Ricordando Fellini

courtesy of © Edizioni DI | Fellini disegnato da Milo Manara
 

30/10/2003

Dieci anni dalla morte di Federico Fellini. Inutile cercare frasi di circostanza. Tutto il mondo ne celebra l'arte nelle sue innumerevoli sfaccettature. Roma, ad esempio, ha già cominciato a settembre con proiezioni, mostre, concerti, tavole rotonde, presentazioni di nuovi volumi. Spiccano, al Vittoriano, "La Roma di Fellini" e "Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet", disegni che Fellini e Milo Manara realizzarono per il film mai girato. A Rimini, nella sua città, Fellini viene ricordato con una serie di iniziative nell'ambito di "Rimini 2003", tra cui ricordiamo la riedizione di "La mia Rimini", volume che contiene il celebre racconto/autobiografia di Federico Fellini, "Il mio paese'" e la mostra "I costumi di Federico Fellini" in cui vengono presentati i costumi originali utilizzati dal maestro per "Roma" (1972), "Casanova" (1976) e "La città delle donne" (1978). Ma sarebbe impossibile enumerare le città che rievocano la figura di Fellini con proiezioni dei suoi film o esposizioni della sua eclettica genialità. Si pensi solo a New York, che celebra, al Guggenheim, il Fellini disegnatore con una straordinaria mostra e il Fellini regista con una completissima retrospettiva. L'Auditorium di Roma ha già regalato ai romani una serata da brividi con la proiezione di "Otto e Mezzo", preceduta dal bellissimo documentario di Mario Sesti "L'ultima sequenza". L'ultima scena girata da Fellini e poi scartata per motivi apparentemente ignoti. Un coraggioso tentativo di rielaborare la storia attraverso la sovrapposizione di centinaia di fotografie scattate sul set di "Otto e Mezzo" commentate dalla voce di Fellini che racconta, spiega, prende in giro, si prende in giro. Esilarante l'esempio utilizzato per spiegare la stranezza della domanda sul carattere autobiografico del film, in cui il maestro chiede se una donna che partorisce abbia poi voglia di vedere i figli degli altri. In generale, la sostituzione della scena del circo a quella – perduta – del treno permette di ripensare alla personalità ricchissima e geniale di quello che a Cinecittà gli operatori chiamavano "il Faro" (riproponiamo qui accanto una strepitosa lettera in cui Fellini dà istruzioni su come preparare la locandina di "Amarcord"). Nulla comunque potrebbe raccontare Fellini meglio dei suoi film. Prepariamoci dunque a non farci sfuggire l'occasione. Quando sul grande schermo dell'Auditorium compare il Mastroianni di "Otto e Mezzo" l'emozione è sempre la stessa: inaspettata. Difficile ricordarsi che la sorpresa non finisce mai. E così proviamo solo a tenere in mente una sequenza, una fra le mille. Magari una di quelle apparentemente meno caratteristiche. Lui, regista in crisi, nel teatro dove si fa per l'ennesima volta il punto sui provini e Claudia Cardinale che entra e, nella sua immensa bellezza, sconvolge Guido con una felicità quasi inimmaginabile. Guido che si alza le dice "Claudia" eppoi la porta in macchina con sé spiegandole un film che non sa nemmeno lui come sarà. Stupiamoci ancora. Semplicemente straordinario.

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