Viaggio nel capolavoro del Musée d’Orsay

Come una fotografia. Ballando con Renoir, al Moulin de la Galette

Pierre Auguste Renoir (1841 - 1919), Bal du moulin de la Galette, 1876, Olio su tela, 131 x 175 cm, Parigi Musée d'Orsay
 

Francesca Grego

01/05/2020

Mondo - “Se immersi nel silenzio si sente squillare un campanello, si ha l’impressione di un rumore più stridente di quanto lo sia in realtà. Io cerco di far vibrare il colore in modo intenso, come se un campanello risuonasse in mezzo al silenzio”, scrisse una volta Pierre-Auguste Renoir. Insieme al colore, nel Bal au Moulin de la Galette vibra la favolosa Parigi di fine secolo e riecheggia l’intera avventura degli Impressionisti. Una folla di giovani ballerini splende di joie de vivre sulla collina di Montmartre e la luce si unisce alle danze.
 
Oggi il dipinto di Renoir sembra un capolavoro senza tempo, ma i suoi esordi non furono facili: ad alcuni le sue caratteristiche pennellate apparvero come un indistinto ammasso di “nubi in un giorno di tempesta” e l’assenza di un disegno sottostante diede l’impressione di un’opera senza costrutto. Fu necessario qualche anno per stabilire che il coraggioso esperimento di Renoir era effettivamente riuscito. A convalidarne i risultati furono Henri de Toulouse-Lautrec e il giovane Pablo Picasso, che in omaggio all’opera produssero due interessanti variazioni sul tema.


Dettaglio delle due ragazze in primo piano

Nascita di un capolavoro
A raccontarci la genesi del Bal au Moulin de la Galette è Georges Rivière, scrittore e critico amico dell’autore. Nelle memorie Renoir et ses amis, Rivière ci parla di una gestazione lunga ed elaborata. Il progetto del pittore è ambizioso: un quadro di grandi dimensioni e brulicante di personaggi, che restituisca uno spaccato dell’effervescente vita mondana nella Parigi della Belle Époque. Difficile realizzarlo con i soli mezzi della pittura en plein air. Così Renoir affitta uno studio proprio vicino al luogo prescelto, un vecchio mulino trasformato in balera. Nell’atelier di Rue Cortot lavora sulla tela, che ogni pomeriggio viene trasportata sulla terrazza del ballo e si arricchisce di particolari. A posare per il pittore sono i suoi amici artisti, che riconosciamo a uno a uno nel dipinto, e due ragazze, Estelle e Jeanne Margot, sarte di professione e occasionalmente modelle. Renoir realizza anche un bozzetto a olio, oggi conservato nella Collezione Ordrupgaard di Copenaghen: guardandolo capiamo meglio il suo modo di lavorare sulla luce, il colore e la composizione. Il Bal au Moulin de la Galette è studiato nei minimi particolari, ma ci appare come un miracolo di naturalezza e spontaneità. 

Un quadro scampato alla cremazione
La versione più nota del Bal au Moulin de la Galette si trova attualmente al Musée d’Orsay di Parigi: apparteneva al pittore Gustave Caillebotte e alla sua morte passò allo Stato francese. Prima di trovare la collocazione definitiva, fu esposta al Musée du Luxembourg e poi al Louvre. 
Ma in Svizzera un collezionista privato conserva un quadro più piccolo quasi identico a quello di Parigi, uscito ugualmente dal pennello di Renoir. Nel 1990 fu protagonista di una vendita record da Sotheby’s, a New York, diventando insieme al Ritratto del dottor Gachet di Van Gogh il quadro più costoso della storia fino ad allora. In quell’occasione passò per 78 milioni di dollari dalle mani della vedova dell’ambasciatore statunitense nel Regno Unito, editore e collezionista John Hay Whitney a quelle del miliardario giapponese Ryoei Saito, che dichiarò con grande scandalo di voler portare con sé nella tomba sia il Van Gogh che il Renoir, come un faraone egizio. Con una differenza: i quadri sarebbero stati cremati insieme al suo corpo. Fortunatamente entrambi i dipinti gli furono requisiti in un momento di difficoltà e poi immessi sul mercato.


Dettaglio dello sfondo | Foto: Sailko (Own work) via Wikimedia Creative Commons

Vivere a Parigi: un’esperienza travolgente
Coppie che ballano, giovani che conversano davanti a un bicchiere di vino, ragazze dalle acconciature alla moda e le gonne ondeggianti: il pomeriggio del Moulin de la Galette trascorre all’insegna di un’allegria spensierata. Siamo a Montmartre, il quartiere popolare alla periferia della capitale che inizia a riempirsi di artisti, intellettuali e bohémien. La galette da cui il locale ritratto da Renoir prende il nome non è che una frittella, ma per noi ha il fascino leggendario della madeleine di Proust. L’artista ci restituisce una scena densa di dettagli: osservandoli uno a uno, scopriremo che hanno molto da raccontare. Edmond Renoir, fratello del pittore, guardando il quadro parlò di “un movimento indiavolato” e di “una verve che stordisce”: segno di quanto era nuovo allora quel modo di divertirsi tra musica e luci artificiali. Nuova era anche la bellezza fugace della vita in città, cantata da Baudelaire e restituita così bene da questa tela. 

Il linguaggio della luce e del colore
Per la prima volta nella sua carriera, Renoir si confronta con una scena collettiva di grandi dimensioni, piena di figure in movimento. A ispirarlo sono gli esempi della Kermesse di Rubens e del Viaggio a Citera di Jean-Antoine Watteau. Il risultato però è nuovo e straordinariamente moderno: sia l’ambientazione che lo stile procedono con audacia in questa direzione. Le vibrazioni della luce naturale che filtra attraverso le foglie si mescolano ai bagliori delle lampade, i colori brillanti frantumano le forme in rapide pennellate, lo spazio si emancipa dalla prospettiva per rivelarsi attraverso variazioni cromatiche e luministiche. Gli abiti scuri degli uomini evidenziano quelli chiari delle ragazze, così come le ombre azzurrine esaltano i toni luminosi del rosa e dell’arancio, secondo la teoria dei colori complementari. 

Come una fotografia    
Renoir realizza il Bal au Moulin de la Galette nel 1876: sono passati quasi 40 anni dalla nascita della fotografia. L’invenzione di Niepce e Daguerre condivide con l’Impressionismo l’interesse per la luce e la fascinazione per la vita metropolitana. Ma c’è di più: pur non essendo ancora considerata un’arte a pieno titolo, la fotografia influenza il linguaggio della pittura, che a sua volta riesce ad anticiparne gli sviluppi. Quando ancora gli scatti dei fotografi sono statici, un po’ artificiosi e in bianco e nero, Renoir produce un’incredibile istantanea a colori, capace di catturare con naturalezza un attimo di vita tra soggetti apparentemente ignari di essere ripresi. Anche il taglio ha qualcosa della fotografia moderna: contrariamente a quanto accade nella maggior parte dei quadri, la scena sembra proseguire oltre i margini della tela. Come attraverso l'obiettivo, l'artista ha ritagliato una porzione di realtà in movimento.    


Dettaglio della coppia danzante in secondo piano | Foto: Sailko (Own work) via Wikimedia Creative Commons

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