Scritto nelle ossa. Vivere, ammalarsi e curarsi a Roma in età imperiale

Scritto nelle ossa. Vivere, ammalarsi e curarsi a Roma in età imperiale

 

Dal 18 Dicembre 2013 al 30 Aprile 2014

Roma

Luogo: Museo della Via Ostiense

Indirizzo: via R. Persichetti 3

Orari: da martedì a domenica 9-13.30

Curatori: Paola Catalano, Gino Fornaciari, Valentina Gazzaniga, Andrea Piccioli, Olga Rickards

Enti promotori:

  • MiBACT - Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma

Telefono per informazioni: +39 06 5743193

E-Mail info: sba-osan@beniculturali.it

Sito ufficiale: http://archeoroma.beniculturali.it


Gli studi bioarcheologici e i documenti storici sono fondamentali per la ricostruzione dello stile di vita e delle condizioni di salute delle popolazioni antiche. Partecipando all’attività di tutela territoriale condotta dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, il Servizio di Antropologia ha registrato e conservato negli anni un’enorme quantità di dati utili per ricostruire la storia biologica della società romana, in particolare di età imperiale.
Negli ultimi tempi, nuove metodologie di scavo applicate ai resti scheletrici umani hanno consentito di raccogliere notevoli informazioni sui sepolcreti romani; inoltre, tramite approfondite indagini di laboratorio si sta cercando di descrivere il complesso panorama biologico rappresentato dalla popolazione di Roma antica. Attraverso l’analisi delle fonti storiche, condotta dalla Sezione di Storia della Medicina Molecolare del Dipartimento di Medicina Sperimentale di “Sapienza” Università di Roma, si stanno esaminando le malattie e gli eventi sociali che interessarono la popolazione della più grande città del Mondo Antico. Inoltre, i dati forniti dall’analisi paleopatologica (realizzata in collaborazione con la Divisione di Paleopatologia, Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina dell’Università di Pisa e con la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia) vengono integrati con quelli delle fonti storico-mediche in merito al decorso delle malattie ed all’evoluzione dei rispettivi trattamenti terapeutici. A tale proposito, è estremamente interessante il confronto tra le antiche terapie e quelle applicate oggi, secondo le tecniche più moderne e innovative (tale aspetto è stato curato dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia).
Infine, nuovi elementi sono forniti dallo studio biomolecolare (in corso di realizzazione presso il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata) del rapporto degli isotopi stabili del carbonio e dell’azoto contenuti nel collagene presente nelle ossa, che permette di acquisire informazioni sul tipo di alimentazione. Attraverso un’analisi necessariamente interdisciplinare, si sta stabilendo una relazione tra condizioni di vita, malattie e terapie specifiche delle comunità a cui si riferiscono i campioni antropologici provenienti da sei sepolcreti romani di epoca imperiale, di notevole rilevanza scientifica, portati alla luce durante i lavori di archeologia preventiva condotti dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma. All’estrema periferia orientale, lungo la Via Prenestina Polense, è di notevole interesse quanto riscontrato nel sito di Quarto Cappello del Prete, situato non lontano dall’antica città di Gabii. Procedendo verso il centro urbano, si trovano la grande necropoli Collatina (che si estende tra Via della Serenissima e Via Basiliano, presso l’antico tracciato della Via Collatina) e, a circa Km 1,5 da Porta Maggiore, il complesso funerario indagato nel quartiere di Casal Bertone, tra le vie Tiburtina e Prenestina, adiacente ad una struttura produttiva pertinente ad una fullonica. Lungo la Via Tuscolana, nelle immediate vicinanze della Villa dei Settebassi, è situato l’insieme funerario di Osteria del Curato. A Sud si trova il sepolcreto di Via Padre Semeria, una traversa di Via Cristoforo Colombo, in prossimità del tratto meridionale delle Mura Aureliane. Infine, a Sud-Ovest, poco distante da Ostia Antica, (Zona Ponte Galeria), su un’area collinare sabbiosa è stata portata alla luce la necropoli di Castel Malnome.

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