Lastlife. Sergio Angeli e Marino Festuccia
Dal 10 Marzo 2018 al 10 Marzo 2018
Roma
Luogo: MAAM - Museo dell'Atro e dell'Altrove di Metropoliz
Indirizzo: via Prenestina 913
Orari: 16 - 17,30
Curatori: Silvia Colasanto
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 3888941167
E-Mail info: angelintro@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.sergioangeli.it
Il concept, nato da un’idea di Sergio Angeli, è una riflessione sulla caducità e sulla speranza, sulla morte e sulla rigenerazione. La natura, osservata e compianta durante e dopo la sua fine, è lettura decodificata di umane parabole e terrestri traiettorie.
La mostra itinerante è composta da 7 dipinti, 3 fotografie che documentano l'installazione vivente e 12 lavori su carta.
Il progetto sarà presentato per la prima volta al MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz il 10 marzo 2018 e in quell’occasione l’artista Sergio Angeli e il fotografo Marino Festuccia doneranno alla sede espositiva un quadro e una fotografia della serie Lastlife che entreranno così a far parte della collezione permanente del Museo.
Prologo e compimento della esibizione al MAAM sarà la performance elettro-tribale degli Ipnoteka in un crescendo di ritmi ancestrali e influenze contemporanee. Dopo la prima tappa al MAAM, Lastlife cercherà la sua evoluzione interagendo con gli altri spazi ospitanti grazie a installazioni site specific, proiezioni video e sviluppi musicali che ne evidenzieranno il carattere contaminato e a sua volta contaminante.
Dal testo di Silvia Colasanto: “Una donna, un bagliore, una terra bruciata, desolata e abbandonata. La donna, di bianco vestita, è vita. L’ultima, forse. È speranza che insorge e luce che rischiara. È luce tenace che filtra attraverso una lampada dai perimetri misteriosi, assemblata con i resti di un mondo tecnologico sfruttato e ripudiato in un oblio che lo traghetta lontano dagli occhi e dalla memoria. È mondo rifiutato che si trasforma in miraggio fiducioso, riverbero e conforto che illumina un cammino da qualcun altro violato e trasfigurato in un tappeto di foglie e cenere. È fiducia che si stringe e si protegge, che si carezza come farebbe una mamma con il figlio neonato. È aspettativa o forse solo chimera da desiderare e inseguire in un viaggio mentale dalle traiettorie imprevedibili, continua tensione alla rinascita invisibile e spirituale. È il sentiero immaginario da tracciare prima che i lampi annuncino una nuova tempesta e i tuoni annientino la fede.”
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