Gosha Ostretsov. Sono stato rapito centinaia di volte

Gosha Ostretsov, Blaster #1 blue, 2016

 

Dal 09 Maggio 2017 al 30 Giugno 2017

Venezia

Luogo: Palazzo Nani Bernardo

Indirizzo: Calle Bernardo, Sestiere Dorsoduro Civico 3197

Orari: 10 - 18, chiuso il lunedì

Curatori: Simon Njami



Con più di 50 nuovi lavori esposti a Venezia dal 9 maggio al 30 giugno 2017Sono stato rapito centinaia di volte dell’artista Gosha Ostretsov è "unʼallucinazione, unʼeterocronia e unʼarcheologia del futuro", per usare le parole del curatore Simon Njami. Ostretsov, che ha rappresentato il Padiglione russo alla 53esima Biennale di Venezia nel 2009, e Simon Njami, già curatore del primo Padiglione africano nella Biennale del 2007, si sono uniti per un progetto unico: la mostra, anticonvenzionale e psichedelica, rappresenta il diario di un viaggio nel tempo, raccontato tra gli spazi di un palazzo dal sapore antico.
 
Articolata nelle due sale al pian terreno del suggestivo Palazzo Nani Bernardo, Sono stato rapito centinaia di volte  ripropone il viaggio che uno scienziato compie dopo essere stato rapito dagli alieni: una volta tornato, decide di riprodurre ciò che ha visto, diventando così un artista. Per Ostretsov, artista e scienziato hanno entrambi il dono di vedere il mondo con occhi diversi rispetto alle persone comuni e lo spirito di questa mostra, colorata, maliziosa e volutamente lontana dagli stereotipi, è di accompagnare il visitatore in questo viaggio.
 
Nel corridoio, illuminato da luci soffuse, come candele, inizia il viaggio in quello che è una sorta di cabinets de curiosités dove astrattismo, simbolismo e realismo si uniscono con la pop art: si trovano oggetti come curiose armi in plexiglas, quasi reperti archeologici di un futuro lontano, obelischi che raccontano storie e vignette a fumetti, accostati ai ritratti realistici di quattro tra i più grandi scrittori di fantascienza, quali Isaac Asimov, George Orwell, Herbert Wells e Ray Bradbury. In fondo, affacciata sul Canal Grande, è esposta una riproduzione ridotta della “madre di tutti gli obelischi”: chi passa al suo interno, non esce più come prima. La scelta di un palazzo storico non è quindi casuale: le “reliquie del passato” che vi sono esposte, si sposano perfettamente con lʼantichità delle stanze.
 
Nella seconda sala, il viaggio continua tra suprematismo sovietico e pop art, dove si uniscono alcuni oggetti della vita quotidiana, come i vestiti, con vecchie fotografie di persone che sono state anchʼesse rapite. Il pezzo dominante è la scultura di una dea protettrice che guarda il visitatore dallʼalto, e una barca, in cui un ideale Caronte, sempre con un taglio colorato e malizioso, traghetta le anime dei visitatori verso una dimensione più spirituale.
Per realizzare le sue opere, Ostretsov ha utilizzato materiali semplici, come il plexiglas, che però hanno un effetto fisico e psicologico sullo spettatore. Lʼartista, inoltre, ride del tempo, intreccia il passato con il futuro, in modo tale da darci una visione più chiara del presente.

Per citare le parole di Simon Njami, "questa mostra presenta la storia come un copione, in cui si ritrovano tutti i componenti dellʼesposizione: un palazzo italiano rinascimentale, le reliquie della cultura dellʼepoca sovietica, gli archivi, un volo interstellare, la letteratura e la plasticità di Venezia, che si complementano a vicenda per raccontare una storia in cui ognuno può trovare se stesso, una storia di tutte le forme e di tutti i periodi della storia umana".

Gosha Ostretsov (nato a Mosca nel 1967) è un artista russo e performer. Nel 1980 ha abbandonato lo studio di stile sovietico d'arte accademica e si è unito a un gruppo di artisti d'avanguardia. Trasferitosi a Parigi nel 1988, dieci anni più tardi è ritornato a Mosca dove ha sperimentato nuove forme artistiche, comprese le performance, la scultura e la pittura. Ha trovato ispirazione nelle illustrazioni di fantascienza e in libri religiosi, nei fumetti, nei film sovietici degli anni  Cinquanta e Sessanta e in molto altro ancora: Ostretsov ci racconta così storie fantastiche attraverso la sua pittura e le sue performance.
Nel 2009 ha rappresentato il suo paese nel Padiglione della Russia durante la 53esima Biennale di Venezia.
Le opere di Ostretsov sono in esposizione presso il Museo di Stato Russo (San Pietroburgo), la Galleria Tretyakov (Mosca), il Centro Nazionale per le Arti Contemporanee (Mosca), il Museo d'Arte Moderna di Mosca, il Centro Pompidou (Parigi), la Galleria Saatchi (Londra), la Collezione Zabludowicz (Londra), la Collezione Tiroche DeLeon (Tel Aviv), così come in numerose collezioni private.
 
Simon Njami (nato a Losanna nel 1962) è uno scrittore e curatore indipendente, docente, critico dʼarte e saggista. Ha pubblicato il suo primo romanzo «Cercueil et Cie» nel 1985, seguito da «Les Enfants de la Cité» nel 1987, «Les Clandestins» e «African Gigolo» nel 1989. Eʼ il co-fondatore di Revue Noire, una rivista di arte africana ed extra-occidentale contemporanea, ed è stato tra i primi a mostrare le opere di artisti africani contemporanei su piattaforme internazionali.
Njami è stato il curatore della mostra fotografica "Africa Remix" esposta tra il 2004 e il 2007 a Düsseldorf (Museo Kunst Palast), Londra (Galleria Hayward), Parigi (Centro Pompidou), Tokyo (Museo Mori), Stoccolma (Moderna Museet) e Johannesburg (Galleria d’Arte di Johannesburg). Eʼ stato poi il direttore artistico della 12esima edizione del Dak'art, la Biennale di Dakar, che ha avuto luogo in Senegal nel 2016.
Njami è inoltre il Consulente d'Arte della Fondazione Dokolo Sindika (Luanda), direttore artistico della Fondazione Donwahi (Abidjan) e membro dei comitati scientifici di numerosi musei di tutto il mondo.

 

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