L'America mangiando

Stefania Barzini: Una casalinga a Hollywood
 

01/04/2005

Stefania Barzini, Una casalinga a Hollywood. Splendori e miserie dell’ “America che mangia”, Guido Tommasi Editore, 166 pp.

Si sente ripetere sempre più spesso che l’uomo è ciò che mangia. Non credo che Feuerbach pensasse di rimanere tanto famoso per queste quattro parole, ma tant’è. Probabilmente è vero che siamo quel che mangiamo, ma è altrettanto vero che siamo ciò che pensiamo e ciò che leggiamo, e anzi questo è certo: è meraviglioso essere quel che mangiamo, pensiamo e leggiamo. Se poi quel che leggiamo ci racconta di quel che mangiamo e lo fa con la descrizione viva di quel che pensiamo attraversando città, paesi, culture, popoli, abitudini, feste… bene, allora il cerchio si chiude. Perché è evidente: l’uomo è quel che viaggia.

Tutto questo per dire che mentre leggevo con un piacere tutto particolare il libro sull’America di Stefania Barzini, mentre lo divoravo, appunto, lasciandomi portare tra odori e colori e volti, tra storie e ricordi e rimpianti e speranze, beh, mentre facevo tutto questo, a volte mi fermavo e pensavo anche un po’ e mi domandavo dove avrei messo il volumetto se mi fossi trovato in un’ipotetica biblioteca. Tra i libri di cucina, come sembrerebbe evidente, o tra i libri di viaggio? Ma poi: perché non tra i saggi antropologici? O magari tra i libri umoristici? O tra ritratti di un popolo? E, se sì, quale? Già, di chi si parla davvero in questo libro? Americani o italiani?

Avrete capito che il dilemma è aperto, apertissimo, quando ci si trova di fronte un libro così particolare. Perché qui si raccontano gli Stati Uniti attraverso gli occhi di una donna italiana, una donna che ama cucinare e mangiare e che davvero ‘vede’ la vita attraverso le abitudini culinarie dei popoli e riesce a descriverle con grazia, eleganza e sense of humour unici. Eh sì, perché qui s’incontrano persone e si segue la loro storia, si entra nelle case e si attraversano lunghe strade, si leggono libri e si vedono film, si va alle feste, si prende il sole, si sente musica, si scoprono mondi infiniti e s’impara. E tutto questo… mangiando.

Ma voglio dirvi un po' più dettagliatamente a cosa si va incontro leggendo Una casalinga a Hollywood. Il libro si apre con una sezione intitolata Aperitives e già questo è esemplare. Basta domandarsi di quali aperitives stia parlando Stefania Barzini. La prima frase lo spiega subito: “Io l’America l’ho conosciuta mangiando”. Sono i film di bambina, tra Rin Tin Tin e Lassie, con la cucina di Ruth sempre piena di odori. Sono gli amici americani a Roma con il loro disgustoso burro di noccioline. Sono i mostruosi Marshmallows che portava il padre dai suoi viaggi. Sono i film dell’ “altra America” come un “Fragole e sangue” senza fragole. Ed è infine l’America vista, attraversata nei suoi immensi spazi, amata subito e per sempre.

È così che dagli aperitives si passa agli Appetizers. Los Angeles, una bellissima casa sotto una luce “violenta e aggressiva, e quel vento, secco, ardente, cattivo, senza requie”, il Santa Ana, che quando soffia “il numero di morti violente raddoppia. In notti come queste, scrisse una volta Raymond Chandler (…), ogni party ad alto tasso alcolico finisce in rissa. Mogli di solito timide e mansuete, sfiorano la lama del coltello di cucina osservando con attenzione il collo dei propri mariti”. È in questa bella casa, nella “casa di Lassie”, che si sistema la famiglia, con un’affittuaria dai comportamenti misteriosi e vicini che rivelano abitudini prima sconosciute e subito apprezzate come gli “yard sales”, eppoi i supermercati tutti da scoprire (dieci pagine che sono un vero e proprio must per chi voglia prender dimestichezza con la situazione: pp. 26-36) e gli appetizers veri e propri da servire.

Scolato un Margarita, si passa a Main Dish e ormai c’è la famiglia che si ambienta, piatti straordinari come Gumbo e Jambalaya, amici che via via popolano la casa, una fama di cuoca che via via si diffonde. Eccoci allora a Side Dish. Tra le automobili e le lunghe strade, comincia ad affiorare un po’ di nostalgia per la pizza bianca romana mentre monta l’antipatia per il linguaggio politically correct e cresce l’amore per i germogli e la California. Con Dessert and Coffee, siamo poi davvero un po’ americani, e lo siamo quasi tutti, ormai: ci divertiamo della leggenda di Betty Crocker, prima donna virtuale, ci buttiamo sui brownies e torniamo per bene italiani con una storia favolosa: la vittoria di una Mustang! Qui si ride a crepapelle e si è finalmente pronti per Mangiare all’aperto, per il mitico Breakfast e per i gloriosi Menu per i giorni di festa.

È in queste ultime tre sezioni che trionfa la cucina e il viaggio e la conoscenza del paese. Il rito del barbecue, per cui viene consigliata la visione de “Il Gigante”. Le strepitose Eggs Benedict per cui è necessaria una corsa di un’oretta dopo la gioia del palato (e segue un racconto sulla cottura delle uova che è quasi ‘felliniano’). L’immenso tacchino ripieno del Thanksgiving, per cui si suggerisce un racconto di Truman Capote. E così arriviamo alla partenza, alle lacrime, all’addio, il ritorno a Roma. E il libro ci lascia con un senso di nostalgia e almeno una certezza. Ossia che il suo posto nell'ipotetica biblioteca sia tra gli autori. Perché  Stefania Barzini ci ha accompagnati nella sua America e noi ci siamo lasciati portare: viaggiamo, mangiamo, pensiamo e veramente ‘siamo’ insieme a lei.

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