In attesa del nuovo film SKY “Caravaggio - L’Anima e il Sangue”

Tre opere per raccontare Caravaggio

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Fanciullo morso da un ramarro, 1596-1597. Olio su tela, 65,8 52,3 cm Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi di Firenze © Firenze, Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi
 

Paolo Mastazza

08/11/2017

Milano - Se bastassero tre opere per raccontare un artista come Michelangelo Merisi da Caravaggio, celebrato ormai come una vera superstar nell’Olimpo degli dèi dell’arte, è molto probabile che Milano sia la città a cui volgere lo sguardo per mettere alla prova questa affermazione.
 
In attesa infatti dell’arrivo in sala all’inizio del 2018 di "Caravaggio – L’Anima e il Sangue" nuovo film d’arte prodotto da SKY  e distribuito in Italia da Nexo Digital, è nel capoluogo lombardo che in questo momento si trova la più importante mostra dedicata al genio rinascimentale italiano. Parliamo di “Dentro Caravaggio”  la mostra ospitata a Palazzo Reale a Milano curata da Rossella Vodret e nata dalla coproduzione tra Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira con il sostegno del Gruppo Bracco.
 
Dei 20 capolavori presenti nell’esposizione e provenienti dai principali musei italiani e stranieri si trova ad esempio una delle due versioni del celebre dipinto di Caravaggio Buona Ventura.


Michelangelo Merisi da Caravaggio, Buona Ventura, 1597, olio su tela 115x150cm, Musei Capitolini - Pinacoteca Capitolina, Roma

A Palazzo Reale vediamo la versione proveniente dalla Pinacoteca dei Musei Capitolini di Roma (1597), mentre al cinema con Sky vedremo quella in possesso al Musée du Louvre forse antecedente (1596-97). Ma l’effetto di spiazzamento e meraviglia nello spettatore sarà il medesimo.
Qui il pittore nato a Caravaggio ma trasferitosi presto a Roma crea l’opera dopo l’incontro con il Cardinal Del Monte – un influente porporato veneziano di stanza nello Stato Pontificio che poi acquisì la tela da Costantino Spada – dando esempio di un lavoro di ricerca e sperimentazione compositiva ben più complesso di quelle opere a mezza figura che caratterizzano i suoi lavori degli esordi.
La Buona Ventura mette in scena una rappresentazione dove un giovane si fa leggere la fortuna da una indovina che gli prende la mano. Gli sguardi, la luce, il sottile movimento, l’impercettibile istante in cui l’anello d’oro viene sfilato dal dito dell’ingenuo giovane. C’è un impalpabile ironia in questi frammenti di vita testimoniati dall’opera di Caravaggio.


Michelangelo Merisi da CaravaggioMarta e Maria Maddalena, 1598-1599. Olio e tempera su tela, 100 x 134,5 cm. Detroit Institute of Arts © Detroit Institute of Arts Conservation Imaging Lab

Tra le molte altre opere esposte a Palazzo Reale va senza dubbio menzionata anche Marta e Maria Maddalena realizzata a cavallo tra il 1598 e il 1599 e che arriva in Italia proveniente dal Detroit Institute of Arts che l’ha concessa in prestito per l’esposizione e che anche il film “Caravaggio – L’Anima e il Sangue” tratterà.
E’ questa una delle opere più vivaci di Caravaggio, che ben si inserisce nel contesto della Controriforma.
La scena rappresentata è quella della conversione ad opera di Marta della sorella Maddalena. L’una umile, modesta, in penombra. L’altra in risalto, lussuriosa, circondata dei simboli che meglio testimoniano la vanità – qui rappresentata dallo specchio convesso, dal pettine col dente rotto e dal vasetto di unguenti sul tavolo - che si accinge ad abbandonare per abbracciare la fede in Cristo testimoniata da una luce di salvazione che illumina le mani di Marta e il volto di Maddalena.


Michelangelo Merisi da Caravaggio, Flagellazione di Cristo, 1607, olio su tela 286 x 213 cm, Napoli Museo Nazionale di Capodimonte

E poi c’è la Flagellazione di Cristo, lavoro della piena maturità artistica del Caravaggio – presente in mostra e anche nel lungometraggio – che proviene dal Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli.
E’ un'opera straordinaria per potenza e vigore che celebra il Caravaggio più grande. Realizzata a Napoli, dove Michelangelo Merisi arriva già godendo di grande celebrità (è in fuga da Roma dove Caravaggio aveva assassinato Ranuccio Tomassoni) e dove trova subito lavoro. La commissione è del nobile partenopeo Tommaso de Franchis ed è realizzata in due mesi a cavallo tra il maggio e il giugno del 1607.
La composizione dell’opera – che gli esperti affermano prendere ispirazione da un’altra Flagellazione di Sebastiano del Piombo – mette in risalto la pietà del corpo di Cristo martire, centro di luce della tela e dominus della scena, a cui fa da contrasto la barbara crudeltà dei suoi aguzzini, i loro occhi, la tensione che esprimono dietro sapienti chiaroscuri che ne nascondono in parte i tratti, ma non ne rendono meno visibile la brutalità.

Se questo è un uomo, se questi sono uomini, Caravaggio ne sapeva ben mettere in risalto gli animi e quella dualità tra bene e male che eternamente configgono in una lotta senza tregua alla ricerca di una salvezza non solo metaforica che anche il tormentato artista lombardo cercò nella sua breve vita ai tempi della Rinascita.


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