Il grido di allarme di Federculture

Palazzo delle Esposizioni
 

25/07/2012

Roma - “La ‘spending review' potrebbe abbattersi sul settore culturale e metterlo definitivamente in ginocchio. Se non verrà modificato, il decreto con poche norme generali e indiscriminate demolirà la rete di aziende culturali costruita negli ultimi venti anni, cancellando quanto di buono è stato fatto nell'industria culturale e creativa, con effetti gravissimi sui servizi pubblici legati alla cultura. Senza reali risultati in termini di riduzione di spesa, sarà smantellato l'intero sistema di gestione di musei, teatri, biblioteche, produzioni dello spettacolo dal vivo, colpendo in modo generalizzato una realtà viva dell'economia del Paese.” E’ questo il grido di allarme lanciato da Federculture che ieri , martedì 24 luglio ha organizzato al Palazzo delle Esposizioni di Roma una conferenza stampa per presentare gli emendamenti al decreto presentati al Senato e le proprie proposte di rilancio e valorizzazione del settore culturale e creativo. “Questo decreto governativo - ha affermato Roberto Grossi, presidente Federculture - colpisce senza discriminare tra realtà inefficienti e di eccellenza in uno dei settori vitali del nostro paese”. Punto dolente lo scioglimento delle società controllate, che dovrebbe avvenire entro il 2013 con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. Solo nel territorio del Lazio – in particolare nella città di Roma – sono molte le strutture gestite destinate a rimanere prive di direzione: tra le società a rischio scioglimento o alienazione Lazio service e Zètema. Ma sono in pericolo anche realtà come la Discoteca di Stato, il Centro Sperimentale di Cinematografia e la Fondazione Valore Italia, che presto sparirebbero. “Rischiamo di perdere realtà importanti dell’assetto culturale italiano – dice Grossi – e questo sarebbe davvero grave”.

Luca Muscarà

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