Maria Grazia Ceccaroni Morotti. Cronache ad olio
Maria Grazia Ceccaroni Morotti. Cronache ad olio
Dal 3 May 2013 al 19 May 2013
Roma
Luogo: Istituto Portoghese di Sant'Antonio in Roma
Indirizzo: via dei Portoghesi 6
Orari: da martedì a domenica 11-13/ 16-19
Curatori: Andrea Romoli Barberini
Enti promotori:
- Ambasciata di Portogallo
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 68802496/ 06 6865234
E-Mail info: a.arus@libero.it
Sito ufficiale: http://www.ipsar.org
Da giovedì 2 maggio (fino al 19 maggio 2013), i suggestivi spazi dell’Istituto Portoghese di Sant’Antonio (IPSAR), nel centro storico capitolino, tra l’Ara Pacis, il Pantheon e Palazzo Madama, faranno da cornice alla mostra personale di Maria Grazia Ceccaroni Morotti, Cronache ad olio.
Curata da Andrea Romoli Barberini, la mostra all’IPSAR, che presenta opere di vario formato, per un totale di circa 40 elaborati, documenta alcuni tra i temi più significativi della produzione ad olio dell’artista formatasi nel clima della Scuola Romana ed è supportata da un catalogo (Gangemi editore) con testi di Lydia Artias, Francisco de Almeida Dias, Lucio Del Gobbo, Stefano Papetti, Camilla Salvago Raggi e del curatore.
I temi che predilige, e che affronta con morandiana fedeltà, sono, quindi, quelli dei concerti, con le acrobatiche posture degli orchestrali, gli atteggiamenti affettati, talvolta estatici, della platea; ma anche i ricevimenti, con la parata di signore in ghingheri, impegnate a contrastare il baratro della noia e colte nelle più diverse pose. Creature, sovente tratteggiate con una severità che le fa apparire al limite del grottesco. Figure all’occorrenza tanto abili ad enfatizzare la propria eleganza, quanto a conquistare, con pantagruelica voracità, una tartina nella mischia furiosa scatenata dall’apertura del buffet.
Qui torna, ad evidenza, la lezione di Lautrec, di quel suo gusto, a volte beffardo, per l’immagine rubata, per il racconto che si dipana con leggerezza.
Sono opere, queste della Ceccaroni, di cui è impossibile individuare con esattezza la cronologia, per il vezzo di omettere dai supporti la data d’esecuzione. Un vezzo, s’è detto, quasi a voler dimostrare che, con il passare del tempo, cambiano solo le mode, ma non i vizi dei mille personaggi che popolano la sua ironica, garbata e personalissima Comédie humaine.
Curata da Andrea Romoli Barberini, la mostra all’IPSAR, che presenta opere di vario formato, per un totale di circa 40 elaborati, documenta alcuni tra i temi più significativi della produzione ad olio dell’artista formatasi nel clima della Scuola Romana ed è supportata da un catalogo (Gangemi editore) con testi di Lydia Artias, Francisco de Almeida Dias, Lucio Del Gobbo, Stefano Papetti, Camilla Salvago Raggi e del curatore.
I temi che predilige, e che affronta con morandiana fedeltà, sono, quindi, quelli dei concerti, con le acrobatiche posture degli orchestrali, gli atteggiamenti affettati, talvolta estatici, della platea; ma anche i ricevimenti, con la parata di signore in ghingheri, impegnate a contrastare il baratro della noia e colte nelle più diverse pose. Creature, sovente tratteggiate con una severità che le fa apparire al limite del grottesco. Figure all’occorrenza tanto abili ad enfatizzare la propria eleganza, quanto a conquistare, con pantagruelica voracità, una tartina nella mischia furiosa scatenata dall’apertura del buffet.
Qui torna, ad evidenza, la lezione di Lautrec, di quel suo gusto, a volte beffardo, per l’immagine rubata, per il racconto che si dipana con leggerezza.
Sono opere, queste della Ceccaroni, di cui è impossibile individuare con esattezza la cronologia, per il vezzo di omettere dai supporti la data d’esecuzione. Un vezzo, s’è detto, quasi a voler dimostrare che, con il passare del tempo, cambiano solo le mode, ma non i vizi dei mille personaggi che popolano la sua ironica, garbata e personalissima Comédie humaine.
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