Al complesso monumentale di San Micheletto fino al 6 gennaio

Il viaggio toscano di Bellotto va in scena alla Fondazione Ragghianti

Bernardo Bellotto, Piazza San Martino con la cattedrale, Lucca, 1740. Olio su tela, 50x72cm. York, York Art Gallery © York Museums Trust
 

Francesca grego

16/10/2019

Lucca - Aveva solo 18 anni Bernardo Bellotto quando partì per un decisivo soggiorno in Toscana: appena uscito dalla bottega veneziana di suo zio, il grande Canaletto, si preparava a interpretare a modo proprio una lezione illustre ma ingombrante. Altrettanto ambiziosi gli scopi di chi lo invitava a ritrarre le bellezze di Lucca e Firenze: trapiantare il vedutismo in Toscana con lo spirito illuminista del suo principale artefice, attraverso il tramite di un allievo geniale.

Appena inaugurata alla Fondazione Ragghianti di Lucca, Bernardo Bellotto 1740. Viaggio in Toscana fa luce su un anno fondamentale per la pittura locale e per la carriera dell’artista. I risultati di un rigoroso progetto di ricerca portato avanti dalla curatrice Bożena Anna Kowalczyc, tra i massimi esperti di Canaletto e Bellotto, sono illustrati con l’aiuto di opere preziosissime e rare, mai esposte insieme prima d’ora: prestiti concessi eccezionalmente da istituzioni come la British Library e la York City Art Gallery, cui si aggiungono i lavori del Fizwilliam Museum di Cambridge, del Victoria and Albert Museum di Londra, dello Szépmuvészeti Mùzeum di Budapest.

Fiore all’occhiello del percorso è l’olio su tela Piazza San Martino con la cattedrale, Lucca, in assoluto il più importante dipinto che abbia mai raffigurato la città. Arriva da York e colpisce per il senso di armonia: per la prima volta compare quella luce argentea che in seguito si affermerà come la cifra stilistica di Bellotto, mentre il taglio, il tocco vivace, le nuvole soffici e le ombre lunghe delle figure vestono subito di novità la prospettiva di Canaletto. Spirito lunatico e inquieto, il giovane veneziano è destinato ad altri lidi. Dresda e Varsavia, Monaco e Vienna sono le mete dei suoi prossimi viaggi. Ma il quadro resta a Lucca almeno fino ai primi dell’Ottocentoe qui dispiega un’influenza duratura: a testimoniarlo in mostra sono le copie realizzate da artisti anonimi e talentuosi, che aggiornano la veduta con dettagli al passo con i tempi.
Vita, morte e miracoli dell’opera sono stati chiariti dagli studi collaterali al progetto. Resta solo un punto oscuro: per chi fu dipinta la veduta di Piazza San Martino? “Quasi certamente per un nobile lucchese con una cultura di respiro europeo, la cui identità è ancora ignota nonostante il nostro impegno”, spiega la professoressa Kowalczyc. La speranza”, continua la curatrice, “è che l’esposizione dell’opera possa stimolare nuove ricerche in archivi privati, dai quali potrebbe finalmente arrivare una risposta”.

Di pari interesse nell’itinerario della mostra sono i cinque disegni provenienti dalla British Library che il giovane artista realizzò in città arrampicandosi sui tetti del centro storico o affacciato alle finestre dei palazzi più esclusivi. Riuniti all’inizio dell’Ottocento in un album che appartenne a Giorgio III d’Inghilterra, sono stati staccati e resi indipendenti solo in occasione della mostra. Insieme al quadro rappresentano un eccezionale documento della Lucca settecentesca, che grazie alle recenti ricerche si arricchisce di ulteriori particolari: per esempio su un’aristocrazia colta e illuminata, rappresentata qui dal marchese Andrea Gerini, artefice del soggiorno di Bellotto insieme all’antiquario veneziano Anton Maria Zanetti di Girolamo.

Ma il viaggio continua. A Firenze vedute bellissime come l’Arno dal Ponte Vecchio fino a Santa Trinità e alla Carraia svelano luoghi perduti durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, mentre in un altro quadro il gioco delle prospettive trasforma Piazza della Signoria in un sestriere veneziano. Il Capriccio architettonico con un monumento equestre documenta poi la presenza di Bellotto a Livorno. Qui la realtà incontra la fantasia in un collage di monumenti appartenenti a luoghi diversi, riuniti dalla mente dell’artista.
E per avere un’idea del metodo di lavoro di Bellotto, ecco la camera ottica originale di Canaletto arrivata dal Museo Correr di Venezia. Lungi dal rappresentare una scorciatoia, l’uso dell’apparecchio era considerato un’arte a sua volta: solo padroneggiandola al meglio era possibile dar vita a meravigliose distorsioni e giochi di prospettive multiple che zio e nipote raccoglievano “sul campo” per poi assemblarle in studio su un’unica tela.

Sono passati quasi 300 anni dal viaggio di Bellotto e Lucca è ancora bellissima: la scorsa estate due giovani fotografi in residenza presso la Fondazione Ragghianti sono tornati nei luoghi ritratti dall’artista. Gli sguardi di Jakob Ganslmeier e Jacopo Valentini, selezionati con la collaborazione del Photolux Festival, portano alla luce particolari nascosti e interpretazioni contemporanee della veduta. E il cerchio può chiudersi.

Realizzata con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e grazie al supporto di Banco BPM come main partner, Bernardo Bellotto 1740. Viaggio in Toscana sarà visitabile al complesso monumentale di San Micheletto fino al 6 gennaio.

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