Dal 17 giugno all’11 settembre 2016
Le ricerche di William Klein a Palazzo della Ragione
William Klein, Diamanti in movimento, 1953, (Dalla sezione Prime Opere) | Courtesy of Contrasto 2016 © William Klein
Ludovica Sanfelice
16/06/2016
Milano - La fotografia non è l’unico campo in cui William Klein ha agitato la sua forza incontenibile che dalla pittura al cinema, dalla scrittura alla grafica si è servita di ogni mezzo possibile per esprimersi.
![Immagini](http://www.arte.it/foto/orig/5f/50653-William_Klein.jpg)
Lo racconta la mostra che dal 17 giugno all’11 settembre presenterà al pubblico del Palazzo della Ragione 150 opere originali provenienti dall’archivio personale di Klein insieme a un gruppo di installazioni concepite e realizzate appositamente per l’evento, a estratti video e a una selezione delle pellicole da lui dirette.
L’esposizione, che raccoglie il testimone della serie di monografie dedicate a giganti della fotografia internazionale come Sebastião Salgado, Walter Bonatti, Edward Burtynsky ed Herb Ritts, annuncia fin dal titolo - "William Klein: il mondo a modo suo" - l’unicità di uno spirito originale e difficile da afferrare, solo apparentemente “domato” nell’ordine di un percorso organizzato in nove sezioni.
Proprio la varietà dei temi e degli approcci tradisce però immediatamente la fame di esperimenti e trasgressioni che caratterizza la sua ricerca cominciata curiosamente a Milano con lavori astratti e concettuali, tra fitti contrasti e netti tagli geometrici nell’ambito della corrente hard edge, per poi volare a New York dove prende vita uno dei racconti visivi più crudi e significativi della storia della street photography, e come un pendolo oscillare fino a Roma dove nel 1956-57 fu assistente di Fellini e frequentò Pasolini e Moravia, e ancora in seguito rimbalzare a Mosca, a Tokyo e quindi a Parigi dove si stabilì per diverso tempo costruendo un’altra colonna portante della sua carriera di innovatore nell’ambito della moda che lui ebbe l’idea di portare per strada.
Spazio nella mostra anche ai Contatti dipinti dove l’unione di segni grafici, pittura e fotografia graffia le immagini con impressioni di singolare impatto estetico, e infine ai film a cui si dedicò per anni in maniera esclusiva.
Vedia anche:
William Klein: il mondo a modo suo
FOTO: William Klein. Un universo di molti mondi
Guida d'arte di Milano
![Immagini](http://www.arte.it/foto/orig/5f/50653-William_Klein.jpg)
Lo racconta la mostra che dal 17 giugno all’11 settembre presenterà al pubblico del Palazzo della Ragione 150 opere originali provenienti dall’archivio personale di Klein insieme a un gruppo di installazioni concepite e realizzate appositamente per l’evento, a estratti video e a una selezione delle pellicole da lui dirette.
L’esposizione, che raccoglie il testimone della serie di monografie dedicate a giganti della fotografia internazionale come Sebastião Salgado, Walter Bonatti, Edward Burtynsky ed Herb Ritts, annuncia fin dal titolo - "William Klein: il mondo a modo suo" - l’unicità di uno spirito originale e difficile da afferrare, solo apparentemente “domato” nell’ordine di un percorso organizzato in nove sezioni.
Proprio la varietà dei temi e degli approcci tradisce però immediatamente la fame di esperimenti e trasgressioni che caratterizza la sua ricerca cominciata curiosamente a Milano con lavori astratti e concettuali, tra fitti contrasti e netti tagli geometrici nell’ambito della corrente hard edge, per poi volare a New York dove prende vita uno dei racconti visivi più crudi e significativi della storia della street photography, e come un pendolo oscillare fino a Roma dove nel 1956-57 fu assistente di Fellini e frequentò Pasolini e Moravia, e ancora in seguito rimbalzare a Mosca, a Tokyo e quindi a Parigi dove si stabilì per diverso tempo costruendo un’altra colonna portante della sua carriera di innovatore nell’ambito della moda che lui ebbe l’idea di portare per strada.
Spazio nella mostra anche ai Contatti dipinti dove l’unione di segni grafici, pittura e fotografia graffia le immagini con impressioni di singolare impatto estetico, e infine ai film a cui si dedicò per anni in maniera esclusiva.
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