Dal 24 febbraio in una grande mostra

I Preraffaelliti e l’arte italiana, una storia da scoprire a Forlì

Dante Gabriel Rossetti, La vedova romana, 1874. Olio su tela. Museo de Arte de Ponce / The Luis A. Ferré Foundation, Inc
 

Francesca Grego

23/01/2024

Forlì-Cesena - Per l’Inghilterra vittoriana fu un’autentica rivoluzione, per l’arte europea uno dei semi da cui germogliò il Simbolismo. Parliamo dei Preraffaelliti, il movimento tardo ottocentesco che piace al pubblico contemporaneo e che continua a ispirare creativi, stilisti e pubblicitari del terzo millennio. Come dice il loro nome, i Preraffaelliti guardarono alla pittura italiana prima di Raffaello: a loro avviso un’arte pura e incontaminata, lontana dalle convenzioni dell’odiata accademia. Nessuna mostra prima d’ora, tuttavia, aveva mai indagato in profondità gli intrecci del movimento con la tradizione pittorica della Penisola. Un vuoto che sarà presto colmato ai Musei di San Domenico di Forlì grazie al progetto Preraffaelliti. Rinascimento moderno, che dal 24 febbraio al 30 giugno riunirà 300 prestiti prestigiosi da collezioni italiane, europee e statunitensi. 

Diretta da Gianfranco Brunelli e curata da Elizabeth Prettejohn, Peter Trippi, Francesco Parisi e Cristina Acidini, con la consulenza di Tim Barringer, Stephen Calloway, Charlotte Gere, Véronique Gerard Powell e Paola Refice, l’esposizione affiancherà per la prima volta ai capolavori dei Preraffaelliti i loro modelli italiani dal Medioevo al Rinascimento, ma anche opere di alcuni nostri artisti di fine Ottocento, che a loro volta subirono il fascino dei colleghi britannici. Oltre a dipinti, sculture e disegni, in mostra troveremo foto d’epoca, mobili, ceramiche, tessuti, gioielli, libri illustrati, per un’immersione completa nell’immaginario preraffaellita. 


Edward Byrne-Jones, William Morris and John Henry Dearle (designers), Morris & Co (produttore, tessuto by Robert Ellis, John Keith, John Martin, George Merritt), Arazzi del Santo Graal - L'Armamento dei Cavalieri, progettato nel 1890, tessuto nel 1898. Arazzo ad alto ordito con trama di lana e seta su ordito in cotone. Collezione privata

“Il Preraffaellismo (…) non fu un ritorno reazionario agli stili del passato ma un progetto visionario capace sia di rendere le opere che ne nacquero qualcosa di decisamente moderno, sia di restituire forza e presenza alla tradizione italiana”, si legge nella presentazione della mostra. Inizialmente interessati all’arte e all’architettura gotica veneziana, in seguito i Preraffaelliti scelsero la tradizione toscana di Giotto e Cimabue come fonte di ispirazione privilegiata, per poi passare a maestri del Rinascimento come Botticelli e Michelangelo, e infine riscoprire con entusiasmo il Cinquecento veneziano di Veronese e Tiziano

Tra l’antica Chiesa di San Giacomo e le ampie sale che costituirono la biblioteca del Convento di San Domenico, vedremo i grandi dell’arte italiana dialogare con artisti britannici vissuti diversi secoli dopo come Dante Gabriel Rossetti, William Holman Hunt, John Everett Millais, ripercorrendo l’evoluzione del movimento preraffaellita e apprezzandone la capacità di reinventare la tradizione. 


Frederic Leighton, Ragazze greche raccolgono ciottoli in riva al mare, 1871. Olio su tela. Collecciòn Pérez Simòn, Mexico

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