Dialoghi. Joan Fontcuberta e Paolo Gioli

Paolo Gioli, Vessazioni, 2010, trasferimenti su acrilico, camera ottica Polaroid, cm. 50x60

 

Dal 25 Ottobre 2019 al 18 Gennaio 2020

Roma

Luogo: Galleria del Cembalo

Indirizzo: Largo della Fontanella di Borghese 19

Orari: da mercoledì a venerdì 15.30-19; sabato 11-19. Oppure su appuntamento

Costo del biglietto: Ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 06 83796619

Sito ufficiale: http://www.galleriadelcembalo.it



La Galleria del Cembalo propone dal 25 ottobre 2019 al 18 gennaio 2020 la mostra Dialoghi – Joan Fontcuberta e Paolo Gioli nella quale, per la prima volta, le opere dei due artisti vengo poste in relazione fra loro.
Paolo Gioli (Sarzano, Rovigo, 1942) e Joan Fontcuberta (Barcelona, 1955) sono artisti che da sempre condividono un approccio sperimentale all’indagine della natura e della storia dell’immagine fotografica. Adottando procedure e tecniche diverse, entrambi mettono in discussione la concezione convenzionale della fotografia, approccio che li porta alla realizzazione di opere dai contenuti concettuali profondi e dall’innovativa qualità estetica. In questa mostra, di cui è anche curatore, Joan Fontcuberta desidera rendere omaggio a Paolo Gioli, stabilendo legami tra i rispettivi processi creativi al fine di consentire al visitatore la lettura di uno stimolante dialogo.

Il percorso espositivo, sviluppato in tre ampie sale, è concepito in modo da consentire il confronto ravvicinato tra produzioni analoghe per assonanza concettuale, metodo, e in alcuni casi, per coincidenza del soggetto.

La prima sala si apre con l’omaggio a due opere emblematiche della Storia dell’Arte che vengono riproposte dal fotografo catalano nella forma di mosaico digitale ‘Googlegram’: View from a Window di Nicéphore Nièpce (1816) e L’origine du monde di Gustave Courbet (1866). Accanto ad esse, sempre in omaggio a Nièpce, vengono presentate alcune polaroid di Gioli trasferite su carta da disegno della “finestra” di Les Gras, mentre in relazione all’opera di Courbet sono proposte tre Autoanatomie di analogo contenuto. Nelle sale successive il gioco di relazioni fra i due artisti prosegue con opere tratte dalle serie HerbariumTraumaDeletrix di Fontcuberta confrontate con LastreXSconosciuti e Vessazioni di Gioli. Per entrambi gli artisti, si tratta di opere dedicate, nell’ordine, a elementi del mondo vegetale, all’utilizzo e alla rivitalizzazione di vecchie immagini fotografiche, al tema della cancellazione e all’autoritratto. In mostra sono proposti anche alcuni noti video dei due artisti.

Joan Fontcuberta nasce nel 1955 a Barcellona. Si laurea in Scienze della Comunicazione all’Università Autonoma di Barcellona e successivamente lavora nel campo della pubblicità, del giornalismo e, come professore universitario, insegna alla facoltà di Belle Arti. Dal 1974 si dedica alle arti visive, sviluppando una sua particolare creatività nei lavori accompagnata da un’intensa attività critica, teoretica e curatoriale. La sua produzione e il suo approccio teorico si focalizzano sui temi della rappresentazione, della conoscenza, della memoria, della scienza, della naturalezza, dell’ambiguità, del trompe-l’oeil, esplorando aspetti documentaristici e narrativi nell’immagine fotografica e non solo. Dei suoi libri, molti hanno ottenuto riconoscimenti internazionali, tra questi: Herbarium (1985), Fauna (1988), Sputnik (1997). Pubblicazioni più recenti come Landscapes without Memory (2005), Googlegrams (2005), Through the Looking Glass (2010), Pandora's Camera (2010) e La furia de las imágenes (2016) esplorano le intersezioni della fotografia e l’immagine digitale. È stato autore e curatore di numerosi volumi riguardanti la storia, l’estetica e la pedagogia della fotografia. Al suo lavoro sono state dedicate molte esposizioni. Tra le più recenti: Hasselblad Center (Göteborg, 2013), Maison Européenne de la Photographie (Paris, 2014) Science Museum, (London, 2014), Cosmocaixa (Barcelona, 2015), Museum Angewandte Kunst (Frankfurt, 2015), Canal de Isabel II (Madrid, 2015), Museo Universidad de Navarra (Pamplona, 2016), Museo Banco de la República (Bogotá, 2016). Le sue opere sono nelle collezioni di the Metropolitan Museum of Art (NY), San Francisco MoMA, Museum of Fine Arts (Houston), LACMA (L.A.), Santa Barbara Museum of Art, Center for Creative Photography (Tucson), International Museum of Photography at the George Eastman House (Rochester), National Gallery of Art (Ottawa), Folkwang Museum (Essen), Musée National d’Art Contemporain – Centre Georges Pompidou (Paris), Stedelijk Museum (Amsterdam), MACBA (Barcelona), MNCARS (Madrid).

Paolo Gioli nasce a Sarzano (Rovigo) il 12 ottobre 1942. Dal 1960 si iscrive alla Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, proseguendo la sua formazione di pittore. Nel 1967 è a New York per circa un anno: qui ottiene una borsa di studio dalla John Cabot Foundation ed entra in contatto con i galleristi Leo Castelli e Martha Jackson. In America scopre il New American Cinema e inizia a maturare un profondo interesse per la fotografia. Alla scadenza del visto di soggiorno deve ritornare in Italia per le restrizioni introdotte dall’Immigration Office a seguito dell’uccisione di Martin Luther King e di Bob Kennedy. Nel 1970 si stabilisce a Roma e frequenta la Cooperativa Cinema Indipendente. Al Filmstudio Gioli presenterà i suoi primi film che produce tra Roma e Rovigo sviluppando e stampando in proprio le pellicole sull’ispirazione del cinema dei Lumière. Nello stesso periodo realizza le prime opere fotografiche con la tecnica del foro stenopeico. Nel 1976 si trasferisce a Milano dove, oltre al cinema, si dedica con intensità alla fotografia. Nella Polaroid, in particolare, Gioli troverà un mezzo sorprendentemente duttile con cui portare avanti la sua ricerca: dal 1977 sperimenta per primo i processi di trasferimento dell’emulsione Polaroid su supporti come la carta da disegno, la tela, la seta e il legno, allargando le possibilità della fotografia istantanea e coniugando i codici e le tecniche della fotografia con il linguaggio pittorico. Dai primi anni Ottanta Gioli riceve importanti riconoscimenti: le mostre personali all’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma (1981), al Centre Pompidou di Parigi (1983), è invitato più volte ai Rencontres Internationales de la Photographie di Arles che gli dedicano anche una esposizione al Musée Réattu (1987). Nel 1984 riceverà l’onore della copertina sul catalogo AIPAD, la fiera internazionale dei Photography Art Dealers. Negli anni Novanta si alternano altre mostre internazionali: nel 1996 la grande antologica al Palazzo delle Esposizioni di Roma, negli stessi anni espone regolarmente alla Galérie Michèle Chomette di Parigi e al Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo. In più di quarant’anni di attività Gioli ha inoltre partecipato a tutte le principali rassegne di cinema sperimentale nei festival di New York, Toronto e Hong Kong. Nel 2006 la RaroVideo pubblica un doppio dvd con una selezione di quattordici suoi film. Nel 2007 Gioli è invitato come artist on focus al HKIFF. Nel 2008 una nuova selezione è presentata all’Ontario Cinémathèque di Toronto. Nel giugno 2009 il Festival di Pesaro gli tributa un omaggio con una rassegna completa dei suoi film. Nello stesso anno il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma pubblica un volume monografico sul suo lavoro di filmmaker. Nel 2015 è tra gli artisti selezionati da Vincenzo Trione per il Padiglione Italia della Biennale Arte di Venezia. Oggi Gioli vive e lavora a Lendinara, in provincia di Rovigo.

SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI