Al Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma
Dal fumetto alla strada: tutti gli appuntamenti del MAXXI
Lin Yilin, Golden Town, 2011, video, sound, 9 mins, 4 channels. Courtesy of the artist
Samantha De Martin
14/12/2018
Roma - Per Jack Kerouac era il viaggio, “una macchina veloce, l’orizzonte lontano, una donna” alla fine del percorso. Per gli artisti vissuti negli Anni Sessanta che la strada l’hanno fronteggiata coinvolgendo le comunità a colpi di invasioni, sorprese, irruzioni, ha rappresentato un nuovo campo di battaglia intellettuale, sociale, politico. Un luogo attraversato da molteplici significati, a volte vittima di bombardamenti visivi e fisici - insegne, pubblicità, telecamere di sorveglianza, immondizia - territorio di sperimentazione di nuove tecnologie, vetrina di progetti nati dalle esigenze delle comunità che la vivono.
È questa la strada percorsa dalle oltre 200 opere dei 140 artisti protagonisti della mostra La strada. Dove si crea il mondo, a cura di Hou Hanru e dello staff curatoriale e di ricerca del MAXXI.
Uno dei più suggestivi appuntamenti attualmente in corso al Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo trasforma dunque il museo in una intensa e a tratti caotica scena cittadina. Con questa mostra il MAXXI diventa una strada-museo, capace di coniugare opere, azioni, eventi e ricerche artistiche, architettoniche, urbanistiche e tecnologiche, concepite da una comunità creativa internazionale.
Progetti site-specific, eventi transdisciplinari, performance intrecciano un percorso che si sviluppa per tematiche - le azioni pubbliche, la vita quotidiana, la politica, la comunità, l’innovazione, il ruolo dell’istituzione - che hanno come punto di partenza la convinzione che questo spazio, manifesto della vita contemporanea, rappresenti il luogo in cui si crea il mondo.
Arena di protesta e di resistenza al controllo da parte del potere, nodo fondamentale per lo sviluppo di una coscienza condivisa - come dimostrano il grande wall dipinto dal collettivo Boa Mistura, pensato appositamente per gli spazi del MAXXI o le panchine “sociali” a forma di cerchio di Jeppe Hein - la strada è una parte rilevante della vita quotidiana. Ma può assumere anche il carattere di emarginazione ed esclusione sociale, come sottolineano le insegne al neon di Flavio Favelli, o La strada di Roma di Jimmie Durham, una scultura composta da materiali trovati per strada e accumulati. O ancora i video di Adel Abdessemed, Marcela Armas, Fang Lu, Iván Argote, Francis Alys.
La ricerca artistica contemporanea incontra quella architettonico-urbanistica oggi caratterizzata da progetti verticali, sopraelevazioni, sottopassaggi, attraversamenti futuristi o utopici spesso in contrasto con lo spazio costruito. Mentre il tema dei flussi di uomini e merci è ben rappresentato in particolare dall’opera In extremis (Fragments of Death) il pavimento di asfalto costellato da forme di gatti investiti da automobile di Zhao Zhao.
Due timeline - RETHINKING THE CITY e STORIES OF THE STREET - raccontano la strada anche dal punto di vista storico, ripercorrendone l’evoluzione con un focus architettonico e urbanistico.
Dentro la "Strada novissima"
C’è ancora la strada è al centro di un’altra mostra in corso al MAXXI fino al prossimo 28 aprile. Il viaggio del visitatore si svolge questa volta attraverso venti facciate a grandezza naturale realizzate da venti architetti internazionali che attivano una riflessione sul tema della strada rappresentando un diverso modo di pensare l’architettura. La Strada Novissima - installazione protagonista della Biennale 1980 diretta da Paolo Portoghesi - proponeva nel suo insieme un vero e proprio percorso di 70 metri, tra dieci facciate per lato, a grandezza naturale, progettate da architetti come Ricardo Bofill, Costantino Dardi, Frank O. Gehry, Michael Graves.
Si proponeva un ritorno all’idea di strada, appellandosi alla forza comunicativa dell’architettura e al tempo stesso restituendole anche una dimensione ironica. Grazie a documenti d’archivio, fotografie e testimonianze dirette, il focus Dentro la Strada Novissima, a cura di Paolo Portoghesi, propone un percorso fisico che permette al pubblico di ritrovarsi dentro la mostra del 1980.
L’Anello mancante di Michele De Lucchi
L’Anello mancante di Michele De Lucchi, il cui progetto entrerà a far parte delle Collezioni del MAXXI Architettura, è un ambiente di forma circolare, percorribile al suo interno, rivestito da elementi in pietra acrilica HI-MACS® la cui forma si ispira alle coperture in legno dell’edilizia abitativa.
Lo spettatore è invitato a guardare, attraversare, percorrere la costruzione. Nella Galleria Gian Ferrari del MAXXI, dove sarà in mostra fino al 3 marzo, De Lucchi è stato chiamato a progettare una installazione capace di rappresentare una sintesi della propria ricerca architettonica. La mostra dell’architetto e designer si inserisce nell’ambito della sesta edizione del ciclo di mostre monografiche NATURE a cura di Margherita Guccione, direttore MAXXI Architettura e Pippo Ciorra Senior.
Zerocalcare. "Scavare fossati - nutrire coccodrilli"
Per la sua prima personale, Zerocalcare sceglie gli spazi del MAXXI. L’esponente di spicco del fumetto in Italia, tra le figure più interessanti e complesse della scena culturale contemporanea è al centro di una grande mostra in corso fino al 10 marzo 2019, a cura di Giulia Ferracci e realizzata in coproduzione con Minimondi Eventi.
Il progetto sfoglia tutti gli anni del lavoro di questa personalità innovativa e controcorrente, da sempre dominato alla scena underground, attraverso poster, copertine di dischi, illustrazioni, tavole originali dei suoi nove libri, magliette, loghi, etichette e un lavoro site specific disegnato dall’artista per l’occasione.
L’allestimento della mostra si ispira all’Armadillo, il celebre personaggio, coscienza e alter ego dell’artista. All’interno di un’avvolgente struttura che evoca le forme curve dell’animale, si aprono le quattro sezioni in cui è organizzata l'esposizione: Pop, Tribù, Lotte e Resistenze, Non-reportage.
La distruzione, ma anche la bellezza dell’essere umano negli scatti di Paolo Pellegrin
Un percorso immersivo e coinvolgente dominato da due estremi, il buio e la luce, accompagna il pubblico tra gli oltre 150 scatti, tra i quali numerosi inediti, di Paolo Pellegrin.
Membro di Magnum Photos dal 2005 e vincitore di 10 World Press Photo Award e di numerosi altri prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo, Pellegrin indaga l’essere umano nelle sue relazioni con i luoghi, gli avvenimenti, i suoi simili.
La mostra, a cura di Germano Celant, in corso fino al 10 marzo 2019, nella galleria 5 del museo, nasce da un intenso lavoro di due anni condotto sull’archivio del fotografo e ripercorre vent’anni del suo lavoro, dal 1998 al 2017.
Guerra e distruzione, ma anche la bellezza dell’essere umano nell’espressione delle sue emozioni più profonde. Nella grande parete all’ingresso, la battaglia di Mosul del 2016 esplode come una Guernica contemporanea. Donne e bambini, migranti e rifugiati, da Gaza a Beirut, da El Paso a Tokyo, da Roma a Lesbo pregano, piangono, scappano, combattono. Ogni immagine coglie e sublima con sensibilità i conflitti, i contrasti, i drammi di questo nostro tempo tormentato e complesso.
Questo racconto dell’essere umano, calato nelle tenebre, constrasta con l’immersione in un ambiente improvvisamente luminoso, dove il dato reale si perde nel candore del ghiaccio dell’Antartide, nello sguardo di una giovane rom, nella potenza degli elementi della natura.
Le visioni “straordinarie” dell’Italia negli sguardi dei maestri della fotografia
Le trasformazioni culturali vissute dall’Italia nei decenni più recenti sono il focus da cui prende spunto la mostra Extraordinary Visions Italy, un ritratto dell’Italia disegnato dagli sguardi di alcuni maestri della fotografia italiana. La mostra sarà a Roma fino al 13 gennaio, mentre da marzo 2019 volerà in India, all’Istituto Italiano di Cultura di Mumbai.
Ci sono le visioni metafisiche di Luigi Ghirri e le spiagge affollate di Massimo Vitali, i paesaggi saturi di colore di Franco Fontana, le essenziali visioni architettoniche di Gabriele Basilico, e ancore le montagne di Walter Niedermayr in questa riflessione sull’aspetto e la sostanza dell’Italia contemporanea, che cerca di coglierne la dimensione più attuale, lontana da una idea stereotipata di Belpaese.
La mostra propone un viaggio attraverso tre percorsi tematici: Paesaggi contemporanei, Res Publica, Città, Lavoro e Arte e Cultura, ognuno concepito come un discorso visivo autonomo, come una “inquadratura” che propone punti di vista incrociati o divergenti.
Leggi anche:
• Al MAXXI gli appuntamenti della settimana tra incontri di architettura e design, presentazioni editoriali e un intero weekend dedicato al pubblico del museo
• Paolo Pellegrin. Un'antologia
• La strada. Dove si crea il mondo
• Dentro la Strada Novissima
È questa la strada percorsa dalle oltre 200 opere dei 140 artisti protagonisti della mostra La strada. Dove si crea il mondo, a cura di Hou Hanru e dello staff curatoriale e di ricerca del MAXXI.
Uno dei più suggestivi appuntamenti attualmente in corso al Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo trasforma dunque il museo in una intensa e a tratti caotica scena cittadina. Con questa mostra il MAXXI diventa una strada-museo, capace di coniugare opere, azioni, eventi e ricerche artistiche, architettoniche, urbanistiche e tecnologiche, concepite da una comunità creativa internazionale.
Progetti site-specific, eventi transdisciplinari, performance intrecciano un percorso che si sviluppa per tematiche - le azioni pubbliche, la vita quotidiana, la politica, la comunità, l’innovazione, il ruolo dell’istituzione - che hanno come punto di partenza la convinzione che questo spazio, manifesto della vita contemporanea, rappresenti il luogo in cui si crea il mondo.
Arena di protesta e di resistenza al controllo da parte del potere, nodo fondamentale per lo sviluppo di una coscienza condivisa - come dimostrano il grande wall dipinto dal collettivo Boa Mistura, pensato appositamente per gli spazi del MAXXI o le panchine “sociali” a forma di cerchio di Jeppe Hein - la strada è una parte rilevante della vita quotidiana. Ma può assumere anche il carattere di emarginazione ed esclusione sociale, come sottolineano le insegne al neon di Flavio Favelli, o La strada di Roma di Jimmie Durham, una scultura composta da materiali trovati per strada e accumulati. O ancora i video di Adel Abdessemed, Marcela Armas, Fang Lu, Iván Argote, Francis Alys.
La ricerca artistica contemporanea incontra quella architettonico-urbanistica oggi caratterizzata da progetti verticali, sopraelevazioni, sottopassaggi, attraversamenti futuristi o utopici spesso in contrasto con lo spazio costruito. Mentre il tema dei flussi di uomini e merci è ben rappresentato in particolare dall’opera In extremis (Fragments of Death) il pavimento di asfalto costellato da forme di gatti investiti da automobile di Zhao Zhao.
Due timeline - RETHINKING THE CITY e STORIES OF THE STREET - raccontano la strada anche dal punto di vista storico, ripercorrendone l’evoluzione con un focus architettonico e urbanistico.
Dentro la "Strada novissima"
C’è ancora la strada è al centro di un’altra mostra in corso al MAXXI fino al prossimo 28 aprile. Il viaggio del visitatore si svolge questa volta attraverso venti facciate a grandezza naturale realizzate da venti architetti internazionali che attivano una riflessione sul tema della strada rappresentando un diverso modo di pensare l’architettura. La Strada Novissima - installazione protagonista della Biennale 1980 diretta da Paolo Portoghesi - proponeva nel suo insieme un vero e proprio percorso di 70 metri, tra dieci facciate per lato, a grandezza naturale, progettate da architetti come Ricardo Bofill, Costantino Dardi, Frank O. Gehry, Michael Graves.
Si proponeva un ritorno all’idea di strada, appellandosi alla forza comunicativa dell’architettura e al tempo stesso restituendole anche una dimensione ironica. Grazie a documenti d’archivio, fotografie e testimonianze dirette, il focus Dentro la Strada Novissima, a cura di Paolo Portoghesi, propone un percorso fisico che permette al pubblico di ritrovarsi dentro la mostra del 1980.
L’Anello mancante di Michele De Lucchi
L’Anello mancante di Michele De Lucchi, il cui progetto entrerà a far parte delle Collezioni del MAXXI Architettura, è un ambiente di forma circolare, percorribile al suo interno, rivestito da elementi in pietra acrilica HI-MACS® la cui forma si ispira alle coperture in legno dell’edilizia abitativa.
Lo spettatore è invitato a guardare, attraversare, percorrere la costruzione. Nella Galleria Gian Ferrari del MAXXI, dove sarà in mostra fino al 3 marzo, De Lucchi è stato chiamato a progettare una installazione capace di rappresentare una sintesi della propria ricerca architettonica. La mostra dell’architetto e designer si inserisce nell’ambito della sesta edizione del ciclo di mostre monografiche NATURE a cura di Margherita Guccione, direttore MAXXI Architettura e Pippo Ciorra Senior.
Zerocalcare. "Scavare fossati - nutrire coccodrilli"
Per la sua prima personale, Zerocalcare sceglie gli spazi del MAXXI. L’esponente di spicco del fumetto in Italia, tra le figure più interessanti e complesse della scena culturale contemporanea è al centro di una grande mostra in corso fino al 10 marzo 2019, a cura di Giulia Ferracci e realizzata in coproduzione con Minimondi Eventi.
Il progetto sfoglia tutti gli anni del lavoro di questa personalità innovativa e controcorrente, da sempre dominato alla scena underground, attraverso poster, copertine di dischi, illustrazioni, tavole originali dei suoi nove libri, magliette, loghi, etichette e un lavoro site specific disegnato dall’artista per l’occasione.
L’allestimento della mostra si ispira all’Armadillo, il celebre personaggio, coscienza e alter ego dell’artista. All’interno di un’avvolgente struttura che evoca le forme curve dell’animale, si aprono le quattro sezioni in cui è organizzata l'esposizione: Pop, Tribù, Lotte e Resistenze, Non-reportage.
La distruzione, ma anche la bellezza dell’essere umano negli scatti di Paolo Pellegrin
Un percorso immersivo e coinvolgente dominato da due estremi, il buio e la luce, accompagna il pubblico tra gli oltre 150 scatti, tra i quali numerosi inediti, di Paolo Pellegrin.
Membro di Magnum Photos dal 2005 e vincitore di 10 World Press Photo Award e di numerosi altri prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo, Pellegrin indaga l’essere umano nelle sue relazioni con i luoghi, gli avvenimenti, i suoi simili.
La mostra, a cura di Germano Celant, in corso fino al 10 marzo 2019, nella galleria 5 del museo, nasce da un intenso lavoro di due anni condotto sull’archivio del fotografo e ripercorre vent’anni del suo lavoro, dal 1998 al 2017.
Guerra e distruzione, ma anche la bellezza dell’essere umano nell’espressione delle sue emozioni più profonde. Nella grande parete all’ingresso, la battaglia di Mosul del 2016 esplode come una Guernica contemporanea. Donne e bambini, migranti e rifugiati, da Gaza a Beirut, da El Paso a Tokyo, da Roma a Lesbo pregano, piangono, scappano, combattono. Ogni immagine coglie e sublima con sensibilità i conflitti, i contrasti, i drammi di questo nostro tempo tormentato e complesso.
Questo racconto dell’essere umano, calato nelle tenebre, constrasta con l’immersione in un ambiente improvvisamente luminoso, dove il dato reale si perde nel candore del ghiaccio dell’Antartide, nello sguardo di una giovane rom, nella potenza degli elementi della natura.
Le visioni “straordinarie” dell’Italia negli sguardi dei maestri della fotografia
Le trasformazioni culturali vissute dall’Italia nei decenni più recenti sono il focus da cui prende spunto la mostra Extraordinary Visions Italy, un ritratto dell’Italia disegnato dagli sguardi di alcuni maestri della fotografia italiana. La mostra sarà a Roma fino al 13 gennaio, mentre da marzo 2019 volerà in India, all’Istituto Italiano di Cultura di Mumbai.
Ci sono le visioni metafisiche di Luigi Ghirri e le spiagge affollate di Massimo Vitali, i paesaggi saturi di colore di Franco Fontana, le essenziali visioni architettoniche di Gabriele Basilico, e ancore le montagne di Walter Niedermayr in questa riflessione sull’aspetto e la sostanza dell’Italia contemporanea, che cerca di coglierne la dimensione più attuale, lontana da una idea stereotipata di Belpaese.
La mostra propone un viaggio attraverso tre percorsi tematici: Paesaggi contemporanei, Res Publica, Città, Lavoro e Arte e Cultura, ognuno concepito come un discorso visivo autonomo, come una “inquadratura” che propone punti di vista incrociati o divergenti.
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