Pier Luigi Berto: la passione del disegno

Pier Luigi Berto: la passione del disegno, Galleria Incontro d'Arte, Roma
Dal 5 April 2014 al 26 April 2014
Roma
Luogo: Galleria Incontro d'Arte
Indirizzo: via del Vantaggio 17/a
Orari: da martedì sabato 10,30-18
Telefono per informazioni: +39 06 3612267
E-Mail info: info@arteperoggi.it
Sito ufficiale: http://www.arteperoggi.it
Il 5 aprile a Roma presso la Galleria Incontro d'Arte si apre la nuova mostra “Pier Luigi Berto: la passione del disegno”
Le opere in esposizione testimoniano la ricca e sfaccettata poetica dell'artista Pier Luigi Berto, di origine veneta ma a Roma fin dall'infanzia. Gli anni della sua formazione lo vedono nella scuola di Lidia Trenin Franchetti e poi nello studio di Carlo Levi, e quindi di Riccardo Tommasi Ferroni e di Carlo Cattaneo.
Berto espone diversi gruppi di disegni, rappresentativi del ventaglio di interessi che egli affida alla carta, usando anche tecniche antiche come le punte d'argento e di piombo. Dal Bestiario romano (una raccolta di disegni eseguiti in una dozzina di anni) agli studi dal nudo e agli studi dall’Antico, ai ritratti e agli autoritratti.
Robertomaria Siena, curatore della mostra, scrive: “il cosmo che fuoriesce dalla ricerca del maestro è sommamente discontinuo al mondo; è un non-luogo che si impadronisce di noi e che ci trasforma in onirodipendenti , partecipi cioè del delirio di Pier Luigi Berto il quale, in questo modo, celebra una voragine all’interno della quale la filosofia e l’arte precipitano ad esclusivo vantaggio di tutti coloro che sanno che l’inesistente è il vero essere e che l’essere che ci circonda è un pallido e esangue nulla.”
E altri testi critici suggeriscono una lettura del percorso artistico di Berto.
Scrive infatti Marco Di Capua: “Il disegno per Berto è un’attitudine fondamentale e minimal. Canalizza il nostro sguardo, consente di percepire l’indispensabile, un po’ al modo di chi in mare aperto, posto su una scena enorme ma monotonamente uguale a se stessa, avvisti isole.”
E Manlio Gaddi: “I disegni di Pier Luigi Berto fanno scuola, non a caso insegna all’Accademia di Belle Arti, sia per la profonda conoscenza e padronanza delle molteplici tecniche impiegate che per l’utilizzo che degli stessi disegni viene fatto, non solo base progettuale ma soprattutto appunti di viaggio, veri diari di vita quando il disegno non sia addirittura, come per i grandi Maestri del passato, fine a se stesso, trasposizione del pensiero tramite il gesto in segno.”
Marco Nocca osserva: “Bellissimo, superbo è l’Hommage à Ingres, inno alla potenza dell’Arte. Da un monumentale tronco d’albero, disegnato con rara maestria occhieggia il ritratto di una delle celebri dames dell’allievo di David: metafora di come Arte e Natura ci stiano di fronte in sé compiute, a se stesse affaccendate nella armonia riuscita che le accomuna... l’”albero di Ingres” di Pier Luigi Berto mi fa riandare con la mente alla metamorfosi, e al disegno come unico mezzo di cattura delle strutture prodigiose che la Natura elabora nelle sue trasformazioni. Ecco, credo stia proprio qui l’essenza, l’ idea di ciò che significhi per lui disegnare “
Le opere in esposizione testimoniano la ricca e sfaccettata poetica dell'artista Pier Luigi Berto, di origine veneta ma a Roma fin dall'infanzia. Gli anni della sua formazione lo vedono nella scuola di Lidia Trenin Franchetti e poi nello studio di Carlo Levi, e quindi di Riccardo Tommasi Ferroni e di Carlo Cattaneo.
Berto espone diversi gruppi di disegni, rappresentativi del ventaglio di interessi che egli affida alla carta, usando anche tecniche antiche come le punte d'argento e di piombo. Dal Bestiario romano (una raccolta di disegni eseguiti in una dozzina di anni) agli studi dal nudo e agli studi dall’Antico, ai ritratti e agli autoritratti.
Robertomaria Siena, curatore della mostra, scrive: “il cosmo che fuoriesce dalla ricerca del maestro è sommamente discontinuo al mondo; è un non-luogo che si impadronisce di noi e che ci trasforma in onirodipendenti , partecipi cioè del delirio di Pier Luigi Berto il quale, in questo modo, celebra una voragine all’interno della quale la filosofia e l’arte precipitano ad esclusivo vantaggio di tutti coloro che sanno che l’inesistente è il vero essere e che l’essere che ci circonda è un pallido e esangue nulla.”
E altri testi critici suggeriscono una lettura del percorso artistico di Berto.
Scrive infatti Marco Di Capua: “Il disegno per Berto è un’attitudine fondamentale e minimal. Canalizza il nostro sguardo, consente di percepire l’indispensabile, un po’ al modo di chi in mare aperto, posto su una scena enorme ma monotonamente uguale a se stessa, avvisti isole.”
E Manlio Gaddi: “I disegni di Pier Luigi Berto fanno scuola, non a caso insegna all’Accademia di Belle Arti, sia per la profonda conoscenza e padronanza delle molteplici tecniche impiegate che per l’utilizzo che degli stessi disegni viene fatto, non solo base progettuale ma soprattutto appunti di viaggio, veri diari di vita quando il disegno non sia addirittura, come per i grandi Maestri del passato, fine a se stesso, trasposizione del pensiero tramite il gesto in segno.”
Marco Nocca osserva: “Bellissimo, superbo è l’Hommage à Ingres, inno alla potenza dell’Arte. Da un monumentale tronco d’albero, disegnato con rara maestria occhieggia il ritratto di una delle celebri dames dell’allievo di David: metafora di come Arte e Natura ci stiano di fronte in sé compiute, a se stesse affaccendate nella armonia riuscita che le accomuna... l’”albero di Ingres” di Pier Luigi Berto mi fa riandare con la mente alla metamorfosi, e al disegno come unico mezzo di cattura delle strutture prodigiose che la Natura elabora nelle sue trasformazioni. Ecco, credo stia proprio qui l’essenza, l’ idea di ciò che significhi per lui disegnare “
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