PALADINO/RAVELLO

Mimmo Paladino, Senza Titolo, matita su muro, foglia d'oro ed ottone, 300 x 208 x 100 cm, 2013

 

Dal 29 Giugno 2013 al 31 Ottobre 2013

Ravello | Salerno

Luogo: Villa Rufolo

Indirizzo: piazza Duomo

Orari: tutti i giorni 9-21

Curatori: Flavio Arensi

Enti promotori:

  • Fondazione Ravello

Costo del biglietto: € 5 intero, € 3 ridotto

Telefono per informazioni: +39 089 858422/ 089 857621

E-Mail info: ufficiostampa@fondazioneravello.it

Sito ufficiale: http://www.fondazioneravello.it/


Dal 29 giugno al 31 ottobre 2013, Ravello ospiterà cinquanta opere scultoree di Mimmo Paladino (Paduli, 1948) ambientate nei suggestivi spazi di Villa Rufolo (Giardini e Cappella) e sul piazzale dell’Auditorium “Oscar Niemeyer” .
Curata da Flavio Arensi, promossa dalla Fondazione Ravello, in stretta collaborazione con Stefano Valanzuolo, Direttore Artistico del Ravello Festival, – l’esclusiva mostra di Paladino presenta 50 opere, tra cui l’imponente installazione deiventi «Testimoni» scelta per dialogare con l’architettura di Niemeyer.
«Il percorso espositivo – spiega Flavio Arensi - prende il via fin dai cancelli della Villa, dove è collocata la grande “Stele” di marmo bianco, una figura schematizzata che accoglie il visitatore e lo invita a concedersi un viaggio fra matematica, musica e sogno. Le opere di Paladino, che sono tutte un equilibrio fra segni, simboli e misteri, denotano da sempre un forte legame con la musica e più in generale con l’armonia vissuta come elemento geometrico. Il visitatore è sollecitato da richiami e rimandi al mondo dell’opera lirica e della musica, vivendo il connubio fra scultura e paesaggio». L’esposizione si snoda lungo i principali luoghi di Villa Rufolo, a cominciare dal giardino all’ombra della Torre maggiore dove l’anello di «Zenith» richiama l’Anello di Wagner. Per i viali e i giardini si potranno così incontrare alcune delle celebri opere del maestro beneventano, ambientate negli scorci più poetici, fra le colonne del chiostro, o raggruppate nell’antica sala da pranzo dove sono sistemate tredici sculture di medio formato. Monumentali, invece, il cavallo «Architettura», «Caduto a ragione», la composizione in ferro rosso «Respiro». Si tratta di una sorta di itinerario nella melodia che in Paladino diviene, appunto, motivo geometrico, slancio simbolico, forma pura.
Particolare rilevanza ha l’installazione dei venti «Testimoni» in pietra sulla piazza dell’Auditorium progettato dall’archistar brasiliana Oscar Niemeyer. Il rapporto che si crea fra le sculture di Paladino e la costruzione è spettacolare e stravolge la normale prospettiva del luogo.
Per celebrare il quattrocentesimo anniversario della morte del compositore Carlo Gesualdo, noto come Gesualdo di Venosa (1566-1613), Paladino è stato invitato dal direttore artistico del Ravello Festival, anche ad elaborare alcune opere ad hoc, collocate e presentate in anteprima nell’antica cappella della villa (“Un omaggio – spiega Valanzuolo, al più visionario ed innovativo tra i musicisti dell’antichità, reso dall’impeto creativo di Paladino nell’anno in cui, non a caso, il Festival si affida al tema conduttore del Domani”). Un ulteriore approfondimento della vicenda umana di Gesualdo prenderà forma grazie alla commissione di un corto che Paladino ha realizzato con l’attore Alessandro Haber, il quale impersonerà il musicista nelle sue ultime ore di vita mentre detta il testamento. «Labyrinthus» - così si intitola il video che sarà proiettato nell’ambito della mostra - si ispira a questo straordinario documento letterario, adattato da Filippo Arriva e reinterpretato con musiche originali da Franco Mussida.
Sempre in Villa, negli spazi del Museo, saranno esposti i quattro manifesti che Paladino ha disegnato per la stagione verdiana del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Riccardi Muti (Nabucco, I due Foscari, Attila e Simon Boccanegra), con alcune varianti grafiche, per un totale di ventiquattro tavole fin qui mai presentati al pubblico.
Nel catalogo della mostra, edito da Arte’m, oltre al testo del curatore Flavio Arensi, sarà riportata una conversazione fra Filippo Arriva e Mimmo Paladino, e uno scritto di Franco Mussida. Il servizio fotografico delle installazioni è stato affidato a Peppe Avallone, mentre Pasquale Palmieri firma gli scatti effettuati sul set cinematografico.

Mimmo Paladino
La riflessione artistica di Mimmo Paladino, nato nel 1948 a Paduli, si sviluppa a partire dalla fine degli anni ’60. Affascinato dal clima culturale dell’epoca, tra arte concettuale e Pop Art americana, i cui artisti più rappresentativi avevano esposto alla Biennale di Venezia del ‘64, Paladino incentra la sua prima attività sulla fotografia, associata spesso al disegno, tecnica a lui particolarmente congeniale. La sua prima personale è a Caserta, nel 1969.
Gli anni ’70 vedono affermarsi, sempre più incisivamente nel suo percorso, l’interesse per la figura: dalle iniziali sperimentazioni concettuali l’artista trasferisce la propria attenzione sulla pittura figurativa. Strutture geometriche e oggetti quali rami e maschere campeggiano sulle tele dai colori decisi. Nel 1978 è a New York dove inaugura, l’anno successivo, mostre personali alla Marian Goodman Gallery e alla Annina Nosei Gallery.
Nel 1980 partecipa alla Biennale di Venezia nella sezione ‘Aperto ’80’ di Achille Bonito Oliva’, ed insieme a Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi e Nicola De Maria, dà vita alla ‘Transavanguardia’.
Nel corso degli anni ’80 la sua arte diviene sempre più referenziale e sulle superfici dalle ampie dimensioni e di grande impatto visivo, l’artista rappresenta la vita e il mistero della morte. Le tecniche usate sono diverse: dal disegno all’incisione, all’inserimento nelle tele di elementi tridimensionali.
Dal 1985 si dedica alle grandi sculture in bronzo e alle installazioni. Celebre l’intervento del 1995 in Piazza del Plebiscito a Napoli dove realizza una enorme montagna di sale su cui pone sculture con forme animali e umane.
Negli anni ‘90 intensifica con successo l’attività all’estero e nel 1994, primo tra gli artisti italiani contemporanei, espone alla Galleria Nazionale di Belle Arti di Pechino. Nel 1999, nell’ambito del South London Gallery Project, in una grotta in mattoni sotto la Roundhouse at Chalk Farm di Londra, installa l’opera ‘I Dormienti’, che dialoga con gli interventi sonori di Brian Eno.
Nel 2003 Paladino viene scelto in qualità di rappresentante dell'arte italiana durante la presidenza italiana a Bruxelles: la scultura equestre ‘Zenith’ è installata nella piazza della sede del Parlamento Europeo. Il Centro d'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, nel 2002-2003, gli dedica una mostra retrospettiva e nel 2004 alla Reggia di Caserta, nell'ambito del progetto Terrae Motus, si tiene una personale con i suoi lavori più recenti. Nel 2005 al MAR di Ravenna, per la prima volta, vengono esposte le scenografie realizzate negli ultimi quindici anni. A Napoli al Museo di Capodimonte nel 2005 presenta un lavoro dedicato a Don Chisciotte che prelude ‘Quijote’, il lungometraggio che l’artista dirigerà l’anno successivo. Nel 2008 gli viene affidata la realizzazione della copertura delle impalcature del cantiere di restauro della Ghirlandina, la torre campanaria del Duomo di Modena. Sempre del 2008 è una importante mostra al Museo dell’Ara Pacis di Roma con l’apporto del musicista Brian Eno e una personale presso la Villa Pisani a Stra. Importante installazione è quella presente sull'isola di Lampedusa per commemorare le vittime degli sbarchi clandestini.
Nel 2009 esposizione di sculture che riempiono le strade, le piazze e i palazzi del paese, nello scenario incantevole di Orta S. Giulio, sul Lago d'Orta. Il catalogo della mostra è composto da 48 foto originali e inedite di Gianni Berengo Gardin: il famoso fotografo ha realizzato una serie di ritratti a Paladino e alle sue opere.
Nel 2010 Mimmo Paladino ha firmato la scenografia di “work in progress”, tour che ha visto riunirsi dopo 30 anni la coppia Lucio Dalla e Francesco De Gregori. Il 10 aprile dello stesso anno è installato un grande cavallo blu di oltre quattro metri all'Anfiteatro del Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera (BS), la casa-museo di Gabriele d'Annunzio. A fine gennaio 2011 realizza la nuova sala permanente del Museo Nazionale Archeologico di Villa Frigerj a Chieti dedicata al Guerriero di Capestrano e inaugura la mostra di sculture incentrata sul “nuovo Guerriero”, allestita presso il Centro espositivo della Fondazione Carichieti a Palazzo De Mayo. Nel 2011 la città di Milano gli dedica un’ampia retrospettiva, curata da Flavio Arensi, a Palazzo Reale, dove è il primo artista contemporaneo a poter esporre nelle sale del piano nobile. Per l’occasione è installata la “Montagna di sale” in piazza Duomo. Nel 2012 i suoi cavalli vengono posizionati sulla Fòcara di Novoli (Lecce), un vero e proprio monumento di ingegneria agraria e devozione, eretto e bruciato in onore di Sant'Antonio Abate e che sfiora i 25 metri di altezza e i 20 metri di diametro alla base. Nel 2012 partecipa alla LIV Biennale di Venezia, Padiglione Italia

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