Una profondissima quiete. Francalancia e il ritorno alla figura tra de Chirico e Donghi

Una profondissima quiete. Francalancia e il ritorno alla figura tra de Chirico e Donghi

 

Dal 18 Maggio 2018 al 04 Novembre 2018

Assisi | Perugia

Luogo: Palazzo Bonacquisti

Indirizzo: piazza del Comune

Curatori: Vittorio Sgarbi, Beatrice Avanzi, Michele Dantini

Enti promotori:

  • Città di Assisi

Telefono per informazioni: +39 075 8198419

E-Mail info: palazzobonacquisti@fondazionecariperugiaarte.it

Sito ufficiale: http://www.fondazionecariperugiaarte.it



Un universo incantato che si compone di una cospicua selezione di capolavori provenienti da collezioni pubbliche e private italiane per riportare all’attenzione del pubblico una delle correnti più poetiche e suggestive dell’arte del Novecento, il Realismo Magico. All’interno di tale movimento, trova la sua dimensione più autentica l’opera di Riccardo Francalancia, artista nato ad Assisi.

Proprio ad Assisi, nel centralissimo Palazzo Bonacquisti, si apre il 18 maggio la mostra “Una profondissima quiete. Francalancia e il ritorno alla figura tra de Chirico e Donghi” organizzata dalla Fondazione CariPerugia Arte. A cura di Vittorio Sgarbi, Beatrice Avanzi e Michele Dantini, il percorso espositivo porta per la prima volta in Umbria un progetto articolato che si sofferma sulle tappe artistiche, ma anche umane, degli autori che hanno caratterizzato la pittura italiana degli anni Venti e Trenta e che va, appunto, sotto il nome di “Realismo Magico”. Siamo nel periodo in cui, dopo il dinamismo futurista e delle avanguardie, emerge l’esigenza del ritorno all’ordine che ha attraversato l’Europa dopo gli anni delle Prima guerra mondiale e, parallelamente, si sente il bisogno di soffermarsi sulle nuove istanze metafisiche e sul valore mitico con cui si guardava alla realtà.

Ad Assisi questo mondo si riaccende attraverso oltre 130 opere, tra pitture e sculture. Si tratta di una produzione artistica più complessa di quella che appare, dove alla forte componente lirica si aggiunge quella socio-teologico-politica per cui la campagna, e non la città, è il riferimento principale. Ne sono una testimonianza le tante vedute di borghi e campagne che si possono ammirare in mostra, alla cui origine sta, non c’è dubbio, una particolare scoperta o “riscoperta” del paesaggio italiano che ha luogo negli anni della guerra.

Entriamo nelle sale. Non poteva mancare Giorgio De Chirico, “grande metafisico” che ha introdotto valori come quello del ritorno agli antichi maestri e alla figurazione, innestando un profondo senso di magia di cui una delle opere in mostra, “Cavalli in riva al mare” è una significativa espressione. Tale sentimento è presente anche in Felice Casorati, ricercatore del valore lirico delle “cose immobili”, tra cui il soggetto prediletto sono le nature morte con uova che dipinge lungo tutto l’arco della sua carriera. Ecco poi Cagnaccio di San Pietro con i suoi personaggi assorti e le sue Madonne addolorate, Antonio Donghi con il suo accento del tutto originale nell’interpretazione – ricca di incanto e magia – di situazioni quotidiane, ambienti popolari, vedute cittadine.
Oltre a Donghi, ritroviamo artisti quali Francesco Trombadori, Mario ed Edita Broglio e il giovane Mario Mafai, tutti in mostra insieme ad altri autori come Scipione, con i suoi disegni e con i suoi verdi scoscesi massicci appenninici, Corrado Cagli con la “Mietitrice” in ceramica, documento della mitografia ruralista, Mario Tozzi, Gisberto Ceracchini, Filippo De Pisis, Ottone Rosai e, tra molti altri ancora, l’artista umbro Riccardo Francalancia, a cui è dedicata una ampia sezione della mostra dove si possono vedere opere mai prima esposte concesse in prestito dagli eredi.

Francalancia da Assisi giunse a Roma nel 1913, portando con sé i silenzi e le suggestioni della natura umbra nel momento in cui la poetica del Realismo Magico è in pieno sviluppo. Fa subito sua questa lezione per tradurla in un’opera personalissima, spesso solitaria ma non isolata perché comunica con il resto dell’ambiente romano. Nelle sue opere ritroviamo tutto l’incanto e la magia che attraversa l’arte italiana in quel periodo. Li ritroviamo nelle nature morte, semplici vasi o ciotole che, secondo la lezione di Morandi, sembrano fissate in un tempo senza limiti; le ritroviamo nelle nature morte con uccelli e cacciagione; li ritroviamo nei tanti ritratti, come il ritratto di Gustavo, che richiamano la fissità, ad esempio, dei ritratti di Donghi.
E li ritroviamo nei paesaggi, dove la precisione topografica è accompagnata sempre dalla poesia di uno sguardo incantato che sottrae ogni cosa allo spazio e al tempo reali.

Usando le parole di Vittorio Sgarbi “Francalancia, umbro nato ad Assisi, riproduce nei paesaggi ciò che ha sentito negli affreschi di Giotto, è un Beato Angelico che torna a guardare un paesaggio in cui c’è il sentimento di Dio con una figurazione essenziale e una forza formidabile”.

Orari di apertura: dal martedì al giovedì 15-19; dal venerdì alla domenica 11-19

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