Al MET dal 29 marzo al 28 giugno 2026
Raffaello conquista New York
Raffaello Sanzio, Madonna d'Alba(dettaglio), ca. 1509–11, National Gallery of Art, Washington
Piero Muscarà
21/11/2025
Mondo - Quando, nella primavera del 2026, la Madonna d’Alba lascerà temporaneamente la National Gallery di Washington per giungere sulla Fifth Avenue a New York, troverà ad attenderla un’intera costellazione di capolavori. Intorno a quel tondo perfetto, simbolo dell’armonia rinascimentale, il Metropolitan Museum intende costruire con “Raphael: Sublime Poetry” il primo grande affresco unitario su Raffaello mai tentato negli Stati Uniti: oltre duecento opere, dai disegni alle pale d’altare, dai cartoni per arazzi agli oggetti decorativi, riunite per ripercorrere una carriera fulminea e decisiva.
La mostra, in programma dal 29 marzo al 28 giugno 2026 nelle sale del Met Fifth Avenue, è presentata come la prima grande esposizione internazionale interamente dedicata al maestro urbinate in un museo americano e, per ampiezza di prestiti, come la più vasta mai organizzata sul suo lavoro oltreoceano. È il punto d’arrivo di un percorso curatoriale di lunga durata: sette anni di ricerche, contatti con musei e collezioni private, verifiche diagnostiche condotte sotto la guida di Carmen C. Bambach, responsabile del Dipartimento di Stampe e Disegni del Met e già artefice del grande omaggio newyorchese a Michelangelo nel 2017.
L’itinerario segue la biografia di Raffaello dal Ducato di Urbino alla corte papale. Si parte dalle prove giovanili, ancora debitrici delle lezioni di Perugino, per arrivare alla piena maturità romana, quando l’artista è chiamato a decorare le Stanze vaticane e a misurarsi con gli antichi, con Leonardo e con Michelangelo. L’impianto cronologico è attraversato da nuclei tematici che mettono in luce la genesi delle immagini: studi, varianti, ripensamenti, dialogo serrato tra carta e colore. Il filo conduttore è esplicito già nel titolo, “Sublime Poetry”, che richiama la formazione del pittore, figlio di un poeta di corte, e la sua familiarità con gli umanisti del tempo, da cui nasce una pittura capace di trasformare in immagini le tensioni intellettuali del Rinascimento.
Il cuore del progetto è lo sforzo di tenere insieme tutte le facce del laboratorio raffaellesco. Accanto alle Madonne più celebri, come la Madonna d’Alba di Washington, la mostra riunisce studi preparatori conservati in Europa, ad esempio i fogli del Palais des Beaux-Arts di Lille, per mostrare il processo che porta da un tratto di gesso a una composizione perfettamente equilibrata. Accanto ai grandi dipinti sacri di altare compaiono i ritratti, tra cui il Baldassarre Castiglione prestato dal Louvre, considerato uno dei vertici assoluti del ritratto rinascimentale per la capacità di trattenere in uno sguardo l’intera identità di un intellettuale di corte.
Un capitolo rilevante è dedicato alla rappresentazione del femminile. Il Met annuncia un’attenzione particolare alle invenzioni che, per la prima volta nella storia dell’arte occidentale, assumono il corpo nudo della donna come modello diretto di studio, e alle molte declinazioni della Madonna col Bambino, tra tenerezza domestica e solennità liturgica. In questo contesto, opere come il disegno della Lucrezia del Met, con la figura colta un attimo prima del suicidio, dialogano con immagini di maternità intimissima, costruendo un percorso che va dal martirio alla cura, dalla tragedia pubblica al sentimento privato.
Il carattere internazionale dell’operazione emerge con forza dall’elenco dei prestatori. Al fianco delle collezioni americane, dalla National Gallery di Washington al Museo di Boston, compaiono istituzioni europee come il Louvre, il Prado, la National Gallery di Londra, le Gallerie degli Uffizi, il British Museum, l’Albertina di Vienna, l’Ashmolean di Oxford, la Galleria Borghese, la Galleria Nazionale delle Marche, il Kupferstichkabinett di Berlino, i Musei Vaticani. Si ricompone così, per la durata di pochi mesi, una geografia frammentata da secoli di dispersioni, acquisti, transiti dinastici e collezionistici.
“Raphael: Sublime Poetry” si inserisce idealmente nella stagione di grandi mostre che, a partire dal 2020, hanno riletto il lascito di Raffaello nel quinto centenario della morte. Dopo il progetto monumentale delle Scuderie del Quirinale a Roma, con oltre duecento opere riunite in collaborazione con gli Uffizi, e dopo la retrospettiva londinese della National Gallery, che ha affrontato l’intero arco dell’attività del pittore tra dipinti, disegni, architettura e arti applicate, il baricentro si sposta ora su New York, dove l’artista entra al centro della narrazione museale statunitense.
Un ruolo non secondario è affidato agli strumenti della ricerca scientifica. Il Met annuncia l’inclusione dei risultati più recenti delle indagini diagnostiche condotte sui dipinti, con immagini a infrarossi e studi tecnici che permettono di seguire passo passo la costruzione delle figure, i cambi di idea, la distribuzione della luce e del colore. Il dialogo tra queste evidenze e i disegni esposti accanto ai dipinti è pensato per restituire Raffaello come artista pienamente moderno, consapevole che ogni immagine è il risultato di un continuo processo di verifica e correzione, più che di un’ispirazione improvvisa.
La prospettiva ampia della mostra consente anche di misurare la fortuna di Raffaello nelle Americhe, dove i suoi modelli hanno agito a lungo più attraverso la riproduzione, il disegno e la copia che tramite l’originale. Riunire nei saloni del Met tele che hanno fatto la storia del collezionismo europeo, cartoni per arazzi legati alla Roma papale e fogli preparatori conservati nei gabinetti di disegni di mezzo continente significa rendere tangibile, per il pubblico statunitense, la dimensione concreta di un canone che finora è stato soprattutto libro, immagine stampata, storia dell’arte.
L’allestimento, annunciato nella grande Gallery 899 del Met Fifth Avenue, sarà visitabile con il normale biglietto del museo. Intorno alla mostra sono previsti concerti, incontri e un catalogo scientifico illustrato, destinato a raccogliere i risultati del lavoro preparatorio svolto dal team curatoriale e a fissare un nuovo stato dell’arte negli studi su Raffaello. Per alcuni mesi, sulla Quinta Strada, il Rinascimento italiano si presenterà in una delle sue forme più compiute: non come mito astratto del pittore perfetto, ma come corpo vivo di opere, materiali, prestiti e sguardi che continuano a misurare, a distanza di cinque secoli, il nostro rapporto con l’idea stessa di bellezza.
La mostra, in programma dal 29 marzo al 28 giugno 2026 nelle sale del Met Fifth Avenue, è presentata come la prima grande esposizione internazionale interamente dedicata al maestro urbinate in un museo americano e, per ampiezza di prestiti, come la più vasta mai organizzata sul suo lavoro oltreoceano. È il punto d’arrivo di un percorso curatoriale di lunga durata: sette anni di ricerche, contatti con musei e collezioni private, verifiche diagnostiche condotte sotto la guida di Carmen C. Bambach, responsabile del Dipartimento di Stampe e Disegni del Met e già artefice del grande omaggio newyorchese a Michelangelo nel 2017.
L’itinerario segue la biografia di Raffaello dal Ducato di Urbino alla corte papale. Si parte dalle prove giovanili, ancora debitrici delle lezioni di Perugino, per arrivare alla piena maturità romana, quando l’artista è chiamato a decorare le Stanze vaticane e a misurarsi con gli antichi, con Leonardo e con Michelangelo. L’impianto cronologico è attraversato da nuclei tematici che mettono in luce la genesi delle immagini: studi, varianti, ripensamenti, dialogo serrato tra carta e colore. Il filo conduttore è esplicito già nel titolo, “Sublime Poetry”, che richiama la formazione del pittore, figlio di un poeta di corte, e la sua familiarità con gli umanisti del tempo, da cui nasce una pittura capace di trasformare in immagini le tensioni intellettuali del Rinascimento.
Il cuore del progetto è lo sforzo di tenere insieme tutte le facce del laboratorio raffaellesco. Accanto alle Madonne più celebri, come la Madonna d’Alba di Washington, la mostra riunisce studi preparatori conservati in Europa, ad esempio i fogli del Palais des Beaux-Arts di Lille, per mostrare il processo che porta da un tratto di gesso a una composizione perfettamente equilibrata. Accanto ai grandi dipinti sacri di altare compaiono i ritratti, tra cui il Baldassarre Castiglione prestato dal Louvre, considerato uno dei vertici assoluti del ritratto rinascimentale per la capacità di trattenere in uno sguardo l’intera identità di un intellettuale di corte.
Un capitolo rilevante è dedicato alla rappresentazione del femminile. Il Met annuncia un’attenzione particolare alle invenzioni che, per la prima volta nella storia dell’arte occidentale, assumono il corpo nudo della donna come modello diretto di studio, e alle molte declinazioni della Madonna col Bambino, tra tenerezza domestica e solennità liturgica. In questo contesto, opere come il disegno della Lucrezia del Met, con la figura colta un attimo prima del suicidio, dialogano con immagini di maternità intimissima, costruendo un percorso che va dal martirio alla cura, dalla tragedia pubblica al sentimento privato.
Il carattere internazionale dell’operazione emerge con forza dall’elenco dei prestatori. Al fianco delle collezioni americane, dalla National Gallery di Washington al Museo di Boston, compaiono istituzioni europee come il Louvre, il Prado, la National Gallery di Londra, le Gallerie degli Uffizi, il British Museum, l’Albertina di Vienna, l’Ashmolean di Oxford, la Galleria Borghese, la Galleria Nazionale delle Marche, il Kupferstichkabinett di Berlino, i Musei Vaticani. Si ricompone così, per la durata di pochi mesi, una geografia frammentata da secoli di dispersioni, acquisti, transiti dinastici e collezionistici.
“Raphael: Sublime Poetry” si inserisce idealmente nella stagione di grandi mostre che, a partire dal 2020, hanno riletto il lascito di Raffaello nel quinto centenario della morte. Dopo il progetto monumentale delle Scuderie del Quirinale a Roma, con oltre duecento opere riunite in collaborazione con gli Uffizi, e dopo la retrospettiva londinese della National Gallery, che ha affrontato l’intero arco dell’attività del pittore tra dipinti, disegni, architettura e arti applicate, il baricentro si sposta ora su New York, dove l’artista entra al centro della narrazione museale statunitense.
Un ruolo non secondario è affidato agli strumenti della ricerca scientifica. Il Met annuncia l’inclusione dei risultati più recenti delle indagini diagnostiche condotte sui dipinti, con immagini a infrarossi e studi tecnici che permettono di seguire passo passo la costruzione delle figure, i cambi di idea, la distribuzione della luce e del colore. Il dialogo tra queste evidenze e i disegni esposti accanto ai dipinti è pensato per restituire Raffaello come artista pienamente moderno, consapevole che ogni immagine è il risultato di un continuo processo di verifica e correzione, più che di un’ispirazione improvvisa.
La prospettiva ampia della mostra consente anche di misurare la fortuna di Raffaello nelle Americhe, dove i suoi modelli hanno agito a lungo più attraverso la riproduzione, il disegno e la copia che tramite l’originale. Riunire nei saloni del Met tele che hanno fatto la storia del collezionismo europeo, cartoni per arazzi legati alla Roma papale e fogli preparatori conservati nei gabinetti di disegni di mezzo continente significa rendere tangibile, per il pubblico statunitense, la dimensione concreta di un canone che finora è stato soprattutto libro, immagine stampata, storia dell’arte.
L’allestimento, annunciato nella grande Gallery 899 del Met Fifth Avenue, sarà visitabile con il normale biglietto del museo. Intorno alla mostra sono previsti concerti, incontri e un catalogo scientifico illustrato, destinato a raccogliere i risultati del lavoro preparatorio svolto dal team curatoriale e a fissare un nuovo stato dell’arte negli studi su Raffaello. Per alcuni mesi, sulla Quinta Strada, il Rinascimento italiano si presenterà in una delle sue forme più compiute: non come mito astratto del pittore perfetto, ma come corpo vivo di opere, materiali, prestiti e sguardi che continuano a misurare, a distanza di cinque secoli, il nostro rapporto con l’idea stessa di bellezza.
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