Maurizio Pellegrin. Treni volanti, carte appese e altri pensieri
Dal 06 Maggio 2015 al 19 Settembre 2015
Venezia
Luogo: Marignana Arte
Indirizzo: Dorsoduro 141
Orari: martedi e mercoledi 14-18.30; giovedi, venerdi e sabato 11-13.30 / 14-18.30; domenica e lunedi aperto solo su appuntamento
Curatori: Filippo Fossati
Telefono per informazioni: +39 041 5227360
E-Mail info: info@marignanaarte.it
Sito ufficiale: http://www.marignanaarte.it/
Da molti anni ormai Maurizio Pellegrin vive a New York. Torna a Venezia, la sua città natale, con questa mostra dopo una lunga, laboriosa assenza in cui ha esposto le sue opere in musei pubblici e gallerie private di tutto il mondo.
La mostra è composta da un gruppo di opere eterogenee che ruotano intorno ad un’installazione, un’architettura di rotaie e trenini che galleggiano nell’aria, viaggiano sui binari di un’esperienza storica, una vicenda lunga più di un trentennio, che da pittorica via via ha assorbito un insieme artistico più ampio, debordando dalla tela nello spazio. Sono lavori, avvisa l’autore, da guardare in controluce, in quella zona al limite tra il contenuto, il testo ed il contesto, tra descrizione, linguaggio e rappresentazione, tra l’idea poetica e corporalità. Sono stralci tratti da diari di viaggio, geografie di qualcuno che tornando a casa ha scelto di scoprire alcune carte che dichiarano la propria presenza e il proprio operare : Maurizio Pellegrin verifica oggi, qui, con questo titolo e questa mostra, uno stato d’animo. Il risultato plastico e la prospettiva futura si trovano nei complessi intrecci che muovono dai binari di quei trenini volanti, dalle carte appese e dagli altri pensieri e si prolungano agli spettatori. Il limite, l’orizzonte, ch’è poi in verità il nucleo del discorso, è la messa in discussione di una razionalità che nulla ha a che fare con l’arte ed è il punto di partenza, la stazione-palcoscenico da cui volano i treni di Pellegrin.
Tutto è immoto e al tempo stesso ogni cosa si muove tra l’immaginazione che incombe sui lavori, lo spazio mentale del protagonista e le testimonianze sparse degli oggetti. Le energie prodotte da questo fermento evocano, creano e indicano a loro volta altre memorie, altri luoghi. Le rotaie e i trenini in misteriosa levitazione, così come i fili di ferro, i leggeri graffiti sulla carta sono indizi, partendo da terra puntano in alto. Egli ricompone una realtà diversa da com’essa si propone e ne prospetta una nuova, risalendo alle radici, al suo momento iniziale.
Ciò che lo stimola e lo attrae non è la realtà sociale o quella urbana, ma un’occasione artistica, la conferma delle modalità di un processo costruttivo.
La mostra è composta da un gruppo di opere eterogenee che ruotano intorno ad un’installazione, un’architettura di rotaie e trenini che galleggiano nell’aria, viaggiano sui binari di un’esperienza storica, una vicenda lunga più di un trentennio, che da pittorica via via ha assorbito un insieme artistico più ampio, debordando dalla tela nello spazio. Sono lavori, avvisa l’autore, da guardare in controluce, in quella zona al limite tra il contenuto, il testo ed il contesto, tra descrizione, linguaggio e rappresentazione, tra l’idea poetica e corporalità. Sono stralci tratti da diari di viaggio, geografie di qualcuno che tornando a casa ha scelto di scoprire alcune carte che dichiarano la propria presenza e il proprio operare : Maurizio Pellegrin verifica oggi, qui, con questo titolo e questa mostra, uno stato d’animo. Il risultato plastico e la prospettiva futura si trovano nei complessi intrecci che muovono dai binari di quei trenini volanti, dalle carte appese e dagli altri pensieri e si prolungano agli spettatori. Il limite, l’orizzonte, ch’è poi in verità il nucleo del discorso, è la messa in discussione di una razionalità che nulla ha a che fare con l’arte ed è il punto di partenza, la stazione-palcoscenico da cui volano i treni di Pellegrin.
Tutto è immoto e al tempo stesso ogni cosa si muove tra l’immaginazione che incombe sui lavori, lo spazio mentale del protagonista e le testimonianze sparse degli oggetti. Le energie prodotte da questo fermento evocano, creano e indicano a loro volta altre memorie, altri luoghi. Le rotaie e i trenini in misteriosa levitazione, così come i fili di ferro, i leggeri graffiti sulla carta sono indizi, partendo da terra puntano in alto. Egli ricompone una realtà diversa da com’essa si propone e ne prospetta una nuova, risalendo alle radici, al suo momento iniziale.
Ciò che lo stimola e lo attrae non è la realtà sociale o quella urbana, ma un’occasione artistica, la conferma delle modalità di un processo costruttivo.
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