In posa. Ambigue verità della messa in scena

Stefano Cerio, Gardaland

 

Dal 15 Ottobre 2016 al 21 Gennaio 2017

Roma

Luogo: Galleria del Cembalo

Indirizzo: Largo della Fontanella di Borghese 19

Orari: da martedì a venerdì 16-19; sabato 10.30-13 / 16-19 oppure su appuntamento

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 06 83796619

Sito ufficiale: http://www.galleriadelcembalo.it



Un’immagine in posa è per definizione un’immagine costruita, ferma o sorpresa nell’illusione del movimento. Posa, dunque, come “vera finzione”. Riflettendo su questo tema cardine dalla fotografia, dalle sue origini a oggi, la mostra presenta le opere di diciannove autori, diversi per generazione, fama, percorso professionale e artistico.

Come in una grande rappresentazione teatrale, come nel “grande teatro del mondo”, ognuno prende la sua posa, veramente falsa, falsamente vera, e recita in un susseguirsi di cambi di scena. Dai fondali dipinti, come nell’Ottocento, di Malick Sidibé Paolo Ventura alle periferie urbane di Francesco Ricci, dalle accademie militari di Paolo Verzone, così fredde e formali, alle atmosfere intime degli autoritratti di Marina Cavazza e Silvia Camporesi, per ritrovarsi poi nella natura selvatica dove sorgono dalla terra le maschere primordiali di Charles Fréger. Fine del primo atto.

Quando si rialza il sipario, appaiono sulla scena, per illuderci, confonderci o consolarci, i ritratti e le nature morte di Antonio BiasiucciPaolo Gioli e Nicolò Cecchella. Accanto a loro, i corpi marmorei di Helmut Newton, come statue viventi, poi, cambiando scala, le figurine di carta di Gilbert Garcin, i manichini in uniforme coloniale, ripresi di spalle da Alessandro Imbriaco, quindi un soldato americano in vetroresina sorpreso da Stefano Cerio tra le luci di Gardaland, e ancora i pupazzi in scatola di Alessandro Albert, pronti per essere proposti in uno scaffale.

Ultimo atto e tra i riverberi di una risonanza magnetica al cranio, firmata da Enrico Bossan – in posa per sfidare la malattia – appaiono i corpi mostruosi di Roger Ballen e Joel-Peter Witkin – necrofilia come pensiero in posa – e le figure senza volto, oppresse dal peso della storia, dell’arte, della memoria di Daniele Cascone. Cala il sipario e l’ultimo a lasciare la scena è Oscar Wilde, mentre ci ricorda che “la spontaneità è una posa difficilissima da tenere”.

SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI