Friendly stones. La nascita di un’idea. Il Maggiore di Verbania nei disegni visionari di Salvador Arroyo

Disegno di Salvador Arroyo

 

Dal 19 Gennaio 2019 al 10 Marzo 2019

Verbania | Verbano-Cusio-Ossola

Luogo: Museo del Paesaggio

Indirizzo: via Ruga 44

Orari: venerdì 14-17; sabato e domenica 11-17

Enti promotori:

  • Città di Verbania
  • Regione Piemonte
  • Compagnia di San Paolo

Costo del biglietto: intero 5 €, ridotto 3 € (il biglietto comprende anche la visita alla Gipsoteca Troubetzkoy e alla Pinacoteca)

Telefono per informazioni: +39 0323 502254

E-Mail info: segreteria@museodelpaesaggio.it

Sito ufficiale: http://www.museodelpaesaggio.it



Nel concepire i primi disegni mi rifeci a tutte quelle impressioni che ho appena citato: il mondo pietrificato, la solitudine, l’uomo che abita una natura così ricca e imponente. Poi i sogni si evolsero e le pietre dapprima disordinate iniziarono ad assumere un ordine e dalla simbiosi iniziale tra uomo e natura si delinearono città, persone allegre che danzano e si incontrano.
Salvador P. Arroyo
 
Il Museo del Paesaggio, nell’ambito delle attività del Centro Studi del Paesaggio, organizza l’esposizione “Friendly stones. La nascita di un’idea”. Il Maggiore di Verbania nei disegni visionari di Salvador Arroyo, visitabile fino al 10 marzo 2019 presso le sale di Palazzo Viani Dugnani in Via Ruga 44.
 
L’esposizione nasce dal legame che si è creato tra Verbania e l’architetto Salvador Arroyo, che ha donato al Museo del Paesaggio tutti gli schizzi originali che l’hanno portato alla progettazione del teatro “Il Maggiore”.
 
La mostra si divide in sezioni che raccontano, come in un viaggio onirico, l’evoluzione di un progetto, narrano la nascita di un’idea e la sua evoluzione o netto cambiamento grazie all’ispirazione che il paesaggio offre, sempre diverso a seconda di come lo si guarda.
 
L’importanza di vivere il territorio, entrarci e farsi raccontare da lui la storia del passato per interpretare al meglio il presente, è alla base del rapporto che Arroyo ha avuto con Verbania nell’ideazione del progetto che gli è stato commissionato. Numerosi sono stati i sopralluoghi solitari e le ore che l’architetto ha passato in riva al lago a osservare il panorama, a studiare le forme delle montagne che abbracciano la zona e a camminare nelle viuzze storiche alla ricerca della chiave di lettura per creare il giusto simbolo moderno di Verbania… e questa ispirazione è arrivata dalla pietra, questo materiale così ampiamente presente nel territorio verbanese da diventare quasi famigliare o amichevole per chiunque ci viva o ci passi… ed ecco il titolo della mostra… le pietre amichevoli sono proprio quelle che hanno ispirato la nascita del teatro, quelle pietre che, a ben guardarle, nascondono sempre un volto umano sorridente al loro interno.
 
Gli schizzi e gli appunti autografi dell’architetto Arroyo sono stati analizzati e hanno costruito quasi da soli il percorso della mostra, fondamentale è stato anche un testo che l’architetto ha steso per raccontare la sua esperienza a Verbania e la meraviglia che il nostro paesaggio gli suscita ogni volta che lo visita.
 
Percorso di visita:
 
LE PIETRE AMICHE
Si parte dal lago, dalle pietre che si trovano sulla sabbia.
Le pietre diventano grandi, più grandi dell'uomo.
Ma sono pietre amichevoli, con dei volti umani.
L'uomo incomincia a dialogare con loro e a muoversi tra di loro.
PRIMA STANZA - L'ORDINE
Le pietre si organizzano in file, tutto si muove secondo un ordine preciso.
L'uomo ora si ritrova in un mondo ordinato, in città di pietra o boschi di pietra
Le pietre sono ora addomesticate
SECONDA STANZA - LA CAVERNA E IL BALDACCHINO
Gli spazi tra le pietre aprono la porta ad un mondo sotterraneo
L'uomo si muove all'interno di una caverna artificiale
Sopra di lui un leggero baldacchino lo protegge dal cielo
TERZA STANZA - LA FINESTRA DI VETRO
Tra le pietre atterra una scatola di vetro che si fonde con esse
All'interno le persone ballano felici
QUARTA STANZA - VISIONI DI INSIEME
Visioni aeree del progetto con il lago, le pietre, la scatola di vetro, il baldacchino
 
Il racconto di Salvador Arroyo
VERBANIA
 
In rare occasioni un luogo racchiude in sé tutto: l’acqua, la costante presenza della neve nella memoria, le pietre e le piante in esse radicate, la pianura e le immense muraglie alpine, le luci e le ombre, la terra e il cielo imponenti, la quiete e la tempesta, il silenzio e il rumore, la trasparenza o lo specchio, la densità pietrosa sfiorata da leggere nebbie, la profondità e l’altezza.
 
È impossibile non riconoscere tutto ciò nell’apparente discrezione di Verbania sul Lago Maggiore. In questa città, nelle notti serene e ancora fresche di primavera, le luci lontane vibrano nell’oscurità confondendosi con le stelle e così il firmamento si trasforma in un baldacchino protettore di sogni e guardiano del silenzio. Dall’albergo si sentono i passi di coloro che camminano seguendo il profilo del lago. Prima dell’imbrunire, le montagne si sono fatte ombre trasformandosi in ospiti giganti tutt’intorno.
 
L’acqua lambisce docilmente la riva e annuncia altre acque più profonde, cattedrali remote o la casa sommersa di altri esseri, chissà se amabili o mostruosi. Il cielo diventa il testimone del mistero. Acqua e cielo si riflettono e si guardano in un dialogo fatto di parole misteriose. Tutto sembra avere un equilibrio instabile: le luci indefinite, il rumore ormai silente delle persone, l’oscurità che si inoltra nelle montagne.
 
Il vento a volte rompe il suo silenzio ricordandoci chi è il signore delle altezze e subito dopo il lago inizia ad agitarsi pretendendo di continuare la sua musica. Le spiagge poi aprono le braccia alle amichevoli onde rivelando una nudità arcaica, fatta di rocce e sabbie vergini, calpestate dall’uomo.
 
A Verbania la storia inizia in ogni istante, non c’è passato di fronte alla presenza immutabilità della natura. L’uomo è il primo uomo, la donna è la prima donna al mondo. Tutto sta per rivelarsi.
 
I DISEGNI
 
Nel concepire i primi disegni mi rifeci a tutte quelle impressioni che ho appena citato: il mondo pietrificato, la solitudine, l’uomo che abita una natura così ricca e imponente. Poi i sogni si evolsero e le pietre dapprima disordinate iniziarono ad assumere un ordine e dalla simbiosi iniziale tra uomo e natura si delinearono città, persone allegre che danzano e si incontrano.
 
Nei disegni c’è l’idea della caverna che è forse la prima immagine che conserviamo della conoscenza e della nostra memoria e, al tempo stesso, dell’istinto di protezione verso il mondo esterno. C’è l’idea del cielo protettivo, delle spiagge vergini e accoglienti e delle pietre a perdita d’occhio che sono piattaforme per l’osservazione o spazi abitabili. 
 
I disegni sono il risultato di un’interpretazione del mondo naturale.
La natura acquista il doppio ruolo di testimone del paesaggio e di presenza sul lago.
 
Il lago accoglie chi danza e festeggia la bellezza dell’ambiente. Gli edifici attorno sono opere dell’uomo, spiaggiate tra le pietre.


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