A Venezia dal 10 maggio al 20 ottobre
Jean Dubuffet in mostra a Palazzo Franchetti
Press Partners Communication |
Jean Dubuffet a Venezia
Samantha De Martin
18/03/2019
Venezia - Il legame tra Venezia e Jean Dubuffet si rinnova sulle sponde del Canal Grande tra i quattrocenteschi saloni di Palazzo Franchetti. A tessere il fil rouge della mostra, in programma dal 10 maggio al 20 ottobre, sarà il ricordo delle due storiche mostre - a Palazzo Grassi nel 1964, e al padiglione francese della Biennale nel 1984 - scelte da Dubuffet stesso per presentare in esclusiva i suoi lavori più recenti dell'epoca.
Organizzata dalla società che ha in gestione la sede espositiva, ACP, con la collaborazione della Fondazione Dubuffet, il percorso, a cura di Sophie Webel e Frédéric Jaeger, presenta al pubblico i tre cicli più importanti dell'opera dell'artista promotore dell'"art autre".
Accanto alle serie Célébration du sol, in cui il pittore approfondisce negli anni Cinquanta le ricerche sugli infiniti effetti della materia e a cui appartengono le Matériologies e le Texturologies, ci sarà il ciclo L’Hourloupe, il vero «nucleo centrale» della ricerca di Dubuffet sviluppato tra il 1962 al 1974 e presentato per la prima volta proprio nella mostra a Palazzo Grassi nel 1964.
Un'arte affollata, ricca di suggestioni, quasi chiassosa, come indica il termine stesso di “Hourloupe” (dal francese entourlouper, turlupinare), creatrice di un universo alternativo in grado di penetrare il reale, si fa spazio tra le opere che rivelano come la normale percezione del mondo possa essere messa in discussione dalle sollecitazioni visive dei sinuosi grafismi, trasformandosi di continuo nello sguardo dello spettatore.
Ad accogliere il visitatore saranno anche interessanti sculture realizzate dal maestro che pose polemicamente l'accento sull'aspetto primordiale, popolaresco, genuino di manifestazioni artistiche spontanee, anonime, infantili, mentre il giardino del Palazzo ospiterà un’opera monumentale.
Il percorso - arricchito con una selezione di disegni, gouache, fotografie, lettere, articoli e documenti, testimonianze delle mostre del 1964 e 1984 - si conclude negli anni Ottanta con la serie Mires, rappresentata in mostra dai colori vibranti e dalle fluide pennellate che abbattono i limiti fisici del quadro.
La kermesse veneziana restituisce il ritratto di uno sperimentatore che ha saputo distaccarsi da tradizioni percepite ormai come limitanti per volgersi verso un utilizzo emotivo e psichico del medium pittorico.
Leggi anche:
• Palazzo Magnani omaggia Jean Dubuffet, maestro di gioco e meraviglia
Organizzata dalla società che ha in gestione la sede espositiva, ACP, con la collaborazione della Fondazione Dubuffet, il percorso, a cura di Sophie Webel e Frédéric Jaeger, presenta al pubblico i tre cicli più importanti dell'opera dell'artista promotore dell'"art autre".
Accanto alle serie Célébration du sol, in cui il pittore approfondisce negli anni Cinquanta le ricerche sugli infiniti effetti della materia e a cui appartengono le Matériologies e le Texturologies, ci sarà il ciclo L’Hourloupe, il vero «nucleo centrale» della ricerca di Dubuffet sviluppato tra il 1962 al 1974 e presentato per la prima volta proprio nella mostra a Palazzo Grassi nel 1964.
Un'arte affollata, ricca di suggestioni, quasi chiassosa, come indica il termine stesso di “Hourloupe” (dal francese entourlouper, turlupinare), creatrice di un universo alternativo in grado di penetrare il reale, si fa spazio tra le opere che rivelano come la normale percezione del mondo possa essere messa in discussione dalle sollecitazioni visive dei sinuosi grafismi, trasformandosi di continuo nello sguardo dello spettatore.
Ad accogliere il visitatore saranno anche interessanti sculture realizzate dal maestro che pose polemicamente l'accento sull'aspetto primordiale, popolaresco, genuino di manifestazioni artistiche spontanee, anonime, infantili, mentre il giardino del Palazzo ospiterà un’opera monumentale.
Il percorso - arricchito con una selezione di disegni, gouache, fotografie, lettere, articoli e documenti, testimonianze delle mostre del 1964 e 1984 - si conclude negli anni Ottanta con la serie Mires, rappresentata in mostra dai colori vibranti e dalle fluide pennellate che abbattono i limiti fisici del quadro.
La kermesse veneziana restituisce il ritratto di uno sperimentatore che ha saputo distaccarsi da tradizioni percepite ormai come limitanti per volgersi verso un utilizzo emotivo e psichico del medium pittorico.
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