Forme e architetture del futuro

Biennale Lisbona 2
 

30/11/2001

Molto originale anche la sezione dedicata al cinema: negli spazi della Cinemateca Portoguesa al Palacio Foz hanno trionfato sugli schermi i film di Stan Brakhage, il regista che negli anni Sessanta ruppe tutte le leggi della percezione. In collaborazione col centro coreografico di Montemor-o-Novo si sono esibiti anche i ballerini virtuali di Pixel, il progetto curato da Rui Horta che esplora l’incontro fra il corpo e la sua immagine; l’architetto portoghese Fernando Brizio ha creato un’installazione usando la tecnologia multimediale permettendo così di inserire i movimenti e le forme di un corpo ‘reale’ nel contesto di immagini ricreate virtualmente. Largo spazio anche all’architettura, con il portfolio e il talento dei geni inglesi degli ultimi anni: gli edifici sono pensati come legame tra le comunità, il presente e il passato, il potere e l’emarginazione: un messaggio di speranza e ottimismo che l’arte lancia ai popoli di tutto il mondo. Fra le altre iniziative presenti nella biennale, Benetton e Oliviero Toscani impegnati a scoprire nuovi talenti, ragazzi under 25 che avranno la possibilità di essere invitati a Fabrica in Italia, per apprendere e entrare nell’affascinante mondo della moda. Per il settore fotografico l’esposizione “After Olympics”, presentate otto immagini del fotografo portoghese Pedro Claudio. “The Collector’s House” rappresenta invece la risposta di Experimenta 2001 al suggerimento dato da Intercasa, la ditta di design per interni più importante di Lisbona, una ‘casa sperimentale’ ideata e progettata dal designer e architetto Luis Tavares Pererira. Gli elementi decorativi interni sono stati scelti dai due curatori della mostra, Miguel Wandschneider specializzato in arti visive, e Filipe Alarcao. Wandschneider ha optato per un tipo di design che si fonde con l’ambientazione domestica, mentre Alarcao ha combinato i due prototipi con elementi standard del design scelti nel vasto campionario che Intercasa mette a disposizione. L’obiettivo è quello di creare un ambiente di forte impatto per i visitatori, che sortisca l’effetto sorpresa, sia stimolando l’immaginazione sia rovesciando la cultura materialistica. In collaborazione con il British Council e il dipartimento inglese per l’Arte , il Design e l’Architettura, Pedro Gadanho e Lucy Bullivant hanno curato “Space Invaders”: l’esposizione illustra i nuovi approcci interdisciplinari all’idea del design e all’intervento di un nuovo tipo di architettura nel contesto urbano. Si tratta di opere della cultura emergente britannica, che uniscono insieme per la prima volta quindici tra i più brillanti talenti dell’ultima generazione di architetti anglosassoni. Le installazioni create appositamente per la mostra tengono conto della tensione nei confronti della possibilità di comunicazione concettuale e delle strategie professionali da adottare per stabilire appunto un dialogo con un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo. Interessante anche l’esposizione presso il centro cultural de Belem nella Grande Hall, dedicata a Dieter Rams, figura chiave nel design industriale della seconda metà del ventesimo secolo. I lavori di Ram sono stati riconosciuti per l’efficienza e l’accessibilità degli oggetti disegnati e per il suo sviluppo nel campo dell’arredamento. La mostra espone le opere dell’artista presentandoli in un contesto domestico, simulazioni di ambienti quotidiani, con un’area studio separata dove sono illustrati i suoi metodi di lavoro. Un panorama dunque di grande respiro quello della biennale, soprattutto perché presenta non solo le nuove tendenze mondiali in fatto di arte e design, ma anche perché esprime un nuovo punto di vista: quello dell’incontro fra arte tradizionale ‘ridisegnata’ in base alle diverse esigenze quotidiane e le moderne concezioni artistiche fatte di oggetti, spazi, materiali che siano esteticamente apprezzabili e al contempo funzionali alla vita quotidiana.

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