I colori della seduzione. Giambattista Tiepolo e Paolo Veronese

Giambattista Tiepolo, Alabardiere in un paesaggio, 1736 ca., olio su tela, Torino, Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli. Courtesy of © Pinacoteca Gianni e Marella Agnelli.

 

Dal 17 Novembre 2012 al 01 Aprile 2013

Udine

Luogo: Castello di Udine

Indirizzo: piazzale del Castello

Orari: da martedì a domenica 10.30-17

Curatori: William L. Barcham, Linda Borean, Caterina Furlan

Costo del biglietto: intero € 8, ridotto € 5, scuole € 2; mostra in Castello e Museo Diocesano con Gallerie del Tiepolo € 10

Telefono per informazioni: +39 0432 414 717

E-Mail info: puntoinforma@comune.udine.it

Sito ufficiale: http://www.udinecultura.it/opencms/opencms/release/ComuneUdine/cittavicina/cultura/it/eventi/Eventi_culturali/2012/settimanatiepolo/mostra.html


Un'occasione unica per vedere riunite, dopo quasi duecento anni, le due tele che compongono il Mosè salvato dalle acque  di Giambattista Tiepolo.
L'opera, tagliata negli anni ’20 dell’800, viene proposta nella sua composizione originaria, riaccostando il Mosè della Scottish National Gallery di Edimburgo con l’Alabardiere della collezione Agnelli di Torino, così come  documentato da una copia coeva attribuita a Giandomenico Tiepolo della Staatsgalerie di Stoccarda. Le due parti della tela, che hanno avuto destini conservativi diversi, presentano oggi colori leggermente diversi.

Un sistema di illuminotecnica all’avanguardia renderà possibile vedere l’opera sia come è realmente, che secondo una colorazione uniforme. 
Ideale risulta l’accostamento al Mosè salvato dalle acque di Paolo Veronese del Musée des Beaux Arts di Digione, per rilevare le assonanze e la personale soluzione adottata da Tiepolo. 
Il confronto diretto tra le due opere vuole riportare l’attenzione sullo speciale rapporto intessuto da Tiepolo con uno dei più importanti esponenti della tradizione pittorica veneziana del Cinquecento. Tiepolo trovò infatti nell’arte di Veronese lo stimolo al superamento della “maniera scura” e il punto di partenza per la maturazione di un linguaggio che lo avrebbe trasformato in uno dei grandi protagonisti della pittura europea del Settecento.

A partire dagli affreschi del Palazzo arcivescovile di Udine, una sorta di prologo e punto di partenza della mostra, Tiepolo intraprende un percorso di ‘emulazione’ di Veronese.  Il critico Francesco Algarotti definì l’amico Tiepolo ‘l’emulo di Paolo’. Guardare a Veronese significò per Tiepolo rivisitarne l’interpretazione di temi religiosi o di storia antica, mediante scenografiche impostazioni di natura teatrale, prospettive architettoniche e opulenza decorativa, ed appropriarsi di una tavolozza squillante di colori puri e ombre colorate.
La mostra è articolata in quattro sezioni nelle quali Tiepolo e Veronese vengono messi a confronto nella trattazione di alcuni temi religiosi, mitologici e della storia antica: il Mosè salvato dalle acque, il Ratto d’Europa, le Cene e i Banchetti e l’Adorazione dei Magi.
Il complesso terreno di confronto tra i due artisti è messo in luce anche dai bozzetti e dai disegni, che illustrano le varie modalità con cui Tiepolo ha riletto l’eredità figurativa di Veronese nei vari momenti del processo creativo. Oltre alle tele, la mostra vanta infatti un gruppo straordinario di fogli di Tiepolo e Veronese, prestati da musei nazionali e internazionali di primo piano (Galleria degli Uffizi,  Victoria and Albert Museum di Londra, Ashmolean Museum di Oxford,  Département des Arts Graphiques del Louvre, Schlossmuseum di Weimar e Städel Museum di Francoforte). Un dialogo visivo che vede, ad esempio, il disegno d’insieme approntato da Tiepolo per il Banchetto di Antonio e Cleopatra esposto insieme ai pensieri di Veronese sul tema dei banchetti, rappresentati dallo studio preparatorio per le Nozze di Cana  e al modello a olio della National Gallery di Londra.

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