Anna, la madre di Maria. Culto e iconografia nel Tirolo storico

Anna, la madre di Maria. Culto e iconografia nel Tirolo storico, Museo Diocesano Tridentino, Trento

 

Dal 01 Ottobre 2021 al 10 Dicembre 2021

Trento

Luogo: Museo Diocesano Tridentino

Indirizzo: Piazza del Duomo 18

Orari: 10.00-13.00 / 14.00-18.00; chiuso ogni martedì e 1° novembre

Curatori: Alessandra Galizzi Kroegel e Stefanie Paulmichl

Costo del biglietto: 5 € intero, 4 € ridotto; ingresso gratuito ogni prima domenica del mese, Trentino Guest Card, Museum Pass, abbonamento annuale Museo

Telefono per informazioni: +39 0461 234419

E-Mail info: info@mdtn.it

Sito ufficiale: http://www.museodiocesanotridentino.it


In occasione dell’Anno dei Musei dell’Euregio 2021, il Museo Diocesano Tridentino presenta al pubblico la mostra Anna, la madre di Maria. Culto e iconografia nel Tirolo storico. L’esposizione, che nasce da un progetto di ricerca dell’Università di Trento, intende illustrare l’evoluzione del culto e dell’iconografia di Sant’Anna fra il XV e il XVIII secolo, concentrandosi sul territorio che oggi va dall'Austria meridionale al Trentino.

La figura di Sant’Anna ha avuto uno spazio di grande rilievo nella storia del cristianesimo. Come madre della Vergine Maria e nonna di Gesù, Anna è stata al centro di un culto diffuso in Oriente e in Occidente, che pur conoscendo alterne vicende, non è mai venuto meno ed ha dato vita ad una ricca e variegata produzione artistica. Questo fenomeno ha avuto il suo apice tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento, soprattutto nei paesi germanofoni, incluso il Tirolo storico. In queste terre di montagna, dove le Alpi non sono mai state un elemento divisorio tra realtà artistiche differenti, bensì un luogo d’incontro e di congiunzione tra influenze diverse, si trovano ancor oggi opere d’arte di estremo interesse legate al culto di Sant’Anna. Anche qui, infatti, la santa fu patrona delle famiglie dell’alta borghesia così come di orefici, tessitori, falegnami e minatori. La sua figura, inoltre, costituì un importante punto di riferimento per la popolazione femminile, soprattutto per le partorienti, le madri di famiglia e per le donne che faticavano a concepire. Dopo il concilio di Trento, in un clima di generale ridimensionamento del culto dei santi di origine più o meno leggendaria, la venerazione per Sant’Anna diminuì progressivamente in tutta Europa e la sua raffigurazione divenne oggetto di una serie di interessanti ‘correzioni’ tese a eliminare qualsiasi sospetto di scarsa ortodossia. Al pari del suo sposo Gioacchino, infatti, Anna non è un personaggio biblico: nelle Sacre Scritture non si fa mai riferimento ai genitori di Maria e alla loro storia. Le scarne notizie della sua biografia si desumono dai racconti narrati nei Vangeli apocrifi, ritenuti cioè non autentici dalla Chiesa cattolica. Questa evoluzione teologica e cultuale si riflette in modo esemplare nelle modifiche che l'iconografia di Sant’Anna subì dalla seconda metà del XV secolo al XVIII secolo, arco di tempo indagato dalla mostra.

Il percorso espositivo


Allestita nelle sale del piano terra, la mostra non prende in considerazione tutta la casistica delle immagini riguardanti Sant’Anna, normalmente incluse in contesti mariani, ma concentra la sua attenzione su alcune tipologie iconografiche particolarmente curiose e significative. È attraverso di esse, infatti, che trovò la sua espressione figurativa l’eccezionale popolarità goduta dalla santa nel XV e XVI secolo. Il percorso prende avvio dalle opere che illustrano l’iconografia nota come Anna Metterza (in tedesco Anna Selbdritt), in cui la santa – di dimensioni spesso spropositate – compare in compagnia di Maria e di Gesù. Fanno parte di questo primo nucleo di opere la bella scultura lignea policroma, databile tra il 1490 e il 1510 circa, concessa in prestito dal Museo Diocesano/Hofburg di Bressanone e il piccolo gruppo scultoreo intagliato dalla bottega di Jörg Arzt nel 1517, conservato presso il Museo Diocesano Tridentino.

A seguire il visitatore trova un altro soggetto iconografico, strettamente connesso a quello precedente: la Sacra Parentela (Heilige Sippe). L’immagine traduce visivamente la leggenda dei tre matrimoni di Anna, concepita tra il IX e il X secolo e diffusa dalla Legenda aurea di Jacopo da Varagine (XIII secolo), che attribuiva ad Anna ben tre sposalizi, prima con Gioacchino e poi, in seguito a due vedovanze, con Cleofa e Salome. Da ciascuna di queste unioni sarebbe nata una figlia di nome Maria; le tre Marie avrebbero generato i sette nipoti di Anna, ovvero Gesù e i suoi cugini. La raffigurazione della Sacra Parentela è spesso un vivace ‘ritratto di famiglia’ pieno di bambini curiosi e intenti a leggere, indicare, giocare. Ne sono un esempio, tra i più interessanti in mostra, il trittico del Museo Diocesano Tridentino proveniente da Sant’Anna di Sopramonte (1501 circa) oppure la pala di Paul Zwinger (post 1498), originariamente conservata nella chiesa del santuario di Maria Trens presso Vipiteno e ora custodita al Museo Diocesano di Bressanone. L’ultimo modello iconografico proposto nella prima sala è l’Educazione di Maria o Anna insegna a leggere a Maria (Die Unterweisung Mariens o Anna lehrt Maria das Lesen). In questa tipologia, molto apprezzata dal pubblico laico, Anna è la figura chiave dell’educazione familiare e reca in mano un libro, come nel dipinto su tavola di ambito germano-fiammingo (1500 circa) proveniente dal Museo Civico di Bolzano.

La seconda sezione della mostra è interamente dedicata alla devozione per Sant’Anna nel principato vescovile di Trento, dove il costante flusso migratorio da nord favorì la fondazione di edifici di culto o intitolazioni alla madre di Maria. Trovano spazio in questa sala la tela di Jacopo Ligozzi con Sant’Anna e Maria tra i Santi Gregorio Magno e Girolamo (1566 circa) della chiesa di Sant’Antonio abate di Bivedo (Bleggio Superiore), la bella pala di Martino Teofilo Polacco raffigurante Sant’Anna Metterza con i Santi Antonio abate ed Emerenziana (1608 circa) proveniente dalla chiesa di Sant’Orsola e compagne di Tuenno (Ville d’Anaunia) e la Sant’Anna Metterza in gloria e santi attribuita a Carlo Pozzi (1632) proveniente dalla chiesa di Sant’Ermete di Calceranica.

Nella terza e ultima sala, le opere esposte segnano le tappe delle trasformazioni subite dalla figura di Anna tra XVI e XVIII secolo: a partire dalla seconda metà del Cinquecento, infatti, il culto per Sant’Anna registra una battuta d’arresto dovuta, almeno in parte, alle istanze della Riforma tese a scoraggiare la devozione nei confronti di figure dai tratti leggendari e, ancora di più, al tentativo della Chiesa cattolica di mantenere quella devozione eliminando gli aspetti più problematici dei santi in questione. Sant’Anna inizia quindi ad essere rappresentata come una donna decisamente anziana, dall’aria modesta e coniugata a un solo marito, oltre che in posizione subordinata e in atteggiamento adorante nei confronti della Vergine col Bambino. Appartengono a questa sezione finale dipinti, sculture, ex voto provenienti dalle chiese del Trentino e da altri musei della Provincia.

Un video presenta altre immagini di opere afferenti alle diverse tipologie iconografiche presenti nell’area del Tirolo storico e le mappe GIS che ne visualizzano la distribuzione territoriale.Segue una selezione di stampe tratte dalla collezione del Museo Diocesano Tridentino. Le opere grafiche illustrano le raffigurazioni di Sant’Anna, che la mostra non prende in considerazione, come La cacciata di Gioacchino dal tempio, la Nascita di Maria e la Morte di Sant’Anna. Le stampe integrano il ventaglio di soggetti dedicati a Sant’Anna e forniscono al visitatore un’idea più completa della leggenda riguardante la santa. La mostra si chiude con la foto Educazione della vergine scattata a Kabul nel 2016 da Ugo Panella. Il parallelo con l’analoga iconografia di Sant’Anna, in particolare col tema dell’Educazione di Maria, vuole stimolare la riflessione sul difficile rapporto tra donne e religione.

La ricerca

La mostra dedicata all’iconografia di Sant’Anna Metterza nel Tirolo storico ha origine da un progetto di ricerca di Alessandra Galizzi Kroegel, promosso dal Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento e dal Centro di Alti Studi Umanistici (CeASUm) dell’Università di Trento. La ricerca, affidata a Stefanie Paulmichl, ha permesso di mappare e catalogare circa 180 opere tra dipinti e sculture, databili dalla fine del XIV al XVIII secolo, che raccontano con notevole chiarezza fortuna, sfortuna e trasformazioni del culto della santa sia nella religione ufficiale che nella religiosità popolare. La mostra può accogliere solo una ristretta selezione di queste opere, ma il video e il catalogo che la corredano illustrano al pubblico diverse testimonianze artistiche che per varie ragioni non possono essere incluse nell’esposizione: affreschi, sculture o altari a portelle troppo grandi o delicati per essere smontati, ma di particolare interesse in relazione al tema trattato.

L’Anno dei Musei dell’Euregio

La mostra è parte del ricco programma di eventi collegati all’Anno dei Musei dell’Euregio, l’Euroregione alpina Tirolo-Alto Adige-Trentino. In occasione di questo evento internazionale, i musei delle tre regioni sono stati invitati ad organizzare eventi espositivi e manifestazioni dedicate al tema "Trasporto-Transito-Mobilità". Esso allude significativamente al movimento e all’incontro di persone, culture e idee, un concetto che riflette perfettamente la situazione di fluidità e scambio che da sempre caratterizza l’arco alpino e che ha coinvolto non solo sentimenti e pratiche religiose, ma anche opere e artisti, producendo risultati di estremo interesse. Una panoramica e informazioni più dettagliate sui progetti e i musei che partecipano all’Anno dei Musei dell’Euregio 2021 si possono trovare sul portale web 2021.euregio.info.

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