La "falsificazione" come strumento di tutela del patrimonio

Riprodurre l’arte per non danneggiarla

 

Ludovica Sanfelice

23/04/2015

Nel comune di Vallon-Pont-d’Arc, nei pressi delle gole dell’Ardeche (sud della Francia), il 25 aprile aprirà al pubblico una copia carbone della Grotta Chauvet, sito preistorico tra i più importanti d’Europa per le preziose testimonianze del Paleolitico superiore impresse nelle pitture rupestri realizzate più di 36mila anni fa.

La grotta che si estende su una superficie di circa 85oo metri quadrati, fu scoperta nel 1994 da un gruppo di speoleologi guidati da Jean Marie Chauvet e rivelò al mondo un patrimonio di mille disegni e incisioni, compreso uno straordinario bestiario composto da almeno 425 figure animali come cavalli, leoni, orsi, rinoceronti e mammut.

Per preservare l’integrità della grotta, dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità nel 2014, sono stati investiti 55 milioni di euro nella costruzione di un replica artificiale in scala 1:1 nella quale è stato riprodotto con esattezza l’intero corpus artistico che costituisce il motivo di maggiore interesse del sito grazie alla chiarezza dei tratti e le qualità tecniche delle pitture che conferiscono prospettiva e dinamismo alle figure ritratte.

La maxi operazione di “falsificazione”realizzata da una squadra di pittori e scultori consentirà ai grandi flussi di turismo (fino a 400mila persone l’anno) di ammirare i capolavori preistorici proteggendo gli originali e aprendo la strada a nuovi ed eccentrici strumenti per la salvaguardia dei beni artistici.


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