Geminiano Cozzi e le sue porcellane

Manifattura Cozzi, Coppia di salsiere con decorazione imari. Collezione privata

 

Dal 18 Marzo 2016 al 12 Luglio 2016

Venezia

Luogo: Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento Veneziano

Indirizzo: Dorsoduro 3136

Orari: 10-17; dal 1 maggio 10-18. Chiuso martedì

Curatori: Marcella Ansaldi, Alberto Craievich

Costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 7.50. Gratuito Residenti e nati nel Comune di Venezia; bambini da 0 a 5 anni; portatori di handicap con accompagnatore; guide autorizzate e interpreti turistici che accompagnino gruppi o visitatori individuali; per ogni gruppo di almeno 15 persone, 1 ingresso gratuito (solo con prenotazione); docenti accompagnatori di gruppi scolastici, fino ad un massimo di 2 per gruppo; membri ICOM; partner ordinari MUVE; volontari Servizio Civile; possessori MUVE Friend Card

Telefono per informazioni: +39 041 2410100

E-Mail info: info@fmcvenezia.it

Sito ufficiale: http://carezzonico.visitmuve.it/it/



La porcellana è forse il materiale che meglio di altri incarna lo spirito e l’estetica del Settecento: lucente e leggera, si presta naturalmente alla realizzazione di oggetti dalle linee eleganti e agili. 
Rimasta a lungo un segreto delle manifatture cinesi fu ricreata in Europa nel secondo decennio del XVIII secolo, presso la corte sassone di Augusto il Forte e da qui si diffuse gradualmente in tutto il continente, nonostante i disperati tentativi di nasconderne la formula.
Nel corso del Settecento la Serenissima fu l’unico stato dove sorsero ben quattro manifatture di porcellane, anche se tutte per iniziativa privata.
Una di esse fu quella di Geminiano Cozzi (1728 - 1798), nato a Modena ma veneziano d’elezione, alla cui straordinaria attività di imprenditore ante litteram la Fondazione Musei Civici di Venezia dedica ora - a 250 anni dal privilegio concessogli dalla Repubblica nel 1765 (che segna la nascita vera e propria della manifattura Cozzi) - la prima retrospettiva in assoluto. 
E non è un caso se la mostra viene presentata nel pòrtego al primo piano di Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano, sede che più di ogni altra, per peculiarità e storia, si presta a celebrare uno degli aspetti maggiormente affascinanti dell’arte del XVIII secolo.
A cura di Marcella Ansaldi e Alberto Craievich, la rassegna presenta oltre seicento pezzi provenienti da musei italiani ed esteri, tra cui i pochi esemplari sicuramente datati e i molti custoditi in collezioni private fino ad oggi di difficile accesso al pubblico e agli studiosi, circostanza quest’ultima che non ha giovato alla fortuna di Cozzi, la cui figura e produzione oggi paiono finalmente riconosciute all’interno del panorama europeo.
Dipanandosi attraverso uno sviluppo sia cronologico che tematico, il percorso espositivo illustra l’evoluzione della manifattura Cozzi e le tipologie dei decori e dei vari oggetti, evidenziando da un lato una delle vicende storico-artistiche più affascinanti del Settecento e presentando, dall’altro, uno spaccato dell’attività manifatturiera dello stesso periodo che racchiude episodi di sorprendente modernità.
Lo sviluppo dell’arte della porcellana nel Settecento nella Repubblica di Venezia si deve a personalità controverse, caparbie ed affascinanti. 
È il caso del giovane patrizio Giovanni Vezzi, orefice e mercante, che nel 1720 inizia la propria produzione facendo venire in Laguna Christopher Conrad Hunger, che portò con sé il segreto della fabbricazione della porcellana europea; o di Nathaniel Friederich Hewelcke, mercante sassone emigrato nel 1757 da Meissen a causa della chiusura della manifattura durante la Guerra dei Sette Anni, che chiese ed ottenne un privilegio ventennale per la fabbricazione di "porcellane di Sassonia d'ogni e qualunque specie" a Venezia; o ancora, oltre al già citato Geminiano Cozzi, di Giovanni Battista Antonibon, che nel 1762 avvia a Nove (VI) la produzione della porcellana trent’anni dopo aver ottenuto dal consiglio dei “Savi della Mercanzia” della Serenissima il privilegio di produrre maiolica di qualità per vent’anni senza doverne pagare le tasse (1732).
I risultati, benché qualitativamente straordinari, non furono però altrettanto fortunati: Vezzi ed Hewelcke dopo pochi anni furono costretti ad abbandonare le loro imprese a causa dei debiti, solo Antonibon a Nove e Cozzi a Venezia riuscirono a dar vita, pur nelle difficoltà, a imprese durature.
La mostra, visitabile con l’orario e il biglietto del museo (vedi info generali in cartella stampa), è accompagnata da un catalogo illustrato (Antiga Edizioni, Crocetta del Montello, Treviso, 2016) che si giova di un comitato scientifico internazionale e della collaborazione dei maggiori esperti in materia.


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