Soffici e Rosai. Realismo sintetico e colpi di realtà

Ottone Rosai, Donne alla fonte, 1922, olio su tela, cm. 76x41

 

Dal 07 Ottobre 2017 al 07 Gennaio 2018

Poggio a Caiano | Prato

Luogo: Museo Soffici e del ‘900 italiano

Indirizzo: via Lorenzo il Magnifico 9

Orari: 7 euro intero, 4 euro ridotto (residenti nel Comune di Poggio a Caiano, studenti da 18 a 25 anni con tessera universitaria, over 65), gratuito se minori di 18 anni. Con lo stesso biglietto della mostra è possibile accedere al Museo Ardengo Soffici e del ’900 italiano

Curatori: Luigi Cavallo, Giovanni Faccenda

Enti promotori:

  • Comune di Poggio a Caiano
  • Con il patrocinio della Regione Toscana

Sito ufficiale: http://www.museoardengosoffici.it



Con Ardengo Soffici e Ottone Rosai siamo nel cuore pulsante del ventesimo secolo, epoca di eventi tragici e drammatici cambiamenti nella quale i due artisti, ciascuno a suo modo, influirono sul percorso culturale del nostro Paese con un forte impulso di idee e di stile.

Il Museo Soffici e del ’900 italiano e il Comune di Poggio a Caiano, con il patrocinio della Regione Toscana, dal 7 ottobre 2017 al 7 gennaio 2018 propongono alle Scuderie Medicee Soffici e Rosai. Realismo sintetico e colpi di realtà, una esposizione a cura di Luigi Cavallo e Giovanni Faccenda, con la collaborazione di Oretta Nicolini, Luigi Corsetti e un saggio in catalogo di Marco Moretti.   
Ventisei dipinti e dieci disegni per ogni autore, dagli anni ’10 al secondo dopoguerra, sono il corpus della mostra che pone i due grandi artisti in un ideale confronto di linguaggi figurativi: meditate e sintetiche le illuminazioni realistiche di Soffici; drammatica e aspra, con fiammate di poesia, la realtà di Rosai.
 
Legati da intensa amicizia, condivisa per 18 anni, di Ardengo Soffici (Rignano sull’Arno 1879 – Vittoria Apuana 1964) e Ottone Rosai (Firenze 1895 – Ivrea 1957) la mostra, attraverso dipinti, disegni e scritti, evidenzia ciò che vi era di intesa autentica ma anche le differenti motivazioni culturali ed etiche. Soffici si era nutrito di un’esperienza internazionale, per quanto attento ai campioni semplici dell’arte popolare e primitiva; Rosai cresciuto ‘diladdarno’ a Firenze, è attratto dalla vicinanza con i ceti più poveri e modesti degli artigiani, dei venditori ambulanti, dei carrettieri. Da qui la percezione diversa del mondo che andava cambiando e manteneva ancora larghi spazi arcaici; per Soffici si parlerà di classicismo, per Rosai di medievalismo. 

Il percorso espositivo mette in luce gli approcci simili o contrastanti dei due autori sui vari temi affrontati. Mentre si nota la sostanziale sintonia del loro sguardo sul paesaggio toscano che diviene archetipo di un modo per raccordare uomo e natura nelle loro essenze, anche sentimentali ed emotive, è invece evidente la distinta concezione formale nelle figure e nei ritratti. In Soffici si ha un pacato realismo, un rispecchiamento del soggetto osservato nella sua verità; per Rosai è più complessa e scabrosa la raffigurazione dei personaggi dipinti: rappresentano una ricca intensità di caratteri fra persone che gli sono familiari, che frequenta, magari nelle bettole d’Oltrarno. Con lui conosciamo l’identità di un popolo – una realtà farcita di miseria, riscattata dallo stile – che affronta l’esistenza senza arroganza e senza rassegnazione; identità qualificata dal pittore come sincerità espressa, manifestazione di stati d’animo e sintomo di una società in disagio. Una tale scrittura drammatica è incisa ancor più nel disegno rosaiano, governato da così alte capacità espressive che lo pongono al vertice, in questo campo, con pochi altri colleghi come Sironi e Viani. 

In mostra le vignette di Soffici del periodo parigino, 1901-1905, e studi preparatori per quadri eseguiti nel 1907, nel 1911, due composizioni cubofuturiste e carte che spiegano la qualificazione, la maturazione formale della figura e del paesaggio.
Fra i temi in mostra anche gli oggetti, i frutti e i fiori, testi evidenti di quanto la creatività può dare in purezza assolvendo, nell’eredità di Cézanne e con nuovi accenti, gli accordi che stanno fra visione oggettiva e incantamento.
Una esposizione d’arte, ma che riguarda anche il lavoro letterario dei due autori; nelle vetrine lettere originali, fotografie d’epoca, pennelli, tavolozze e prime edizioni di loro libri. Completano l’allestimento le riviste La Voce, Lacerba, Il Centone, L'Universale, Il Bargello, Il Selvaggio e L'Italiano, il complesso significativo dei fogli d’avanguardia, di polemica, di costume cui i due artisti collaborarono. 

La mostra riunisce voci che furono in prima linea nell’opera di aggiornamento dell’estetica italiana e che non si sono esaurite con la scomparsa dei due artisti; una esplorazione nella realtà naturale e nella realtà umana che non è arido territorio teorico, ma ha un approccio sostanzialmente filosofico e poetico, quindi attuale, nel coinvolgimento delle fondamentali esigenze dell’individuo; argomenti che nutrono il presente così come hanno modellato il passato prossimo riportando in termini di sobria e sintetica realtà, oppure di realtà selvatica, le componenti del pensiero, senza spezzare il raccordo con chi guarda e con chi legge.  

Inaugurazione sabato 7 ottobre ore 17

Ingresso: 7 euro intero, 4 euro ridotto (residenti nel Comune di Poggio a Caiano, studenti da 18 a 25 anni con tessera universitaria, over 65), gratuito se minori di 18 anni. Con lo stesso biglietto della mostra è possibile accedere al Museo Ardengo Soffici e del ’900 italiano.
Visite guidate il sabato pomeriggio alle ore 16.30 e la domenica mattina alle ore 10.30, a settimane alterne.

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