A Carrara dall’8 luglio al 22 ottobre
Dopo Canova: dall’Ermitage la grande scultura italiana
![](http://www.arte.it/foto/600x450/fe/66347-01_Canova_AMORE_ALATO_1792-95_.png)
Canova, Amore alato, 1792-95 (particolare)
Francesca Grego
03/07/2017
Massa-Carrara - Dalle sale di un tempio dell’arte come l’Ermitage di San Pietroburgo fino a Carrara, la città del marmo: è il viaggio delle prestigiose opere che dall’8 luglio racconteranno una singolare stagione della scultura italiana, quella che dal fulgore neoclassico di Antonio Canova si avvia verso il Romanticismo.
Un passaggio delicato che, tra le resistenze dei committenti e il legame con un’altissima tradizione, coinvolse più di una generazione di artisti tra Roma e la Toscana.
Nelle stanze affrescate dello storico Palazzo Cucchiari, sede della Fondazione Giorgio Conti, vanno in scena i fasti scultorei di Roma e Firenze a cavallo tra Settecento e Ottocento, tra gli entusiasmi napoleonici e la Restaurazione, per giungere fino alla metà del XIX secolo.
Trenta le opere in mostra, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private della Penisola, oltre che dall’Ermitage. Arrivano dal museo russo i due capolavori di Canova che inaugurano il percorso, l’Amore Alato e il Ritratto di Napoleone. Ad affiancarle, il meglio della produzione italiana coeva: dalla candida perfezione di Berthel Thorvaldsen, considerato l’erede del maestro veneto, al personalissimo linguaggio di Giovanni Duprè, rappresentato da cinque opere, tra cui la languida – e bellissima – Saffo abbandonata.
Ma la storia si spinge più avanti: oltre i soggetti mitologici e i loro rigidi stilemi, per veleggiare verso una maggiore naturalezza e temi tipicamente romantici, come nei due gruppi Raffaello e la Fornarina di Pasquale Romanelli e Nello con la Pia di Pio Fedi, o nella produzione di Luigi Pampaloni, Aristodemo Costoli, Tito Sarrocchi.
Passato, presente e futuro si intrecciano in pattern sempre diversi, alla ricerca di un nuovo linguaggio. Se il fiorentino Lorenzo Bartolini, in mostra con il Giovane Bacco (l’Ammostatore) dell’Ermitage, propugna un ritorno all’osservazione della natura sull’esempio di Tiziano e dell’arte quattrocentesca, il carrarese Carlo Finelli, di grande successo a Roma dopo la morte di Canova, innesta su temi neoclassici un processo creativo ormai romantico. È suo il gruppo delle Tre Grazie, una delle opere più rare dell’intero percorso, apparsa in pubblico solo in poche occasioni.
A cura di Sergej Androsov, Massimo Bertozzi ed Ettore Spalletti, Dopo Canova. Percorsi della scultura a Firenze e a Roma sarà in programma a Palazzo Cucchiari di Carrara dall’8 luglio al 22 ottobre.
Un passaggio delicato che, tra le resistenze dei committenti e il legame con un’altissima tradizione, coinvolse più di una generazione di artisti tra Roma e la Toscana.
Nelle stanze affrescate dello storico Palazzo Cucchiari, sede della Fondazione Giorgio Conti, vanno in scena i fasti scultorei di Roma e Firenze a cavallo tra Settecento e Ottocento, tra gli entusiasmi napoleonici e la Restaurazione, per giungere fino alla metà del XIX secolo.
Trenta le opere in mostra, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private della Penisola, oltre che dall’Ermitage. Arrivano dal museo russo i due capolavori di Canova che inaugurano il percorso, l’Amore Alato e il Ritratto di Napoleone. Ad affiancarle, il meglio della produzione italiana coeva: dalla candida perfezione di Berthel Thorvaldsen, considerato l’erede del maestro veneto, al personalissimo linguaggio di Giovanni Duprè, rappresentato da cinque opere, tra cui la languida – e bellissima – Saffo abbandonata.
Ma la storia si spinge più avanti: oltre i soggetti mitologici e i loro rigidi stilemi, per veleggiare verso una maggiore naturalezza e temi tipicamente romantici, come nei due gruppi Raffaello e la Fornarina di Pasquale Romanelli e Nello con la Pia di Pio Fedi, o nella produzione di Luigi Pampaloni, Aristodemo Costoli, Tito Sarrocchi.
Passato, presente e futuro si intrecciano in pattern sempre diversi, alla ricerca di un nuovo linguaggio. Se il fiorentino Lorenzo Bartolini, in mostra con il Giovane Bacco (l’Ammostatore) dell’Ermitage, propugna un ritorno all’osservazione della natura sull’esempio di Tiziano e dell’arte quattrocentesca, il carrarese Carlo Finelli, di grande successo a Roma dopo la morte di Canova, innesta su temi neoclassici un processo creativo ormai romantico. È suo il gruppo delle Tre Grazie, una delle opere più rare dell’intero percorso, apparsa in pubblico solo in poche occasioni.
A cura di Sergej Androsov, Massimo Bertozzi ed Ettore Spalletti, Dopo Canova. Percorsi della scultura a Firenze e a Roma sarà in programma a Palazzo Cucchiari di Carrara dall’8 luglio al 22 ottobre.
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