Italia, fanalino di coda

L’allarme rosso del Rapporto Annuale di Federculture

Palazzo Montecitorio, Roma
 

La redazione

20/01/2014

Roma - La Presentazione del Rapporto Annuale di Federculture, avvenuta questa mattina nella Sala della Regina di Montecitorio, chiude il 2013 con un bilancio ancora una volta in rosso. 39 italiani su cento (con un aumento del 3,7% rispetto al 2012) non hanno partecipato ad alcuna attività culturale nel corso dell’anno. Dato che unito alla quota di coloro che non leggono nemmeno un libro all’anno, giunto al 57% degli italiani, evidenzia lo stato di allarme che spinge il nostro paese in fondo alle classifiche europee di partecipazione culturale. Al disastroso quadro della domanda, si accompagna al calo dell’offerta che registra la costante riduzione dell’impegno pubblico nel settore con un taglio di quasi un milardo di euro nelle risorse disposte dal Ministero dei Beni culturali nell’arco dell’ultimo decennio.
Attualmente il budget corrisponde allo 0,20% del bilancio dello Stato.

Dal punto di vista degli investimenti privati la situazione non migliora. Dal 2008 la contrazione delle sponsorizzazioni private e delle erogazioni disposte dalle fondazioni bancarie è stata rispettivamente del  38% e del 40,5%.

L’analisi non trascura lo stato della formazione, nodo strategico ai fini della valorizzazione e della ripresa, sottolineando come l’indice di spesa pubblica nell’istruzione confini l’Italia al 26esimo posto tra i Paesi dell’Ue.

Il rapporto segnala anche l’inadeguatezza nell’accesso e nell’uso delle risorse digitali registrando che solo il 3% dei musei italiani mette a disposizione applicazioni per smartphone e tablet.

Il presidente della Camera Laura Boldrini, intervenuta alla presentazione del Rapporto, ha dichiarato: “I tagli alla cultura sono stati il frutto di scelte politiche, non di mere manovre contabili. Che si debba ridurre il debito, può essere una necessità oggettiva. Dove fare i tagli, no: è una decisione politica. Ed è stata una decisione miope. In tempi di crisi spendere per cultura, per la scuola e per l'Università non è uno spreco, non è un costo: è un investimento, uno stimolo alla ripresa. E' una condizione per ripartire e per gettare un ponte oltre la stagnazione attuale. Ma tutto questo è stato clamorosamente sottovalutato. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti".


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