnologie sviluppando degli apparati elettronici che interagiscono con la voce dando vita a sorprendenti modulazioni sonore.

Altri ancora stanno dando vita ad una forma di poesia che coniuga la storica poesia sonora alla più recente poesia digitale, creando ibridazioni digitali-sonore che trovano la loro specificità nell’utilizzo massiccio delle nuove tecnologie digitali. E’ il caso, ad esempio, di Joerg Piringer o dei recenti lavori di Caroline Bergvall. Una vivacità di ricerca che si svuluppa in tutto il continente, dall’Austira di Joerg Piringer, all’Australia di Amanda Stewart, dalla Slovacchia di Zuzana Husárová, allo Zambia di Kgafela oa Magogodi, al Cile di Felipe Cussen agli U.S.A di Ian Hatcher.

La mostra, attraverso il lavoro dei poeti contemporanei, e il continuo confronto con le opere dei loro predecessori, intende indagare quale potere di scuotere ha ancora oggi la Poesia Sonora. Che corpo ha sollecitato ieri? e quale corpo mobilita oggi? nel susseguirsi delle liberazione individuali e collettive, cosa nette in parola, in voce, in gesto, in genere e in sesso, cosa mette in forma nello spazio e nella scena, nei suoni e nelle immagini? quali sono gli usi e le aspettative del pubblico?

Questa mostra propone quindi una riflessione su alcune forme estetiche oramai consolidate, i loro contenuti e il loro significato in relazione alla cultura di oggi, nei mass media e nella società della comunicazione.

OPERE AUDIO IN MOSTRA DI

Tomomi Adachi, Arcand Pierre André, Atlanta Poets Group, Martin Bakero, Gary Barwin, Caroline Bergvall, Julien Blaine, Jaap Blonk, Luis Bravo, Anne-James Chaton, Henri Chopin, Carlfiredrich Claus, Bob Cobbing, Felipe Cussen, Augusto De Campos, Paul De Vree, François Dufrêne, Eduard Escoffet, Robert Filliou, Giovanni Fontana, The Four Horsemen, Steven J. Fowler, Jérôme Game, Ilse Garnier, Pierre Garnier, John Giorno, Klaus Groh, Brion Gysin, Sten Hanson, Ian Hatcher, Bernard Heidsieck, Dick Higgins, Ake Hodell, Zuzana Husárová, Isidore Isou, Juan Angel Italiano, Ernst Jandl, Maja Jantar, Bengt Emil Johnson, Eugenji Kharitonov, Ferdinand Kriwet, Nobuo Kubota, Katalin Ladik, Anne Le Troter, Franck Leibovici, Weronika M. Lewandowska, Violaine Lochu, Arrigo Lora Totino, Ghérasim Luca, Jackson MacLow, Kgafela oa Magogodi, Michèle Métail, Enzo Minarelli, Franz Mon, Maurizio Nannucci, Seiichi Niikuni, Ladislav Novak, Clemente Padin, Arthur Peteronio, Anat Pick, Decio Pignatari, Jörg Piringer, Mimmo Rotella, Gerhard Rühm, Rike Scheffler, Carolee Schneemann, Adriano Spatola, Amanda Stewart, Demetrio Stratos, Kinga Toth, Jaromir Typlt, Louise Vanardois, Emmett Williams, Gil J Wolman, Misako Yarita.

Tutte le opere sonore degli artisti storici provengono dalla Collezione Luigi Bonotto
www.fondazionebonotto.org/en/collection/

Chi è Anette Lenz

Dopo gli studi a Monaco, Anette Lenz si è trasferita a Parigi nel 1990, dove ha lavorato con Alex Jordan nel noto gruppo di design politico-culturale Grapus. Successivamente, come co-fondatrice del collettivo di design Nous Travaillons Ensemble, è stata coinvolta nella progettazione di libri, poster e identità per le città e le istituzioni culturali.

Nel 1993, Anette ha aperto il suo studio e ha continuato a lavorare nel campo sociale e culturale, progettando opere belle e intelligenti per gli spazi pubblici. Attinge la sua conoscenza delle tradizioni tipografiche tedesche con audaci immagini influenzate dalla Francia per clienti come la Città di Parigi, il Ministero della Cultura francese, Radio France, Le Sénat Français, Museé des Arts Décoratifs, Le Monde e Théâtre d’Angoulême.

Anette Lenz ha vinto, tra gli altri premi, la Medaglia d’Oro alla Biennale di Brno, 2002; il Premio d’Onore a Lahti, 2003; e il Plakatkunsthof Rüttenscheidpreis 2005 per tutto il suo lavoro nel design dei manifesti.

Il suo lavoro sui manifesti per il Théâtre d’Angoulême, in associazione con Vincent Perrottet, ha ricevuto la Medaglia d’Argento alla Biennale di Teheran, nel 2004, e il Gran Premio a Ningbo, in Cina, nel 2004. Nel 2006 Anette Lenz ha ricevuto il Golden Bee 7 Grand Prix per una serie di poster teatrali su larga scala creati insieme a Vincent Perrottet. Partecipa attivamente a mostre, conferenze e workshop, e condivide la sua passione per il design tenendo corsi di perfezionamento e workshop in molte città del mondo. Nel 1999 è entrata a far parte del circolo estremamente ristretto AGI (Alliance Graphique Internationale).

Performance

Il progetto prevede anche l’organizzazione di una giornata di performance con la partecipazione di sei dei più dinamici poeti contemporanei sulla scena internazionale:

Tomomi ADACHI (J)
Zuzana HUSAROVA (SK)
Giovanni FONTANA (I)
Katalin LADIK (H)
Violaine LOCHU (FR)
Joerg PIRINGER (A)

La giornata di performance sarà organizzata al Palais de Tokyo il 27 Aprile 2019 e e si terrà in un’area all’interno del Palais de Tokyo adiacente allo spazio espositivo.

Per segnalare la continuità e l’omogeneità del progetto si è pensato di produrre un tappeto con la grafica del titolo della mostra da utilizzare durante le performance stesse.

Una serie di eventi collaterali

Per l’occasione dell’esposizione La Voix Liberée. poésie sonore (La Voce Lçiberata. Poesia sonora) saranno organizzati una serie di eventi collaterali in collaborazione con altre istituzioni culturali di Parigi.

Un catalogo App

Per l’occasione dell’esposizione La Voix Liberée. poésie sonore (La Voce Liberata. Poesia Sonora) verrà prodotto un catalogo sotto forma di APP contenente tutti gli audio presentati nella mostra.

Il pubblico potrà scaricare l’APP gratuitamente sul posto (versione IOS e Android). L’APP sarà inoltre disponibile su Play Store e Apple Store fuori dal Palais de Tokyo.

CURATORI

Eric Mangion
è direttore del Centro d’Arte di Villa Arson dal 2006. E ‘stato Direttore del FRAC Provenza-Alpi- Costa Azzurra 1993-2005 in cui ha messo a fuoco una parte della collezione sui lavori evolutivi. Curatore o co-curatore in numerose mostre tra cui “Self in Material Conscience” presso la Fondazione Sandretto a Torino nel 2002, “Artur Barrio” presso l’Università di Philadelphia nel 2006, Start, “Commencer de nouveau la peinture de Gérard Gasiorowski” presso Carré d’Art di Nîmes nel 2010 e “Modules (Thomas Teurlai Vivien Roubaud e Tatiana Wolska)” al Palais de Tokyo nel 2014. E’ stato anche direttore artistico del Festival Printemps de Septembre nel 2010 (Une forme pour toute action) e consulente artistico del Live Festival di Vancouver nel 2011. Presiede il festival Actoral (Marseille) dal giugno 2017 e sta preparando una mostra con Pauline Curnier Jardin e Marie Losier alla Foundation Ricard (Parigi) nel 2019. Critico d’arte collabora a numerose riviste tra cui Artpress, nel 2007 è stato direttore artistico della rivista Fresh Teoria III. Nel 2018 è tra i fondatori della piattaforma digitale Switch on Paper”.

Patrizio Peterlini
è Direttore della Fondazione Bonotto dal 2013. Psicoanalista, docente di Psicologia dell’arte presso l’Accademia Santa Giulia di Brescia è membro del Comitato Scientifico dell’Archivio Luciano Caruso. Dal 2005 al 2010 ha collaborato con l’Archivio F. Conz curandone le pubblicazioni, le mostre e la catalogazione delle opere e dei documenti. Curatore e co-curatore di numerose mostre tra cui “Fluxbooks. Fluxus Artist Books from the Luigi Bonotto Collection” alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia nel 2015, “Sense Sound / Sound Sense. Fluxus music, scores and records in the Luigi Bonotto collection” nel 2016 all’Auditorium Parco della Musica di Roma Suoi contributi sono pubblicati in numerosi cataloghi d’arte e in riviste di psicoanalisi. Tra le sue pubblicazioni: “Riviste d’arte d’avanguardia. L’esoeditoria in Italia negli anni 60 e 70” (con Giorgio Maffei) 2005; “Sarenco: le riviste, la lotta. Storia di un esploratore d’avanguardia” 2006; “Poesia visiva in Italia” (con Achille Bonito Oliva) 2014; “Arrigo Lora Totino. La parola come poesia segno suono gesto. 1962-1982” (con Giorgio Maffei) 2015; “Gino Pellegrini” (con Osvalda Clorari Pellegrini) 2016; In collaborazione con Piero Matarrese ha realizzato i film “La Perf En Fin. La recherche de Julien Blaine” 2008 e “Around Poetry #1” 2015

FONDAZIONE BONOTTO

FONDAZIONE BONOTTO nasce per promuovere la COLLEZIONE LUIGI BONOTTO che dai primi anni Settanta ad oggi ha raccolto numerosissime testimonianze tra opere, documentazioni audio, video, manifesti, libri, riviste ed edizioni di artisti Fluxus e delle ricerche verbo-visuali internazionali sviluppatesi dalla fine degli anni Cinquanta.

FONDAZIONE BONOTTO mira a promuovere e sviluppare a livello internazionale un nuovo ragionamento tra arte, impresa e cultura contemporanea, i tre assi portanti su cui si è sviluppata la vita, l’attività e il successo di Luigi Bonotto, suo artefice e sostenitore.

I suoi principali obiettivi sono:
- divulgare l’azione Fluxus e della Poesia Concreta, Visiva e Sonora attraverso mostre, prestiti, collaborazioni con musei, fondazioni, archivi, fiere e manifestazioni di settore, per raccontare gli oggetti e la storia della Collezione, così profondamente intrecciata alla storia del suo fondatore Luigi Bonotto;
- promuovere attività e opere intellettuali ed artistiche contemporanee, commissionando installazioni di artisti e programmi per curatori;
- organizzare mostre, seminari e convegni con giovani artisti e curatori, che di volta in volta entrino in dialogo con gli artisti e indaghino il materiale in Collezione;
- realizzare workshop sul tema della Collezione relazionato al mondo dell’arte, dell’impresa e della moda. Organizzare concerti Fluxus e di Poesia Concreta, Visiva e Sonora, spettacoli di cinema d’arte indipendente e cicli di proiezioni interne ed esterne di giovani filmmaker;
- sostenere studi relativi alla storia e alla critica d’arte contemporanea, con master di arte contemporanea e tecniche artistiche, partnership con università, programmi di residenza per iovani artisti e curatori che possano mantenere vivo il rapporto imprenditore-artista che ha contraddistinto il legame tra Luigi Bonotto e gli artisti Fluxus e della Poesia Concreta, Visiva e Sonora;
- sviluppare il rapporto tra mondo della produzione artigianale e industriale e il sistema dell’arte, entrambi alimentati dalla stessa creatività, entrambi centrali nella vita di Luigi Bonotto;
- curare la pubblicazione di riviste, libri, materiale online e offline, libri d’artista, tirature ed edizioni speciali.

FONDAZIONE BONOTTO ha digitalizzato tutta la collezione Luigi Bonotto: opere, edizioni, documenti, audio, video, etc. rendendola liberamente consultabile sul proprio sito: Oltre 16000 documenti catalogati per più di 60 ore di navigazione con circa 2.500 file audio e video

www.fondazionebonotto.org

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